Press "Enter" to skip to content

Terra sigillata romana trovata in Inghilterra durante gli scavi. Cos’è. A cosa serviva. Perché era lucida. Chi produsse questo pezzo


·
“La base di ceramica sopravvissuta ha ancora il marchio del suo creatore originale romano – annuncia il Museum of London Archaeology – Il produttore era Dagodubnus, un vasaio della regione della Gallia Orientale, probabilmente la moderna Rheinzabern. Dagodubnus produsse una una ceramica samiana tra circa il 160 e il 200 d.C.. Resti del lavoro di questa manifattura sono stati trovati nei siti di tutta la Gran Bretagna. Gli scavi sono in corso da parte del MOLA, nell’ambito dei miglioramenti delle autostrade nazionali A428 Black Cat a Caxton Gibbet”.

La Terra Sigillata, conosciuta anche come TS, rappresenta una specifica categoria di vasellame ceramico romano. Questo tipo di ceramica – chiamata anche, in alcuni casi, con i termini di ceramica di Samo – emerse verso la fine del I secolo a.C. nelle officine italiane, soprattutto ad Arezzo. La sua produzione divenne rapidamente diffusa e popolare in tutto l’Impero Romano. Le terre o ceramiche sigillate erano così chiamate perché recavano il sigillo con il nome o gli identificativi del produttore e probabilmente perché, con i sigilli, erano impressi e o estroflesse in figure di decorazione. Parlare di terre sigillate significava delineare un concetto simile al nostro “prodotto di marca”. Il bollo o sigillo del produttore era una forma di pubblicità della manifattura dalla quale i prodotti ceramici erano usciti.

Per produrre queste ceramiche non bastavano i piccoli laboratori dei vasai, ma ampie realtà produttive strutturate, con specifici forni di cottura per raggiungere temperature molto elevate e un controllo di qualità ad ogni segmento produttivo, a partire dalla depurazione della materia prima. Potremmo pensare a queste aziende come a veri e propri prototipi industriali. Ciò che ai clienti piaceva di questa produzione era l'”uniformità industriale”, la perfezione realizzativa, un effetto simile all’invetriatura, il colore rosso, le forme perfette, la somiglianza a sacrali contenitori metallici.

Una delle caratteristiche distintive della Terra Sigillata era il suo rivestimento lucido e liscio,- oppure anche opaco, ma compatto – ottenuto attraverso un processo chiamato ingobbo. Questo processo coinvolgeva l’applicazione di un impasto di argilla minerale sul pezzo grezzo (come tegole o tegole) prima della cottura. A seconda del metodo di applicazione dell’ingobbo, si potevano ottenere diversi effetti cromatici, da opaco a opaco-lucido.

I vasi venivano successivamente ossidati in forni speciali a temperature intorno ai 950°C per circa cinque giorni. Qualsiasi interruzione in questo processo avrebbe potuto causare perdite significative, come dimostrato nei siti di produzione. Le fornaci erano dotate di un’area di carico rinforzata e di un lungo canale di alimentazione. Per esempio, i frammenti di fabbrica di ceramiche provenienti da La Graufesenque, vicino a Millau, nel sud della Francia, mostrano che i forni potevano contenere fino a 30.000 vasi.

Un altro aspetto importante della produzione della Terra Sigillata era l’applicazione di un rivestimento lucido di argilla su pareti lisce, noto come ingobbo. Questo processo rendeva i vasi duri come la pelle e poteva variare in colore dallo scuro al rosso aranciato, a seconda del contenuto di ferro nell’argilla e dei diversi stati di ossidazione del ferro durante la cottura.

Nel corso dei secoli, la Terra Sigillata divenne una forma economica di vasellame popolare in tutto il Mediterraneo. I centri di produzione si svilupparono soprattutto in Italia, ma anche in altre regioni dell’Impero, come la Gallia. La produzione si concentrava spesso vicino ai mercati e ai fiumi per agevolare il trasporto dei manufatti.

Le decorazioni sui vasi di Terra Sigillata includevano una vasta gamma di motivi, tra cui motivi floreali, scene di caccia, raffigurazioni mitologiche ed erotiche, e gladiatori. Questi motivi pittorici divennero più vivaci nel tempo.

Nel III secolo d.C., la produzione della Terra Sigillata era dominata da grandi aziende come quelle di Rheinzabern (Tabernae) e Treviri (Augusta Treverorum), che avevano buone infrastrutture di trasporto e accesso alle materie prime. Il Museo Terra Sigillata di Rheinzabern ospita oggi numerosi reperti di questa antica produzione ceramica, offrendo uno sguardo sulla ricca storia della Terra Sigillata nell’Impero Romano. E’ proprio qui, a Rheinzabern – che oggi conta 5000 abitanti circa, nel Palatinato, in terra tedesca vicina al confine francese – – che doveva aver sede la grossa manifattura di un gallo-romano chiamato Dagodubnus, che spediva le proprie ceramiche anche in Britannia.
La cittadina, ai tempi dei romani, si chiamava “Rhenanae Tabernae” che significa letteralmente “taverna renana – Taverna del fiume Reno, quindi – “. Rheinzabern fu fondata come luogo di sosta per i viaggiatori sulle strade romane.