Dalle rappresentazioni con finalità morali allo studio del gioco come raffigurazione del conflitto sociale: così i pittori raccontarono l’ossessione nei confronti del caso. Cieco da dover essere rapito e obbligato ad assecondare il giocatore. Gli spezzoni di Caravaggio e di Pitocchetto.
Il romanzo Brezza tesa di Rosella Brunati è ricco di sapienti ricostruzioni di tratti psicologici e di evocazioni d’ambienti. Mai nulla è descrittivo, nel senso ottocentesco del termine, ma potentemente evocativo. Così l’autrice, ponendo il contrasto efficace dall’iniziale luogo oscuro, romantico, della Svezia, con il meridione d’Italia, materializza profumi, odori di fiori e di sterpi bruciati, suoni di foglie sonore rinsecchite dalla calura, acque azzurre, cieli sempiterni, ambienti castellani in cui la tendenza barocca della natura, volta a dispiegare se stessa, al Sud, con tutti gli eccessi vitalistici possibili, si assopisce in stanze ombrose e fresche, protette dal guscio elegante della Storia.
La forza di un’espressione illegale, la contemplazione dei convogli che schizzavano portando l’opera in giro per l’Italia. “Il writing è la migliore cosa che mi sia capitata - dice Rae Martini -. Amo questa cultura più di quanto sia mai riuscito ad amare una donna o me stesso”. L’artista si racconta, dai primi lavori alla consacrazione
L’esperienza leggendaria delle Body Extensions, analisi poetica e spietata della vulnerabilità del corpo e del desiderio di accrescerne le capacità sensoriali. Poi, le tappe innumerevoli di un cammino di ricerca a trecentosessanta gradi: dal cinema alla musica, dal teatro alla poesia. Ma sempre rifiutando comode etichette. Rebecca Horn si racconta in un’intervista a Stile
Lo stesso titolo «Presenze/ Assenze: Io Sono!» termina con un’esclamazione, quasi un messaggio con valore rafforzativo che vuol affermare - con tono di voce alto e con l’enfasi propria del discorso diretto - la frontiera più avanzata su cui attestare la libertà della donna e la sua autodeterminazione. In tale contesto, Lo Feudo connota dei parametri attuali dove presumibilmente l’arte al femminile non ha ancora trovato adeguata collocazione rimanendo nella storica subalternità rispetto a quella maschile.
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L'ultimo misterioso appartamento di Marthe de Florian si trovava in viale La Bruyère nel 9 ° arrondissement di Parigi, nei pressi della Santissima Trinità. Come dicevamo, Marthe morì nel 1939 in quella casa, che spesso condivideva con il figlio, Henry Beaugiron e con la nipotina Solange Beaugiron (1919-2010), figlia di Henry. La nonna avrebbe lasciato a lei l'appartamento, ma Solange aveva deciso di chiudere con il passato, pur tutelandolo, amorosamente da lontano. N
on aveva mai pensato di disfare la casa di sua nonna e pagava con regolarità le spese del condominio. Ma nessuno vi poteva entrare. Fu nel 2010, dopo la morte della nipote dell'attrice che quel segreto di sontuosità e di affetti - mantenuto chiuso in uno scrigno per circa 70 anni - sarebbe stato reso pubblico. Ecco cosa conteneva.
125 artisti hanno elaborato le opere del pittore olandese, traendone nuovi "fotogrammi dipinti" con pittura ad olio. Le scene sono state girate, inizialmente, utilizzando attori in carne ed ossa; poi le varie sequenze sono state dipinte su tela in circa 65mila immagini che sono andate a comporre il film, diretto dalla pittrice e regista Dorota Kobiela e da Hugh Welchman (premio Oscar nel 2008 per la produzione di Pierino e il lupo). Presentato in concorso al festival di Annecy (giugno 2017) Loving Vincent - 94 minuti di durata - è stato acclamato dal pubblico con una trionfale standing ovation. La trama unisce finzione e realtà storica. Dialoghi e tracciati narrativi principali sono presi dalle lettere di Vincent al fratello Theo, ai familiari, agli amici, ma soprattutto dai quadri stessi, intesi come osservazione-confessione. Del resto Van Gogh avvertì in modo prepotente - e i ricorrenti autoritratti ne sono l'esempio più evidente - la necessità di narrare se stesso. "Van Gogh stava raccontando la sua vita attraverso i suoi dipinti. E 'stato sufficiente per collegare le opere di questo periodo per un progetto di "storyboard", a cui ci associamo poi le sue lettere" dice Dorota Kobiela
Utilizzando il colore segmentato, ottenuto, in stesura, con la giustapposizione di numerose righe colorate, Van Gogh descrive la gioia e il tormento di una notte stellata. Splendido nella realizzazione di immagini notturne - e a tal proposito ricordiamo il caffè di Arles che tanto deve alla maniera di Toulouse-Lautrec - l'artista qui contempla e traduce sulla tela una panoramica ricca di arcana magia. Van Gogh imprime un intenso movimento a vortice al cielo e alle stelle. E se quel vorticare dovessimo vederlo davvero? E' quanto ci propone questo video
La guerra delle immagini portò nel 1810 in America latina il plotone d’esecuzione al cospetto di una tela che raffigurava la Madonna di Guadalupe, simbolo del meticciato. Le vicende esplosive della pittura devozionale, tra Vergini armate e Signore apocalittiche