La rassegna "Chagall. Love and Life" curata da Ronit Sorek, è allestita al Castello Ursino dal 18 ottobre 2015 al 14 febbraio 2016. Dalla collezione dell’Israel Museum di Gerusalemme giungono per la prima volta a Catania, 140 lavori di Marc Chagall
Silvio Valenti Gonzaga, segretario di Stato di papa Benedetto XIV, fu un grande promotore di cultura. Raccolse 800 quadri secondo un criterio enciclopedico. Pannini li dipinse in una celebre opera. Ma com'era una collezione del Settecento? Una ricostruzione consente di capire quanto la necessità di conoscenza e di catalogazione fosse più importante dell'autenticità dei dipinti. I tasselli mancanti venivano riempite con splendide copie degli originali
L'artista isreaeliana è giunta ad innovare l'orizzonte decorativo della ceramica, con soluzioni che mettessero in crisi il decorativismo stesso o assetti consolidati di una produzione che si rivela sempre troppa rispettosa di un codice ripetitivo. Pertanto il suo intervento stravolgente, tra dadaismo e surrealismo, su oggetti d'uso e su un materiale utilizzato in buona parte per la casa producono un effetto di sorprendente divertimento
La dama della Belle Époque appare interprete di un’eleganza sempre più estenuata, affidata a ricercate nuance, lo si deve anche all’impegno di molti protagonisti della pittura moderna nel campo dell’editoria della moda illustrata: basti pensare a De Nittis, collaboratore di una rivista quale L’Art de Mode, il cui contributo ad un cliché femminile aggiornato e seducente coincise con la realizzazione di ritratti affidati all’armonico contrappunto tra l’abito e lo sfondo paesaggistico o l’arredo dell’interno.
La grande libertà e la gioia di dipingere en plein air. Un sentore d'estate. Il fiume. La barca con tendalino. E attorno l'azzurro dell'acqua e il verde delle rive. Claudia Bonera ha ripercorso questo attimo estatico che Manet dedica a Monet, attraverso un raffinato e semplice dolce impressionista
È da questo armonioso equilibrio visivo sospeso tra arte e vita, un complesso unitario omogeneo e solidale, che nasce l’incanto dei ritratti fotografici dell'artista molisana: attente fisionomie di composizioni , matrici di ordine estetico e contenuti di equilbrio formale da cui si dipana una ricerca artistica a ridosso di uno spazio in cui invenzione artistica e vita reale si intersecano fino a confondersi. Ogni immagine si perde in atmosfere suggestive, un'estetica che muove i suoi passi tra suggestioni spaziali e momenti di riflessione psicologica.
Figlia di un birraio, moglie di un collega pittore, Judith Jans Leyster (1609-1660), olandese, ha cantato le gioie della famiglia e delle vita, lavorando soprattutto, pertanto, su interni, con una pittura tematicamente serena, tra ritratti, scenette di genere e nature morte. L'artista olandese ha operato con assiduità nel periodo compreso tra il 1629 e il 1635, cioè fino al matrimonio, celebrato l'anno successivo con Leyster Jan Miense Molenaer, un pittore che produceva ritratti e scene di genere
A Palazzo Sarcinelli, Conegliano (Tv), dal 20 febbraio al 5 giugno 2016, la prima mostra interamente dedicata ai Vivarini, la famiglia di artisti veneziani, che tra il Quattrocento e il Cinquecento a Venezia si contende il primato con la celebre bottega del Bellini.
A Palazzo Sarcinelli, Conegliano (Tv), dal 20 febbraio al 5 giugno 2016, la prima mostra interamente dedicata ai Vivarini, la famiglia di artisti veneziani, che tra il Quattrocento e il Cinquecento a Venezia si contende il primato con la celebre bottega del Bellini.
E' reale - e osservando la sua pittura estremamente sintetica sembrerebbe un aspetto leggendario della sua attività - la necessità che Matisse aveva di lavorare con modelle e modelli per la propria attività pittorica. Anzi. Possiamo dire che egli era più assillante e noioso, nei tempi di posa e nello scrupolo che egli poneva a "guardare dal vero", di un autentico ritrattista. Eppure se osserviamo le immagini che egli ricava dai soggetti notiamo una semplificazione estrema all'interno della quale il principio di individualità del modello stesso si perde nell'universalità. Eppure Matisse non poteva rinunciare a questo contatto