Beato Angelico, il momento in cui Maria fu fecondata

La luce annichilisce l'Annunciazione a Firenze, il giorno della festa ad essa dedicata.L'artista Caroline Duchatele, con i suoi collaboratori, ha messo in evidenza questo aspetto concettuale emozionante nell'arte dell'Angelico, dimostrando, peraltro, che nell'ambito dell'arte antica, il concettualismo equivaleva, nei casi dei pittori

L'annunciazione del Convento di San Marco, opera dell'Anelico, realizzata nel corridoio nord. L'opera, durante la mattina del 25 marzo, viene completamente colpita dal sole, con un effetto di annichilimento della pittura. Un effetto che parrebbe studiato e voluto dall'autore
L’annunciazione del Convento di San Marco, opera dell’Angelico, realizzata nel corridoio nord. L’opera, durante la mattina del 25 marzo, viene completamente colpita dal sole, con un effetto di annichilimento della pittura. Un effetto che parrebbe studiato e voluto dall’autore


 
L'immagine di un video di Caroline Duchatelet, cha ha lavorato molt sul cioncettio di rivelazione e sullo sviluppo semantico dell'istante, filone in cui si inserisce anche l'operazione fiorentina
L’immagine di un video di Caroline Duchatelet, che ha lavorato molto sul concetto di rivelazione e sullo sviluppo semantico dell’istante, filone in cui si inserisce anche l’operazione fiorentina

 
E’ talmente intensa la luce che cade dalla finestra e deposita il suo lembo violento sul muro che l’affresco pare annientato, Trasformato in un tappeto luminoso senza più figure. E’ il 25 marzo, giorno dell’Annunciazione. L’arrivo dell’angelo e della colomba, Maria che comprende l’altezza e l’immane dolore del suo compito. Quindi la luce. Beato Angelico, pittore e santo, d’una santità espressa soprattutto con la pittura, doveva aver tenuto conto, come del resto è sempre avvenuto  nell’ambito degli edifici religiosi, del fatto che le finestre posassessero, con massima estensione e intensità i raggi del sole su quel muro,  nel giorno primaverile dell’Annunciazione, nel corridoio nord del convento di San Marco, a Firenze,, in cima alla scala del primo piano, dove egli realizzò L’Annunciazione. L’opera, che misura 230×321 cm, è di datazione incerta, che oscilla tra gli anni 1440 e il periodo dopo il ritorno dal soggiorno romano, dopo il 1450. Si tratta uno dei dipinti più famosi del maestro ed uno dei migliori esiti in assoluto su questo soggetto. Ed ora, grazie a Caroline Duchatelet (artista visiva), Yannick Haenel (scrittore) e Neville Rowley (storico dell’arte) è stato colto, attraverso un video e un’installazione, il fenomeno concettuale che sta dietro l’intero affresco. L’annichilimento nella luce, la fusione nel fulgore che avrebbe per qualche ora annientato l’affresco stesso, permettendo poi, con lo spostamento del sole, alle figure di riemergere, a contatto ultimato.E’ assai probabile che l’Angelico avesse proprio cercato una parete che, esposta a sud, fosse illuminata, attorno al 25 marzo,  – che a Firenze era anche il primo giorno dell’anno -con la massima intensità. L’idea della luce fecondatrice è presente – là in modo diretto, attraverso raggi dipinti – nell’Annunciazione (tempera su tavola, 154×194 cm il pannello centrale, 194×194 compresa la predella) conservata nel Museo del Prado a Madrid e databile alla metà degli anni trenta del Quattrocento.

'Annunciazione di Beato Angelico - oggi conservata al Prado - nella quale la fonte luminosa viene creata all'interno del dipinto, con sole e raggi, a differenza del successivo affresco che conta su elementi luministici esterni all'opera
‘Annunciazione di Beato Angelico – oggi conservata al Prado – nella quale la fonte luminosa viene creata all’interno del dipinto, con sole e raggi, a differenza del successivo affresco che conta su elementi
luministici esterni all’opera

 
Caroline Duchatele, con i suoi collaboratori, ha messo in evidenza questo aspetto concettuale emozionante nell’arte dell’Angelico, dimostrando, peraltro, che nell’ambito dell’arte antica, il concettualismo equivaleva, nei casi dei pittori maggiori, agli sforzi di rappresentazione.
La performance dura circa 40 minuti e tocca il culmine con l’esplosione luminosa di un raggio di sole che colpisce l’angelo.  Sullo schermo il video della Duchatelet ci fa vivere l’alba del 25 marzo: la sensazione è quello di trovarsi su un colle in una notte buia in attesa dell’aurora che fa emergere dall’oscurità prima il portico, poi l’angelo e infine la Vergine: “Lo spazio è impregnato di dolcezza – scrive Haenel – E’ immerso in un chiarire lento. Si apre dall’interno: ecco il volto della Vergine che esce dalla notte. Nasce man mano dalla parola che la sveglia: è illuminato”.
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