Bruno Vigasio (1906-1950) e Giorgio Coceva negli anni trenta del secolo appena trascorso hanno rappresentato quanto di meglio Brescia poteva offrire nel campo della fotografia. Da loro fondata, la fototecnica moderna ha perfezionato il procedimento della fotografia a colori, divulgandolo anche mediante varie esposizioni. Ancora, hanno creato il fotocolor in grado di trasporre le immagini su tela o su legno. Da quella bottega è derivata nel tempo la nota azienda cittadina. Bruno Vigasio si era fatto apprezzare anche nella veste di pittore: pittore che ha operato sommessamente, tanto che riesce difficoltoso ricomporre la sua vita artistica e riaccostare i dipinti, sparsi ormai in varie collezioni. Della sua personalità e della sua capacità creativa rimane efficace testimonianza nelle parole di Lorenzo Favero, che lo ha ricordato per la sua grande passione, per l’“accanimento” con cui disegnava, per la devozione al maestro ed amico Emilio Rizzi, per l’ammirazione per Boldini. “Vorrei possedere quella padronanza di mezzi”, mi disse un giorno; in realtà Vigasio era molto avanti nella tecnica, e i suoi quadri erano eseguiti con fluidità e scioltezza di tocco, il colore determinato sui grigi: una tavolozza fine, aristocratica. Interpretava così fiori di campo ordinatamente raccolti in vasi di terracotta, fiori odorosi delineanti il limitare di un cascinale ove il pittore posava il cavalletto per ritrarre l’interno di una stalla. Quante stalle ha dipinto Vigasio: pareti ombrose sulle quali si spande il chiarore proveniente dalla finestrella grigliata sul fondo! Stalle animate da solide mucche… ma anche da piccoli gridi di colore a delineare pennuti destinati ad essere disposti sulla ruvida tavola. Soggetti colti prevalentemente durante itinerari camuni, ma non mancano scorci iseani, dai toni vespertini, oppure figure di bimbi e di anziani recanti nel tratto ricordo di Emilio Rizzi. Avaramente affiorano nuovi episodi del cammino creativo di Vigasio, come il ricordo della prima tela, eseguita nel 1938; l’incarico di segretario della Scuola di arte e cultura, poi Aab, coperto dal 1946 al 1948; con lo stesso sodalizio ha esposto in occasione di collettive sociali, inclusa l’imponente rassegna di duecento opere di autori locali ordinata nel 1946 nelle sale della vecchia Posta e declamante la volontà di ripresa dopo le tragiche vicende del secondo conflitto mondiale. Ulteriori presenze di Vigasio sono segnalate al primo Premio Iseo, alla mostra degli artisti lombardi promossa dalla Famiglia meneghina in Milano, mentre delle personali v’è memoria di quelle di Chiari ed alla bresciana Galleria Vittoria.
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[PDF] Bruno Vigasio
STILE Brescia 2006