Giornalista nella sua città natale, Napoli, Federico Garolla passa alla fotografia spinto dalla fortuna incontrata dal rotocalco nel primo dopoguerra, specializzandosi negli scatti di moda e delle personalità dello spettacolo tanto ricercati dai giornali del tempo. Chiamato nel 1951 a Milano all’Europeo dal direttore Arrigo Benedetti, lavora negli anni seguenti per i maggiori settimanali italiani e per rotocalchi stranieri come Paris Match, Colliers, Stern e National Geographic. Nel 1952 è inviato di Epoca, poi de Le Ore di Salvato Cappelli. Accanto alle fotografie di divi e indossatrici, di personaggi del mondo della cultura e dell’arte della Roma anni ’50 e ’60, realizza reportage di documentazione sociale, con cui dimostra di inserirsi con sensibilità nella migliore tradizione del realismo del dopoguerra. Nel 1956 gli viene affidata l’organizzazione e la direzione del servizio fotografico dell’agenzia giornalistica Italia. Poi, nel corso degli anni ’60, quando il mondo ritratto dai suoi scatti inizia a scomparire per lasciare spazio ai nuovi protagonisti dell’Italia del boom economico, allenta la sua attività di fotografo. Nel 1976 realizza una serie di documentari per la Rai e di ampie campagne fotografiche dedicate ai luoghi di interesse artistico e museale lungo tutta la Penisola; nel 1980 fonda, insieme a Mario Monti, una casa editrice di guide ai musei italiani.
Infine torna a guardare al suo archivio scoprendovi una testimonianza preziosa di un pezzo di storia italiana. Ne nascono un importante lavoro di catalogazione delle sue immagini e una serie di mostre e pubblicazioni che restituiscono alla fotografia italiana un autore troppo a lungo dimenticato. Federico Garolla ci ha lasciati nella primavera del 2012, affidando alla figlia Isabella la divulgazione e lo studio del suo grande patrimonio iconografico.