Dotato di una pigrizia colossale, il gatto Garfield nacque negli Stati Uniti negli anni Settanta dalla penna di Jim Davis, disegnatore dello Stato dell’Indiana. Davis lavorava per quotidiani locali. Il suo successo era limitato. Pubblicava infatti strisce che avevano come soggetto gli insetti. “Le tue vignette sono belle – gli dicevano i colleghi – Le battute fanno ridere, ma gli insetti sono animali così distanti dall’uomo che non permettono il processo di identificazione”.
Meditando su questo concetto, Davis pensò allora che fosse meglio tornare al mondo dei mammiferi, rivolgendosi agli animali domestici. La realtà delle “strisce” era affollatissima di cani di ogni razza e inclinazione caratteriale; meno ricco di folla sembrava l’universo cartaceo dei felini; il gatto, del resto, è un animale strampalato e imprevedibile, rispetto al cane. E sembra incarnare il desiderio umano di riposo e avventura, di leggerezza e di agilità, di selvatichezza e di casalinga pigrizia, di aggressività e dolcezza, di insubordinazione e di egocentrismo.
Così Davis studiò ben bene l’animale sornione e ne ricavò il gattone che ben conosciamo, che chiamò, appunto Garfield, come suo nonno. Per Garfield sarebbe iniziata una lunga carriera ricca di soddisfazioni. Sarebbe divenuta la “striscia” più pubblicata nel mondo e sarebbe stato coronato da film di successo.
Come disegnare Garfield in poche mosse. La sua storia
Dotato di una pigrizia colossale, il gatto Garfield nacque negli Stati Uniti negli anni Settanta dalla penna di Jim Davis, disegnatore dello Stato dell'Indiana. Davis lavorava per quotidiani locali. Il suo successo era limitato. Pubblicava infatti strisce che avevano come soggetto gli insetti. "Le tue vignette sono belle - gli dicevano i colleghi - Le battute fanno ridere, ma gli insetti sono animali così distanti dall'uomo che non permettono il processo di identificazione"