Dipinti con i Pastelli a olio: come fare, come sfumarli, la tecnica, che supporto usare, i migliori consigli per l’utilizzazione dei pastelli a olio. La differenza tecnica, compositiva e del prodotto artistico finale tra pastelli, pastelli a olio e pastelli a cera. Cosa significa pastello e quali sono le caratteristiche tecniche diverse. Come dipingere con i pastelli. Dai pastelli di Rosalba Carriera a quelli di Degas. Consigli tecnici.
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I pastelli a olio sono cilindri di pigmenti e paste, a cui viene aggiunto, in piccole percentuali, l’olio di lino. Essi incutono spesso timore a chi non li ha mai usati, in quanto richiamano, alla vista, i pastelli a cera della nostra infanzia. I pastelli a cera, lo ricordiamo bene tutti, erano duri e consentivano, sulla carta, colorazioni parziali. In più risultavano difficilmente coprenti, a meno che, con grande fatica, si affrontassero faticosi, continui ripassi, con “rigacce” poco eleganti. I pastelli a cera nacquero perchè il colore era somigliante a quello dell’encausto, ma i prodotti industriali sono generalmente poco malleabili. E’ possibile, naturalmente, lavorare anche con quelli a cera, ma l’impresa, a causa della durezza dei cilindretti – a meno che il pittore voglia evocare un disegno primitivo-infantile – presentano stesure molto impervie. I pastelli ad olio sono invece prodotti straordinari e assecondano, su superfici non amplissime, il nostro desiderio di pittura.
Noi li sperimentiamo giornalmente e, per superfici non eccessivamente ampie, si rivelano duttili, malleabili, comodi, specie per chi non ha un atelier o ha necessità di minimi ingombri, di pulizia e di rapida rimozione dei materiali.
Il miglior supporto per i pastelli a olio non è la tela, ma il cartone lucido. Noi usiamo molte volte, come avete visto nella foto di apertura di questo articolo, il cartone che costituisce il fondo di alcune cassette di frutta.
Da un lato infatti è poroso, mentre dall’altro si presenta, nella maggior parte dei casi, liscio e ottimo per i nostri pastelli, i quali lavorano al meglio su superfici che non presentano discontinuità. La sperimentazione dei pastelli a olio su piccole tele ha dato discreti risultati anche in presenza della trama, ma poi ha creato qualche problema di distacco pittorico, nel caso si sia posta la vernice finale.
Il legante dei pastelli, pur in minima parte, è oleoso. Sicché l’effetto finale del prodotto è simile a un dipinto ad olio pur con con una sorta di patina di velluto, che ricorda, anche se vagamente, l’encausto. Ora analizziamo i migliori supporti per i pastelli a olio. I migliori in assoluto sono i cartoni o le tavole di legno ben piallate; i fogli da disegno non permettono la massima resa pittorica – il prodotto che otteniamo è più simile a un disegno che a un quadro – come le tele se il colore deve essere steso in modo uniforme. Da evitare: fogli di carta sottile. Dove trovare i cartoni, senza comprarli? Benissimo quelli un po’ lucidi sul fondo delle cassette di frutta, oppure quelli delle scatole di scarpe. Non c’è cartone di recupero che non sia sconsigliabile. Tutti vanno ottimamente e sono reperibili senza fatica.
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I vantaggi dell’uso dei pastelli a olio:
1) Non sporcano come i colori a olio
2) Occupano poco spazio e possono sostituire i tubetti dell’olio o dell’acrilico, se vogliamo prendere “impressioni” en plein air di dimensioni limitate (fino al 40×50, restano comodi e efficaci)
3) Non richiedono essenza di trementina, oli aggiuntivi o acquaragia
4) In caso si dipinga a casa, senza appositi spazi, non differiscono, per ingombro del luogo d’azione, dalle matite, ma permettono di ottenere effetti di grande rilievo
5) I colori possono essere “tirati” e fusi con l’uso del pollice
6) Non emanano odore e questo è un aspetto importante per chi vuole lavorare in casa ed evitare che si diffondano le esalazioni di essenza di trementina o di acquaragia.
8) Non sporcano. E il colore può essere rimosso dalle dita, lavandosi con un normale sapone, o – meglio – con detersivo al limone, normalmente utilizzato per i piatti
10) Sono ottimi su qualsiasi supporto (legno, cartone, cartoncino, meno sulla tela), mentre riducono le performance sulla carta leggera perchè non posso essere “tirati” agevolmente con l’uso delle dita
11) Possono essere utilizzati per ritocchi o interventi conclusivi o velature su dipinti che abbiamo realizzato a olio.
12) Possono essere oggetto di stesura di vernice finale – a pennello o a spray -, anche se quest’ultima tende ad abbassare lievemente la luminosità
13) A dipinti ultimati possono essere scaldati sulla normale fiamma del gas dei fornelli della cucina, restando a un paio di spanne dalla fiamma stessa e muovendo il quadretto sopra il calore – dalla parte dipinta -per un minuto circa. Le eventuali grumosità verranno sciolte e, come se fosse un encausto, tutti i colori di uniranno meglio. Non avvicinare eccessivamente il quadro alla fiamma, pensando di accelerare le operazioni. Se il quadro viene avvicinato eccessivamente alla fonte di calore il pigmento, a causa della temperatura elevata, può produrre bolle sul film pittorico
Gli svantaggi dei pastelli a olio:
1) Non possono essere utilizzati per ampie superfici, a meno che non si voglia fare una pittura sintetica e destrutturata modernamente
2) Non consentono una pittura gestuale e ariosa, come quella realizzata con il pennello. I colori ad olio permettono di raggiungere effetti che sono precipui, straordinari che sono difficilmente raggiungibili con i pastelli a olio.
3) I colori, a temperature molto basse – inverno, esterno – diventano più duri e meno malleabili
4) Sembrano più adatti alle mani – più calde – dei maschi che a quelli delle donne, nel momento dell’amalgama dei colori che si ottiene facilmente con il pollice
5) Sono meno convincenti dell’olio nella stesura dei colori del cielo
6) Non consentono, come invece i pennelli, di giungere agevolmente a dettagli di piccole dimensioni
7) Il bianco è diverso, come mistura e malleabilità, dagli altri colori. Appare meno ricco di legante e piuttosto scaglioso. In alcuni casi, per ottenere un lume più deciso, è consigliabile una punta di bianco a olio o tempera.
COME MESCOLARE I PASTELLI A OLIO
Per ottenere tinte intermedie e mescolare i colori, le operazioni si svolgono per sovrapposizioni e, in questo caso, per fusione dei colori, attraverso le dita. Facciamo un esempio semplice. Le diverse tonalità di verde sono state ottenute, nel quadro del sottobosco che appare all’inizio di questo saggio tecnico, attraverso sovrapposizione, di verde, verde oliva, bianco, giallo, nello stesso punto. Queste sovrapposizioni variano nel diversi punti del dipinto.
Sovrapporre è un atto che si identifica perfettamente con l’etimologia. Si stende un verde. Poi, sopra un altro verde che non sia completamente coprente, poi il giallo e il bianco. A questo punto entrano in funzione le dita. State in un luogo piuttosto caldo e iniziate a tirare, con il pollice, i colori sovrapposti affinché si mescolino e si compattino per ricavare una nuova tinta. L’uso delle dita appartiene alla pittura -anche Leonardo da Vinci o Tiziano, sfumavano in questo modo, e non è una scorrettezza. Secondo la vostra sensibilità cromatica e con le prime sovrapposizioni di colori inizierete a creare una gamma tutta vostra di tinte, che contrassegnerà il vostro lavoro. Un piccolo consiglio. Prima di tirare il colore, controllate che le vostre mani non abbiano trattenuto, durante le lavorazioni, colori scuri perchè rovinereste il lavoro. Quindi sciacquatele con acqua e sapone o acqua e detersivo al limone – verde – dei piatti. Per comodità è possibile pulire le mani sfregando il punto sporco con una pezzuola asciutta. Non lavorate con i pastelli come fossero lapis, ma, piuttosto, come matite colorate. O, meglio ancora, come pennelli. Per migliorare la stesura, il pastello deve essere inclinato. Nel caso facesse freddo o nel caso i pastelli siano manipolati da mani femminili è bene entrare in un ambiente riparato e tiepido.
Ricordiamoci di pulire il pastello, che trattiene altri colori, nel caso di stesure sovrapposte. Il pastello può essere pulito a secco, con un piccolo straccio o, meglio, con un pezzetto di carta dei rotoloni utilizzati in cucina. Per pulirlo rapidamente, tenete la carta in una mano, come impugnaste un temperino scolastico e il pastello nell’altra; quindi girate vigorosamente il cilindretto nella carta, proprio come se faceste la punta a una matita. Ecco che i colori estranei vengono rimossi, anche grazie al calore prodotto dalla rotazione.
COME EVITARE TROPPE SOVRAPPOSIZIONI
Le sovrapposizioni di colore non possono essere eccessive, durante la prima stesura. E ciò per evitare che ne esca un melange che vira verso un orribile non colore. Se volete procedere con altre sovrapposizioni, dovrete semplicemente dare una spruzzata di vernice finale e attendere per 24 ore circa. Tornerete poi a dare sfumature e velature che non si mischieranno con le tinte sottostanti. Con la vernice finale ormai asciutta potrete dare quante sovrapposizioni volete, a patto che tra uno strato e l’altro ci sia lo spray essiccato. L’opera gioista, qui sotto
è stata interamente realizzata da Curuz con strati di questi colori. La fotografia è a luce radente per dimostrare la porosità dell’asse utilizzata e i pori del legno.
con questa vernice finale,
asciugatura e nuovi strati di colore ecc. E’partito da una tavola di abete, priva di imprimitura. Le difficoltà pertanto sono state volutamente moltiplicate anche perché l’asse era molto scabra, non passata con carta vetrata. Il fine era quello di realizzare una pittura classica, in condizioni non facilitate e pressoché impervie per dimostrare la possibile duttilità di questi pastelli. L’opera è stata realizzata esclusivamente con pastelli ad olio, senza altre tecniche. La marca utilizzata è Maimeri.
COME OTTENERE VELATURE O FINITURE CON I PASTELLI A OLIO
Come avviene per la tradizionale pittura pennello+colori ad olio, anche con i pastelli a olio, se vogliamo entrare meglio nei dettagli, è possibile prevedere più sedute di lavorazione. Noi ne consigliamo un paio. Una di impostazione e di realizzazione cromatica, che potrete ottenere anche all’esterno, en plein air, e un’altra, lasciato passare almeno un giorno affinché i colori si siano assestati, in casa. La finitura in un ambiente chiuso era considerata indispensabile anche da parte degli impressionisti perchè consentiva di definire alcuni particolari e, soprattutto, di schiarire i dipinti lavorati all’esterno, adattandoli alle condizioni normale di fruizione degli stessi. Consigliamo pertanto, dopo la prima seduta, di spruzzare vernice finale, non in eccesso. Lasciate asciugare, per intervenire il giorno successivo. Ciò per evitare che i colori si impastino e che i pastelli diventino, di fatto, ingestibili.
Il giorno successivo è possibile ottenere velature come avviene per i colori ad olio o, se vogliamo, al modo delle lacche. Per la velatura tradizionale, dopo la prima/a stesura/stesure , ripassiamo i punti che richiedono luce maggiore o trasparente, con il pastello più chiaro. Nel caso invece in cui volessimo procedere per ottenere effetti lucenti, come nelle lacche, tiriamo un po’ di rigacce pesanti su un cartoncino impermeabile – tipo copertina di una rivista -,in modo che si accumuli un po’ di colore. Poi spruzziamo sul quel colore ottenuto dal pastello ad olio un po’ di vernice finale. Mescoliamo, anche con le dita.Immediatamente, prima che si asciughi, porremo la velatura nel punto richiesto. Attenzione perchè quella soluzione asciuga con rapidità. Quindi apponetela, poi togliete dalle mani il colore con uno straccetto o con carta da cucina e, prima che si asciughi sui vostri polpastrelli, lavatevi le mani con il detersivo dei piatti.
Utilizzo misto olio e pastelli a olio
Esiste anche la possibilità di creare un’ottima tecnica mista che unisca i colori a olio e i pastelli a olio. Qui il pittore ha campito rapidamente il cartone con il pennello, per rendere maggiore scioltezza, non sempre permessa dai pastelli ad olio, anche se sfumati con il calore delle dita. Dopo che il fondo è stato asciutto, l’artista, Curuz, è intervenuto con i pastelli a olio per creare i maggiori punti di luce, le erbe, l’intrico della vegetazione. “Il piccolo segreto – dice il pittore – è sempre di condurre la linea dei pastelli affinchè smargini, che dià l’idea di uscire dal quadro. Poi, normalmente, io intervengo con linee leggere e disordinate per evitare che il quadro resti rigido alla vista. ” Qui sotto, una sua opera realizzata su cartone da fondo-cassetta. L’opera è stata completata con tocchi di dita e con la stesura della vernice finale spray.
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I PASTELLI TRADIZIONALI – O PASTELLI SECCHI – E IL LORO COMPORTAMENTO
Il termine pastello ingenera spesso confusione. Con questo sostantivo, infatti, possono essere indicate le normali matite colorate, i pastelli tout court – poi vediamo esattamente cosa sono – i pastelli a olio e i pastelli a cera. Tutto deriva dal fatto che ci si basa su impasto, il pastello, appunto. Il pigmento – cioè il colore puro: un ossido, una terra, ecc, che si presenta come una polvere – viene mescolato, dal produttore, ad argilla o ad altri leganti, secondo ricettari che possono variare da impresa a impresa e che sono diverse anche a secondo dell’utilizzo del materiale.
Una composizione viene utilizzata per le matite colorate, un’altra per i pastelli. Nei pastelli a olio entrano, invece, piccole percentuali di olio di lino. Tutti questi medium furono ideati per poter dipingere o disegnare in assenza di leganti liquidi in cui stemperare il colore, come l’olio, l’acqua, l’acqua e il tuorlo d’uovo, la cera liquida. I pastelli tradizionali – qualcuno li chiama gessetti, per distinguerli dai gessi della lavagna – consentivano e consentono di ottenere effetti diversi da ogni altro tipo di medium, come la morbidezza del tratto, la dolcezza d’ogni linea, l’intensa luminosità e quell’effetto flou per il quale sono riconoscibilissimi. Il risultato è sempre quello di un prodotto piuttosto opaco, che viene vivificato attraverso l’apposizione di un vetro in cornice. I pastelli tradizionali, che somigliano, come consistenza, ai gessi colorati della scuola ma che sono di qualità infinitamente superiore – furono apprezzati quindi non solo per la comodità d’uso, ma anche per le possibilità espressive che offrono e offrivano, con un’esaltazione dei toni chiari.
Il Settecento, con la riscoperta di una tavolozza luminosa, fu il secolo del pastello tradizionale che ha diverse attinenze con il gesso colorato, pur essendo qualitativamente migliore. Rosalba Carriera produceva personalmente, come i suoi colleghi, questi impasti utilizzando anche additivi organici come l’orina o il cerume, con il fine di fissare una tinta o di ingrassare lievemente il composto affinchè aderisse alla carta o al cartone e che il film pittorico non avesse un eccessivo effetto polveroso.
Edgar Degas fu un ottimo utilizzatore di pastelli, che acquistava in una bottega artigiana di Parigi. Nel frattempo, però, l’aggiunta di elementi unti estranei al colore e alla gomma arabica erano diminuiti. Per questo diversi dipinti di Degas catturano una luce di polvere, come i gessetti e risultano più opachi e meno uniformi di quello dei ritrattisti del Settecento. U nuovi pastelli concepiti per captare il massimo della luce furo anche utilizzati, tra gli altri, da Federico Zandomeneghi, uno dei tre pittori italiani – con De Nittis e Boldini – che condivisero totalmente o parzialmente la temperie impressionista. Questi prodotti erano adatti alla pittura impressionista, caratterizzata dai giochi di luce.
Uno dei problemi dei pastelli tradizionali – e non stiamo parlando dei pastelli ad olio, che si fissano perfettamente – è il fissaggio del colore, una volta ultimata l’opera. Il loro comportamento, che può essere parzialmente assimilato a quello dei gessi colorati, può portare a cadute colore, in forma di polvere, come alla base di una lavagna scolastica. E’ per questo che molti dipinti a pastello sono protetti dal vetro. Per il fissaggio è possibile intervenire con quantità modestissime di vernice finale, data a spray a una distanza tale che il fissante sia quasi nebulizzato e pertanto molto rado. Se dovessimo, infatti, spruzzare vernice finale in quantità. i colori incupirebbero e si dilaverebbero, con problemi di gravissimi mutamenti del dipinto.
NEI VIDEO: COME SI USANO I PASTELLI TRADIZIONALI
QUELLI DI DEGAS E DI ZANDOMEGHI