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Raffinato artista settecentesco, Corrado Giacquinto, era nato in Puglia e, artisticamente, era cresciuto tra Napoli e la capitale pontificia. Il bel museo diocesano di Molfetta espone soprattutto i dipinti giovanili dell’autore conterraneo.”La Puglia del Settecento, dopo una ricca produzione artistica di secoli parzialmente importata, avrà un suo pittore illustre di fama internazionale: Corrado Giaquinto – scrivo gli storici del museo – Nato a Molfetta nel 1703, Giaquinto entra giovanissimo nella bottega del pittore concittadino Saverio Porta. Intorno al 1721 si colloca il primo soggiorno a Napoli dove rimane per circa sei anni, non senza rientri in patria, durante i quali ha modo di approfondire la conoscenza delle opere dei maggiori maestri di quella scuola: Francesco Solimena e Luca Giordano. Nel 1727 si trasferisce a Roma, centro di maggior prestigio, dove insieme con altri artisti, tra cui Sebastiano Conca, ottiene prestigiosi incarichi nel settore della pittura decorativa. Da Roma si assenta due volte per decorare presso Torino la Villa della Regina (1733, 1739-40). Nel 1753, al culmine della sua fama internazionale, parte per Madrid dove viene nominato “pittore di camera” della corte spagnola e direttore dell’Accademia di S. Fernando. Tornato a Napoli nel 1762, dove svolge la sua ultima attività, muore nel 1766″.
Alle poche opere che Giaquinto realizzò per la committenza ecclesiastica molfettese, si affiancano le numerose tele in parte esposte in mostra, che il più noto e fecondo degli allievi Nicola Porta (1710-1784) lasciò sia a Molfetta che in Terra di Bari, diffondendo le tipologie iconografiche del maestro e contribuendo alla fortuna del “giaquintismo” per tutto il XVIII secolo.
“Il senso di vivacità cromatica e il repertorio iconografico elaborato dal Giaquinto fanno parte, ancora a cavallo tra Settecento e Ottocento – annotano ancora i curatori del museo di Molfetta – della cultura degli artisti che operarono in provincia come Vito Calò (1744-1817) e i numerosi ed ignoti esponenti di una nutrita scuola locale ancora poco sensibili alle sollecitudini classiciste che il nuovo secolo veniva proponendo in terra pugliese”.
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