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“Incontriamoci e parliamo delle maestrie che non vanno perdute. L’Italia è un Paese d’arte”. E’ l’appello che attraverso l’Adnkronos Chiara Vigo, ultimo maestro di bisso al mondo, lancia al mondo. Sarda di Sant’Antioco, Chiara è rimasta l’ultima depositaria dell’arte di quel filo d’oro che da millenni lega l’uomo al mare.l bisso è una fibra tessile di origine animale, una sorta di seta naturale marina ottenuta dai filamenti che secerne una specie di molluschi bivalvi marini (Pinna nobilis) endemica del Mediterraneo volgarmente nota come nacchera o penna, la cui lavorazione è stata sviluppata esclusivamente nell’area mediterranea. Il Museo del Bisso è salvato nei primi giorni di febbraio 2010, grazie a un finanziamento di 70mila euro della Regione Sardegna a Chiara Vigo
Dal bisso si ricavavano pregiatissimi e costosi tessuti con i quali si confezionavano, probabilmente già nell’antichità, tessuti e vesti ostentati come veri e propri status symbol dai personaggi più influenti delle società babilonese, assira, fenicia, ebraica, greca e infine romana.
Tuttavia la comunità scientifica ha sempre ritenuto che il bisso in questione fosse una qualità superiore di lino o addirittura cotone, ignorando praticamente l’esistenza dell’omonima fibra animale. Il più antico manufatto in seta marina rinvenuto archeologicamente risale effettivamente solo al IV secolo: le fibre, riconosciute in sezione al microscopio elettronico come bisso di Pinna nobilis, vennero alla luce nel 1912 in una tomba femminile ad Aquincum (oggi Budapest), per essere poi distrutte da un bombardamento durante la seconda guerra mondiale.
L’oggetto più antico realizzato in bisso marino oggi disponibile è una cuffia lavorata a maglia rinvenuta nel 1978 in una campagna di scavi archeologici presso la basilica di Saint Denis a Parigi: la datazione stratigrafica la pone nel XIV secolo.”Sto conservando quello che era per poter dare a chi verrà quello che già era suo”, dice Vigo che nel 2005 ha dato vita al Museo del Bisso, aperto a tutti gratuitamente, dove raccoglie i suoi preziosi manufatti e tiene viva la storia del ‘filo d’acqua’ conservata nei secoli come in uno scrigno dalle donne di Sant’Antioco. Quelle donne che, spiega Vigo, “erano l’atelier della principessa Berenice, figlia di Erode, che portò in Sardegna la tradizione del bisso e di cui – racconta Vigo – nel 1920 è stata ritrovata la tomba”.
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