Pochi elementi, la mancanza di simboli: solo la luce scava di grazia la carne della donna pentita
[L]uce tagliente. E l’oscurità che avvolge Maddalena. Il quadro di Caravaggio costituisce un incunabolo per quanto concerne la rappresentazione dell’estasi mistica. In passato, nella pittura del Cinquecento – e pensiamo, ad esempio, a quanto Domenico Fetti abbia meditato sull’apertura della coscienza individuale all’accesso del divino -, la raffigurazione dell’irruzione di Dio nella vita dei mistici assumeva caratteristiche meno drammatiche. Caravaggio, invece, sulla linea che era stata di Tintoretto, approfondisce il rapporto tra luce ed ombra, richiamando l’attenzione attraverso una sospesa costruzione tragica.
Nel quadro che osserviamo qui, egli lavora su una divisione dei due elementi conflittuali, il lume e l’oscurità, stendendo Maddalena su una linea obliqua, che taglia in due parti il rettangolo del dipinto, come il tratto di una bandiera bipartita, dominata da un lato dal bianco e dall’altro dal nero. Possono essere trovati precedenti, anche cinquecenteschi, nell’ambito della posizione in cui la modella viene collocata dall’artista. E in particolar modo può essere ipotizzato che questa postura sia collegata a quella della pagana Danae – pensiamo all’eccelso esempio di Tiziano – sulla quale Zeus cade nella forma di una pioggia d’oro.
Maddalena viene colpita dalla luce di Dio, che è qui, realisticamente, soltanto una potenziata luminosità naturale: si converte, si unisce misticamente a Cristo, con un abbandono che ricorda molto da vicino quello dell’eros carnale. Un fremito, una luce, una contrazione e un brivido, che troveremo splendidamente rappresentati e intrisi dei nuovi raggi della gloria, proprio a partire da questi esempi caravaggeschi, nella sensuale Estasi di Santa Teresa d’Avila di Gian Lorenzo Bernini (Roma, Santa Maria della Vittoria).
“Il corpo – scriveva Maurizio Marini, parlando di questo dipinto – sembra realmente ansimare nel raptus dell’estasi mistica: ‘amore langueo’, sembrerebbe sussurrare la donna, nel clima del consolante, sublime erotismo del biblico Cantico dei Cantici. La camicia, la cui struttura si avvale di sferzate luminose, stese con notevole apporto materico, si apre rivelando in gran parte la spalla sinistra e il seno, su cui s’inarca quasi ad accompagnare il volume, raggiungendo qui, il modellato, l’acme della sintesi struttura-materia peculiare del Caravaggio. (…) Le mani nella congiunzione spasmodica s’inturgidiscono e le dita affondano nella carne dei dorsi, ma il culmine di questa estasi ereticamente carnale è nel volto. La bocca, dalle labbra livide, si chiude con una voluttà desueta (finora) in un tema di estasi, lasciando trapelare la profilatura dei denti, mentre dall’occhio sinistro, ridotto ad una fessura di luce, cadono due iperrealistiche lacrime”.
Perchè l’artista
“dimenticava” di dipingere
gli attributi dei Santi?
L’estasi della donna viene rappresentato da Caravaggio senza il ricorso ai simboli (attributi) che designano la persona del santo (e ricordiamo, a questo proposito, che quasi tutte le figure cristiane erano dipinte con oggetti che rinviavano al martirio o ad una caratteristica precipua della loro santità: la ruota per santa Caterina, la graticola per san Lorenzo, il vaso d’unguenti per la Maddalena, ecc.). Qui siamo al cospetto di quella che appare una nuova, formidabile, icastica regìa in grado, soprattutto attraverso il gioco della luce, di potenziare gli effetti di verità dell’opera e, pertanto, di renderla spaventosamente vibrante.
La rappresentazione degli attributi identificativi venne spesso omessa dal Merisi – qui appaiono solo i capelli lunghi della Maddalena, che ne comunicano l’identità, senza appesantire il quadro – come un particolare accessorio che potrebbe disturbare la visione.
“Altro connotato tipico del Caravaggio – scriveva Marini – è l’essenzialità dell’immagine, cui mancano perfino gli attributi. Eccetto i capelli sciolti, l’atteggiamento è proprio delle figure sacre di questo pittore, che, quando può, sembra appunto disinteressarsi degli attributi canonici dei santi (nella Maddalena Pamphili gioielli e caraffa d’unguenti sono infatti aggiunti in un secondo momento; nel Battista oggi nella Pinacoteca Capitolina è inserito solo il polivalente ariete; san Pietro nella Negazione, oggi a New York, non ha le chiavi ed è assente anche il gallo). Nella sua particolare accezione del tema, Caravaggio sembra tuttavia spiegare letteralmente il concetto centrale del misticismo. Solo attraverso la totale dedizione, l’univoca contemplazione di Dio, l’astrazione dalle vanità terrene, l’anima può assurgere alla diretta comunione con la Verità, travalicando l’intellettuale e il sensorio”.