Dal “sottoscala” del castello crollato di Malenco portati alla luce 7000 reperti: armamenti, boccali, pentole, dadi. La moneta del 1330

La scala monumentale in pietra trovata dagli archeologi si è rivelata essere l’ultima modifica del Castello de Malenco, avvenuta secondo le datazioni radiocarboniche nei primi anni del XV secolo. Fin da subito i nostri archeologi si sono resi conto che questa copriva le fasi più antiche, quelle della fortificazione di XIII e XIV secolo, precedenti la guerra coi Visconti di metà Trecento


Tante scoperte tra i ruderi del castello, grazie agli archeologi dell’Università di Bergamo. La scoperta è frutto di un ricerca che vede impegnati, da qualche anno, gli archeologi dell’Università di Bergamo. Il castrum de Malenco si trova in provincia di Sondrio, nel territorio di Caspoggio, un comune alpino di 1338 abitanti, in alta Lombardia, a circa 5 chilometri in linea d’aria dal confine con la Svizzera. Il paese sorge a 1098 metri sul livello del mare, in Valmalenco, nelle Alpi centrali.

La scala monumentale in pietra trovata dagli archeologi si è rivelata essere l’ultima modifica del castello, avvenuta secondo le datazioni radiocarboniche nei primi anni del XV secolo.” Fin da subito i nostri archeologi si sono resi conto che questa copriva le fasi più antiche, quelle della fortificazione di XIII e XIV secolo, precedenti la guerra coi Visconti di metà Trecento. La scoperta è frutto di un ricerca che vede impegnati, da qualche anno, gli archeologi dell’Università di Bergamo” dice il gruppo Archeologia della Valtellina Medievale.
.

“In particolare la scala copriva una precedente discarica, esterna al muro di cinta. – proseguono gli archeologi – Si tratta di un rinvenimento preziosissimo per i ricercatori, che scavando hanno potuto così recuperare uno spaccato della vita quotidiana medievale attraverso il rinvenimento di più di 7000 reperti, quali armamenti delle guarnigioni militari, boccali in ceramica, pentole in pietra ollare, una moneta di Azzone Visconti (anni ‘30 del Trecento), oggetti in osso lavorato come dadi e aghi. Ma a farla da padrone sono le migliaia di ossa macellate, resti di pasto, le quali ci restituiscono uno spaccato della dieta degli abitanti del castello e della fauna locale nel basso medioevo”.

Condividi l'articolo su:
Maurizio Bernardelli Curuz
Maurizio Bernardelli Curuz