Dal terreno, in Veneto, riemerge statua romana integra legata al misterioso Attis

Il personaggio maschile, in posizione che fa pensare a un grande dolore, indossa il cappello frigio, che era un attributo di Attis e dei suoi adepti. Attis è il paredro di Cibele, il servitore autoeviratosi, che guida il carro della dea. Il culto di questo personaggio, legato alla terra, alla sessualità, al sangue e alla rinascita stagionale, dopo la morte apparente dell'inverno, nacque in Frigia e giunse a Roma nel 204 a.C, estendendosi anche in regioni come le attuali Lombardia e Veneto

Nelle tre fotografie della Soprintendenza archeologica di Venezia: la strada romana . Al centro lo scavo. E la statua recuperata



Rappresenta probabilmente un personaggio legato al misterioso culto di Attis, la statua romana, integra, recuperata ad Altino in Veneto dalla Soprintendenza. In breve tempo, il recupero è stato affidato dalla Soprintendenza, in collaborazione con la Direzione regionale Musei Veneto, agli archeologi della ditta Malvestio snc di Concordia Sagittaria (Venezia), che ha proceduto a uno scavo stratigrafico, necessario per comprenderne il contesto e recuperare materiale datante. Il personaggio maschile, in posizione che fa pensare a un grande dolore, al cospetto della morte di un parente, di un familiare o di un amico, indossa il cappello frigio, che era un attributo di Attis e dei suoi adepti. Attis è il paredro di Cibele, il servitore autoeviratosi, che guida il carro della dea. Il culto di questo personaggio, legato alla terra, alla sessualità, al sangue e alla rinascita stagionale, dopo la morte apparente dell’inverno, nacque in Frigia e giunse a Roma nel 204 a.C, estendendosi anche in regioni come le attuali Lombardia e Veneto.

Una statua di Attis con il berretto frigio

Già durante il I secolo a.C. le vicende del giovane erano ben note ai Romani come dimostra la reinterpretazione catulliana del mito nel carmen LXIII del Liber Catullianus. E Catullo, come sappiamo, era veronese. In epoca imperiale il ruolo di Attis, la cui morte e resurrezione simboleggiava il ciclo vegetativo della primavera, si accentuò gradualmente, dando al culto una connotazione misterica e soteriologica, legata cioè alla dottrina della salvezza.
Ad Attis erano dedicate un ciclo di festività che si tenevano fra il 15 e il 28 marzo, e che celebravano la morte e la rinascita del dio. Tra queste vi erano il Sanguem, celebrato dai Galli e l’Hilaria. Si ritiene che la persistenza dei riti di autoflagellazione, nella religione cristiana, posassero anche su questi rituali più antichi.

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Maurizio Bernardelli Curuz
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