Donne in questa tomba-nave vichinga, carica di tesori. Ora un lavoro di puzzle per ricostruire gli arazzi. Il significato

La Nave di Oseberg è uno dei tre migliori esemplari di navi vichinghe conservati al mondo. Lunga 22 metri e larga 5, poteva ospitare 30 rematori, un timoniere e una vedetta.

E’ una delle tombe navali dell’epoca vichinga ed è considerata una delle sepolture più riccamente equipaggiate di quel periodo in Europa. Gli archeologi hanno trovato i resti di due donne insieme ai loro preziosi beni, tra cui frammenti di tessuto conservati all’interno di bauli.

Guerrieri e religione: i motivi degli arazzi, il significato

Tra i ritrovamenti effettuati dagli archeologi durante gli scavi vicino a Tønsberg nel 1904, c’erano oltre 80 frammenti di uno o più arazzi. Questi pezzi, realizzati probabilmente con lana mista a fibre vegetali, presentano scene di tipo simbolico. Oggi, grazie a un gruppo multidisciplinare di ricercatori, si sta cercando di ricomporre i motivi originali utilizzando tecniche avanzate di imaging e metodi di analisi.

Lo studio dei coloranti e del degrado dei tessuti potrebbe fornire risposte sul colore originale e sull’origine dei materiali.

Questi arazzi venivano probabilmente utilizzati per decorare camere da letto, camere funerarie o sale durante occasioni festive, riservate a persone di alto rango. Il fatto che siano state sepolte sulla Nave di Oseberg è prova che le due donne appartenessero a un punto apicale di un’élite e che questi arazzi fossero destinati a essere portati con loro nell’aldilà. Qui sotto cercheremo di decifrarne il significato.

La parte ricostruita dell’arazzo mostra, al centro, l’Albero della vita e degli antenati. Le piante, in verità, sono due e intrecciate. Indicano un’unione matrimoniale e somigliano a due alberi genealogici – per parte materna e paterna – collegati. Oltre ai rami, le maestose piante mostrano colubri intrecciati, in quello che appare come un atto riproduttivo.

I colubri, nell’antichità, avevano, in genere, una connotazione positiva, a differenza di altri serpenti che, con il loro veleno, rappresentavano la Morte o il Male.

Un colubro è presente, in genere, nell’iconografia di Esculapio, dio della Medicina. Colubri – spesso in coppia – appaiono nei larari delle antiche case romane. Colubri si intrecciano sul caduceo di Mercurio, che svolgeva anche la funzione di trasportatore di anime nell’Aldilà. Sembra che siano i colubri a connettere – nella rappresentazione dell’arazzo – gli uomini all’Albero della vita e dell’Aldilà, sul quale saranno accolti dagli antenati.

E’ assai probabile che le due figure umane presenti nella parte sommitale degli alberi siano due antenati per parte paterna e materna. Nella parte bassa, a livello del terreno, osserviamo scene delle insidie della vita terrena. Dalle guerre – il destriero sopra le fiamme di un fuoco – alla “balena” che sta per ghermire un’ignara figura che le volta le spalle. Sulla terra appare la svastica, simbolo del sole e delle costellazioni, della creazione e della dissoluzione dei corpi.

Nella parte alta dell’arazzo appare una processione offertoriale, probabilmente legata a un corteo funebre. Una donna porta la spada del defunto, altre due, dietro di lei, pregano. Guardando l’albero, alla nostra destra, vediamo, allo stesso livello, altre figure femminili in processione, fila rituale che viene chiusa da un guerriero con lancia che ha catturato un grosso pesce da offrire agli antenati e alla divinità, in occasione del banchetto funebre.

Ricostruzione dei frammenti senza spostamenti fisici

Per ricostruire il motivo completo sul tessuto, i frammenti dell’arazzo devono essere messi insieme nell’ordine corretto. Il progetto TexRec, finanziato dal Consiglio di Ricerca Norvegese, coinvolge ricercatori di diversi paesi, impegnati nell’analisi chimica dei coloranti utilizzati dai Vichinghi e nello studio della conservazione dei tessuti.

Il Colorlab della NTNU a Gjøvik, insieme agli archeologi del Museo di Storia Culturale e ai conservatori tessili dell’Università di Bergen, sta collaborando per ricomporre i frammenti tessili della Nave di Oseberg, creando così una storia coerente.

Poiché i pezzi sono estremamente fragili, non possono essere semplicemente spostati fisicamente. Per questo motivo, i ricercatori stanno sviluppando un software che permette di caricare le fotografie dei frammenti e di spostarli digitalmente. Aumentando il contrasto delle immagini, i motivi diventano più visibili all’occhio umano, consentendo di risolvere digitalmente questo complesso puzzle.

La sfida della ricostruzione

A differenza di un puzzle ordinario, dove l’immagine completa è stampata sulla scatola come punto di riferimento visivo dell’insieme, in questo caso i ricercatori si trovano a dover lavorare con pezzi mancanti, colori sbiaditi e frammenti danneggiati dopo essere stati sepolti per sei metri sotto terra e saccheggiati dai ladri di tombe.

Non si sa quanti arazzi ci fossero originariamente nella Nave di Oseberg prima che i motivi cominciassero a disintegrarsi. Questo significa che, quando si confrontano due frammenti, non c’è garanzia che appartengano allo stesso pezzo di tessuto. Per risolvere questo enigma, i ricercatori utilizzano un computer che, con l’aiuto dell’intelligenza artificiale, identifica ogni singolo pezzo di tessuto antico e il relativo motivo, confrontandolo con gli altri frammenti.

L’importanza dell’intervento umano nel puzzle

Nonostante i progressi tecnologici, i modelli di machine learning non sono ancora in grado di fornire risposte precise. Questi modelli, che hanno visto milioni di foto di animali e oggetti comuni, non hanno mai avuto esperienza con tessuti dell’epoca vichinga.

Per questo motivo, la tecnologia informatica viene coordinata dagli archeologi, che possono fare ipotesi su quali frammenti appartengano allo stesso arazzo e verificare se i risultati siano plausibili. Sebbene i computer possano fornire suggerimenti interessanti e aiuti preziosi, l’esperienza umana rimane insostituibile.

Nuove conoscenze sulla vita dei Vichinghi

La ricostruzione dei frammenti di arazzo vecchi di 1200 anni può offrire nuove conoscenze sulla vita dei Vichinghi. Gigilashvili, uno dei ricercatori coinvolti, crede che il software sviluppato possa essere utilizzato non solo per aiutare gli archeologi, ma anche in ambito educativo e nei videogiochi, permettendo di insegnare la storia e il patrimonio culturale dell’epoca vichinga in modo innovativo e coinvolgente.

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Stile Arte è una pubblicazione che si occupa di arte e di archeologia, con cronache approfondite o studi autonomi. E' stata fondata nel 1995 da Maurizio Bernardelli Curuz, prima come pubblicazione cartacea, poi, dal 2012, come portale on line. E' registrata al Tribunale di Brescia, secondo la legge italiana sulla stampa