PUOI RICEVERE GRATUITAMENTE, OGNI GIORNO, I NOSTRI SAGGI E I NOSTRI ARTICOLI D’ARTE SULLA TUA HOME DI FACEBOOK. BASTA CLICCARE “MI PIACE”, SUBITO QUI A DESTRA. STILE ARTE E’ UN QUOTIDIANO , OGGI ON LINE, FONDATO NEL 1995
Albrecht Dürer (Norimberga 1471-1528), pittore e grafico tedesco, figlio di un orafo ungherese, impara a maneggiare il bulino alla scuola del padre. Un viaggio nell’alto Reno ed in particolare a Basilea gli permette di specializzarsi nel campo delle illustrazioni di libri, ed è in seguito una permanenza a Venezia e nell’alta Italia lo avvicina all’arte classica e rinascimentale italiana, soprattutto Mantegna e Bellini. Gli artisti italiani gli aprono una nuova visione del paesaggio e del colore locale: vedute di città e di montagne che fissa in acquerelli di largo respiro paesistico. Aperta a Norimberga una bottega (1495), Dürer comincia ad acquistare fama con la monumentale serie di 14 xilografie dell’Apocalisse. Nel 1504, artista ormai famoso, torna a Venezia ove soggiorna due anni circondato da un enorme consenso.
La fama delle sue incisioni gli procura il prestigioso incarico di dipingere la grande pala con la Madonna del Rosario per la Chiesa di San Bartolomeo, che segna una reazione all’insistenza disegnativa delle opere precedenti. Dopo il 1510 l’artista si orienta sempre più, per ragioni economiche, verso la grafica, completando il già iniziato, il ciclo xilografico della Vita di Maria, ricco di inedite soluzioni spaziali ed aggiungendo quattro nuove scene alla serie della Grande Passione. Negli anni 1513-14 Dürer tocca l’apice del proprio magistero con tre celebri bulini di complesso significato allegorico: Il Cavaliere, la morte, il diavolo, il San Girolamo nello studio, e la Melancholia. Nel frattempo l’artista gode della protezione dell’imperatore Massimiliano e poi di Carlo V, protezione che gli permette una notevole tranquillità economica e di conseguenza una grande produzione artistica.
Un incontro con pittori fiamminghi stimola in Dürer un nuovo interesse per il ritratto; proprio in questo genere poteva allora offrire in Germania, nel periodo di massima fioritura della borghesia cittadina, le maggiori possibilità di guadagno; nasce così tra il 1521-26 una serie di splendidi ritratti. Alla sua morte l’artista laccia al Consiglio della città natale, quale omaggio, la sua ultima grande opera di ispirazione religiosa, Quattro Apostoli, che rappresenta per certi aspetti l’apice di un’evoluzione durata trentacinque anni e nel contempo, la testimonianza di nuove convinzioni religiose maturate nel clima della riforma luterana. La rappresentazione della persona umana e la concezione prospettica dello spazio, vale a dire la ricerca della bellezza, sono stati i due problemi centrali dell’opera di Dürer dopo il suo secondo soggiorno veneziano, portando ad una felice fusione dell’elemento nordico, fatto di pensosa serietà, sensibilità finissima, meticolosa accuratezza, con il grandioso mondo formale, la magnificenza cromatica e il pathos dei suoi modelli italiani.
Dürer e la bellezza, tra pathos e meticolosità
La rappresentazione della persona umana e la concezione prospettica dello spazio, vale a dire la ricerca della bellezza, sono stati i due problemi centrali dell’opera di Dürer dopo il suo secondo soggiorno veneziano, portando ad una felice fusione dell’elemento nordico, fatto di pensosa serietà, sensibilità finissima, meticolosa accuratezza, con il grandioso mondo formale, la magnificenza cromatica e il pathos dei suoi modelli italiani