di Laura Corchia
Puglia – New York – Puglia, questo è il percorso compiuto dalle opere frutto del sodalizio artistico di Fabrizio Fontana e di Paolo Loschi. Organizzato da “Ars and Art Gallery” di Galatina (Lecce), “Jioki Loschi” è un progetto nato quasi per gioco, ma con risultati qualitativamente seri. L’estro e l’originalità dei due artisti ha fatto colpo anche nella Grande Mela, tanto da spingere la prestigiosa Dacia Gallery a dedicare loro una mostra
Non si tratta di un percorso espositivo complementare ma distinto, ma di una vera e propria incursione l’uno nei lavori dell’altro. Realizzate nel giro di quindici giorni, le opere hanno visto i due artisti lavorare gomito a gomito e “sacrificare” la propria individualità, in favore di interventi simultanei e di reciproche contaminazioni successive. Le iconografie appaiono innegabilmente ludiche, a tratti canzonatorie ed
irriverenti.
Su cartoni pieghevoli e trasportabili, si dipanano personaggi rudi e surreali, collage e resine, simboli che ne complicano la lettura e che rappresentano un invito a decodificarla. Memori di un graffitismo acceso e aggressivo, le figure si stagliano su fondi dalle tinte forti, come icone contemporanee. Troviamo guardiani del cimitero con il volto ricoperto da croci, quasi ad evocare l’ordine, il rigore e la geometria del camposanto, un papa dalle cui orbite spuntano volti di donne e di bambini, un Adamo che si accompagna all’immancabile serpente. Evidente è il rimando alle opere del writer e pittore statunitense Jean-Michel Basquiat (1960-1988).
Osservando i cartoni, difficile risulta individuare le singole mani e stabilire chi abbia fatto cosa o che cosa sia nata per prima. Complicato risalire all’idea germinale, al primo tratto di matita o al primo schizzo di colore.
“L’esposizione – racconta Paolo – è nata in chat. Conobbi Fontana ad una fiera a Milano, abbiamo condiviso con i nostri galleristi uno stand. Ci siamo piaciuti e fu poi Fontana a contattarmi on line successivamente, e a propormi una collaborazione, che accettai subito. Sono così stato ospite per due settimane, a casa di Fontana, in Salento e nel suo studio siamo partiti immediatamente a lavorare senza un progetto preciso, solo il titolo avevamo. Successivamente venne a visitarci Gigi Rigliaco che ha una galleria a Galatina. E fu lui a indirizzarci sul taglio da dare alla produzione. Una sorta di santi e supereroi inquadrati con piano americano. Il metodo di lavoro è principalmente stato armonico e naturale. Tutti i lavori, a parte uno che è stato compiuto simultaneamente, sono partiti da me. Io sono molto produttivo e molto veloce nell’esecuzione. Poi Fontana aveva il compito di “profanare” col suo tratto pop e i suoi interventi di collage.”
Un lavoro a quattro mani che, come dice Fontana all’amico-collega, è formato da “la mia resina e la mia chimica e i tuoi sogni e le tue fiabe”.
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