Siamo da Franco Balduzzi, a Rudiano, accolti tra i muri rassicuranti della casa del pittore, in un clima tepido alimentato dalla cortesia della moglie Giusi e dai silenzi premurosi dell’artista. Siamo qui per ascoltare il senso di un ritorno di successo dalla Francia e per non dimenticare che la notizia sta nella partenza e pure nel rivedere la propria dimora con il “grazie”, in questo caso, dei francesi. Intanto, nello studio di Balduzzi, nell’antro d’ordine e di nutrito realismo estetico, incontriamo molti dipinti e gli studi preparatori di quello dedicato a Mosè Tovini, beatificato nel settembre scorso, cantato a festa, come si deve, dal clero bresciano e vaticano. Un’opera ordinata dai Padri Oblati ed ora nella chiesa di Santa Maria delle Grazie nella nostra città. Il Beato, come è naturale, schiacciò l’artista. Ora che sono trascorse due lune, possiamo riprendere la relazione pittorica e spirituale di Franco Balduzzi con il soggetto della committenza. Mosè Tovini è stato studiato nelle testimonianze camune, nell’analisi dei testi, nelle parole della Beatificazione. L’opera si svolge su tre piani, come un avvicinamento del sacerdote verso i gradi crescenti della Grazia. In primo piano, don Tovini, di una magrezza umanamente e spiritualmente bella, rimarcata nel cammino immaginario verso il Signore, pare avanzare anche nella direzione di chi lo ammira.
In tal senso, egli viene a identificarsi come un ponte tra l’umanità e il Cielo. Come un soccorso nei giorni della tempesta. A mani giunte, lo sguardo è a mezzo tra la contemplazione e la terra, e quel principio fermo di ciuffo grigio ce lo restituisce sempre tra noi. Don Mosè è così il nostro Angelo, e alle sue spalle, nel secondo piano del dipinto, le sole due guardie del corpo dello Spirito, cioè il Padre e la Madre, garantiscono la protezione che lui elargisce nei confronti di chi lo osserva. Il terzo piano è degli Angeli, tali e quali, senza simbologie, sfumati appena prima della Basilica di San Pietro, che rimane alle spalle di tutti, a sfondo della casa terrena, a modo di una montagna, di un orizzonte solido. Franco Balduzzi è piaciuto ai francesi, ai religiosi estimatori della figura di don Mosè Tovini; sono piaciuti i volti ritratti, le nature autunnali di melograni, tra segni del realismo biblico di Annigoni, il lucido naturalismo di Sciltian, il vento lontano di un postcaravaggismo ma senza quella violenza. Ora, composte le opere sui peccati capitali, accresciuti i disegni di un realismo pulito, in cerca di una morale né dialettale né accademica, Balduzzi è ricercato dai castelli e dai municipi della sua terra. Presto ci dirà dove.
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[PDF] Balduzzi, tributo alla grazia
STILE Brescia 2007