Gabriella Bianchi, un Notturno suonato e cantato per l'anima che veglia tra frutti selvatici

La poetessa umbra: "La grande Emily Dickinson ha scritto: "Questa è la mia lettera al mondo/ che non ha mai risposto a me". La constatazione è amara e fa riflettere. Viviamo in un mondo dove contano gli oggetti, il denaro, il potere, le vittorie, la moda, l'apparire, le auto di lusso, mentre la Tv appiattisce le menti con programmi demenziali. I valori morali sono crollati, dispersi, annientati. Le nuove generazioni crescono insicure e aggressive. Non è facile per la poesia farsi strada in questo deserto ricolmo di idoli falsi. La poesia deve farsi pane, deve aprire e nutrire le menti con la bellezza e la forza della verità. Questo è il suo compito".

di Adele Lo Feudo
Quando leggo i pensieri che mette nero su bianco Gabriella Bianchi mi pare di essere lei.
Ogni cosa mi riporta a momenti, emozioni che anche io ho vissuto o che potrei avere assaporato.
È bello rivedersi nel cuore di una donna così con un grande patrimonio di sentimenti e talento comunicativo.
Non è da tutti scrivere emozionando.
Gabriella è semplice ma complessa allo stesso tempo.
Umile e profonda, ha conosciuto la sofferenza, il suo cuore, ed anche le ingiustizie eppure ha ancora speranze che io le auguro diventino realtà fruibili da parte di tutti noi lettori.
Ci siamo conosciute sui social, poi telefonicamente e infine di persona.
La stimo. L’ ammiro…e spero di sapere cogliere e trasmettere ciò che ho avuto l’ onore ed il piacere di ricevere dal suo essere profondo.
GABRIELLA BIANCHI
Nata e vive a Perugia dove lavora come aiuto-bibliotecaria.
Ha pubblicato otto libri di poesie e vinto alcuni primi premi per la poesia e la prosa.
Sue liriche sono presenti in varie antologie nazionali.
A TU X TU
Quando e come scopristi la tua vena poetica?
Ho scoperto la mia vena poetica nell’adolescenza quando ho iniziato a scrivere i miei primi versi, nati dalla riflessione sul mondo che avevo intorno. In casa la televisione è entrata tardi, quindi avevo una visione scolastica dell’universo e ignoravo completamente la politica. Le mie prime poesie avevano per tema la natura, il mistero della vita e il sorgere dei sentimenti. L’energia affettiva ha motivato la mia prima produzione in versi. Non avevo i mezzi per raccogliere le mie poesie in un libro da dare alle stampe ed ho dovuto aspettare il 1984, quando era già nato mio figlio.
Quanto e come i tuoi affetti hanno inciso sulla tua creatività e produzione poetica?
Il mondo affettivo è il substrato della mia poesia e questo anche quando scrivo sulla quotidianità, sulla decadenza dei valori morali o su altri argomenti a me cari e urgenti. Gli affetti mi hanno plasmato il carattere insieme ai duri colpi della vita ma anche insieme a tante piccole gioie e conquiste, di conseguenza restano l’humus delle mie liriche.
Parlaci della stesura del tuo primo libro, delle difficoltà, delle emozioni.
L’uscita del mio primo libro è lontana. Ho pubblicato otto volumi approfondendo i temi e affinando la tecnica. E’ pronto il nono libro che, per uno scrittore, è come un figlio. Pubblicare un testo non è facile: prima di tutto…..costa. Inoltre la poesia non ha mercato ed è una Cenerentola nascosta negli scaffali delle librerie. Il primo libro era pronto e mancavano i soldi. Lo avevo costruito con severità, togliendo e scremando, purificandolo nel linguaggio ed eliminando quelle zone d’ombra che sono i luoghi comuni. Ho voluto che fosse un libro al femminile scegliendo una donna per la prefazione ed una pittrice, o meglio incisore, per le illustrazioni.
Cosa ti spinge ancora a scrivere
Quello che mi spinge a scrivere ancora adesso, visto che non sono più giovane, è un’istanza interiore, una spinta direi, è un’urgenza che non riesco a soffocare perché è forte quanto me: di conseguenza dobbiamo camminare insieme. E’ per me come l’aria che respiro, è acqua e cibo. Razionalmente non si può spiegare, si deve soltanto accettare in convivenza. I frutti di questa convivenza sono lirici, sono poesie a volte buone a volte meno o non riuscite affatto alla luce critica della ragione. Questi frutti selvatici che sono le poesie devono passare al vaglio della ragione, sempre.
A che tipo di pubblico sono rivolti i tuoi pensieri poetici e perchè?
Le mie poesie sono rivolte a chi si trova sulla mia stessa lunghezza d’onda. Sono rivolte agli artisti, ai visionari, a chi vuole andare oltre il reale, a chi non si accontenta delle cose di ogni giorno. Sono anche rivolte a chi vuole, e spera, di poter cambiare in meglio la realtà con il bello, con il linguaggio puro della verità, con le parole limpide che sgorgano dal profondo. Non sono rivolte ai superficiali e ai materialisti: costoro nemmeno sanno cosa sia la poesia. La poesia è una chiave che apre altri mondi possibili.
Progetti futuri o cosa ti piacerebbe fare?
Un poeta desidera far circolare la sua poesia, cioè il compendio delle sue idee e del suo pensiero sul mondo. I modi sono essenzialmente due: pubblicare libri e presentarli in sedi opportune e, in seconda istanza, andare a parlare nelle scuole, parlare il più possibile alla gente (con il supporto delle strutture pubbliche) di poesia. Non è facile perché si ritiene che la poesia sia una forma letteraria triste e noiosa. Questo accade quando la scrittura lirica si ferma e affonda, come in una palude, nello sterile diarismo. Alla poesia attuale manca linfa e ossigeno. Una terza soluzione per far conoscere la poesia e farla arrivare all’animo dei giovani è quella di abbinarla ad altre forme d’arte: la pittura, la musica, la ceramica, ecc.
Una frase tua o di altri che ti sta a cuore?
La grande Emily Dickinson ha scritto: “Questa è la mia lettera al mondo/ che non ha mai risposto a me”. La constatazione è amara e fa riflettere. Viviamo in un mondo dove contano gli oggetti, il denaro, il potere, le vittorie, la moda, l’apparire, le auto di lusso, mentre la Tv appiattisce le menti con programmi demenziali. I valori morali sono crollati, dispersi, annientati. Le nuove generazioni crescono insicure e aggressive. Non è facile per la poesia farsi strada in questo deserto ricolmo di idoli falsi. La poesia deve farsi pane, deve aprire e nutrire le menti con la bellezza e la forza della verità. Questo è il suo compito.
Concludo con i versi di Gabriella tratti da “NOTTURNO”
FREMITI
Sobbalzo se penso
d’ essere stata tua amante.
Il giorno volge la faccia a ponente
con durezza di pietra,
tu cammini chissà dove
tra le ombre
e la tua presenza carnale
più non mi avvolge
di tenerezza.
La forza del tuo sangue si è infranta
contro le porte di bronzo
dell’Ade
che io posso
soltanto sfiorare,
quando la mia anima va in cerca di te
come una piuma
in balia dei venti.
 

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