L’immagine femminile in lettura attraversa orizzontalmente la pittura e la scultura di ogni tempo, ma soprattutto nella stagione ottocentesca si assiste a un intensificarsi di questo genere di rappresentazione, poiché la donna inizia a prendere maggior consapevolezza di sé e dei suoi sentimenti, tenta lentamente di diventare protagonista della vita sociale e culturale. La lettura, intesa come manifestazione intellettuale occupa la donna solamente nell’ambiente interiore, nascosto, chiuso di una stanza, si pensi alla splendido quadro del 1864-65, La lettrice, dipinto da Federico Faruffini, in cui il pittore lombardo, che con le sue opere preannuncia i palpiti della scapigliatura, raffigura una donna moderna, indipendente, che legge, seduta comodamente su un divano, un libro, reggendo nell’altra mano una sigaretta, segno più che mai tangibile di una volontà provocatoria di emancipazione. Igino Ugo Tarchetti, nutrito dalla medesima linfa di Faruffini, nel suo romanzo Fosca, dai tratti romantico-decadenti, avvia uno stretto colloquio di corrispondenze semantiche proprio con quest’opera, caratterizzando la protagonista e l’antagonista con elementi che nella loro antitesi appartengono alla lettrice faruffiniana.
Molte immagini di Lettrici o Leggitrici, omaggio più che mai dovuto alla intensa scultura di Pietro Magni, occupano, quali protagoniste le tele di Francesco Hayez, Tranquillo Cremona, Daniele Ranzoni, Mosè Bianchi, Giovanni Fattori, Umberto Boccioni e tanti altri fino ad arrivare a Sogni di Matteo Vittorio Corcos che chiude e nello stesso tempo apre una visione nuova di questo tema, traghettandoci nel Novecento. L’opera esposta nel 1896 alla Festà dell’Arte e dei Fiori a Firenze ebbe un grande successo di pubblico tanto che successivamente fu acquistata dallo Stato Italiano e attualmente è conservata alla Galleria nazionale di arte moderna e contemporanea di Roma. Chi è la ritrattata? Chi è quella donna che con sguardo fiero scruta l’osservatore? Sappiamo che si tratta di Elena Vecchi, figlia di un amico del pittore; a noi si presenta in un luogo aperto, seduta su una panchina, in una tiepida giornata d’autunno, con le gambe accavallate. Ha appena terminato di leggere dei libri in edizione Flammarion, il cappellino impagliato e l’ombrellino posati sulla panchina, insieme ad una rosa sgualcita, ci portano a pensare che fra non molto si alzerà e andrà per il mondo, potendo andare per il mondo con il bagaglio di pensieri e di letture che sono ormai parte imprescindibile di sé. Ma poi che ne sarà di lei? Questo non lo sappiamo, speriamo che in questa lotta di emancipazione non perda la purezza e l’idealità della sua anima, non vogliamo che diventi come le donne di Angeles Santos Torroella, ritratte nell’opera Salotto del 1919. Vorremo, se fosse possibile, che la bella e sicura Elena Vecchi riesca a percorrere i sentieri del vivere serbando nel cuore la pace e la serenità delle donne ritratte nel Pergolato leghiano.