Gaspare Traversi, il primo fotografo di scena

Si riteneva che le opere di Gaspare Traversi rappresentassero scene di genere. In realtà uno studioso dimostra che i quadri nacquero in teatro come forme di trasposizione figurativa dei testi. L’allegoria del cognome del musicista Porpora attraverso il colore dell’abito



Gaspare Traversi, La lezione di musica.  La figura in primo piano a destra ritrarrebbe il compositore Nicola Antonio Porpora, autore della Ballata a voce sola di cui è rappresentato nel quadro lo spartito. Il colore dell’abito alluderebbe quindi al nome del musicista. Il flauto traverso a sinistra sarebbe invece la firma figurata del pittore
Gaspare Traversi, La lezione di musica.
La figura in primo piano a destra ritrarrebbe il compositore Nicola Antonio Porpora, autore della Ballata a voce sola di cui è rappresentato nel quadro lo spartito. Il colore dell’abito alluderebbe quindi al nome del musicista. Il flauto traverso a sinistra sarebbe invece la firma figurata del pittore


Pittura con scene di genere” è definizione data dai critici alle tele che raffigurano frammenti di vita familiare e quotidiana. I lavori del partenopeo Gaspare Traversi (1722-1770) rientrano pienamente in questo ambito: l’artista non tralascia nulla del variegato mondo borghese dell’Italia settecentesca. I suoi dipinti sono stati interpretati come riproduzioni di sequenze dell’opera buffa a lui coeva, giacché è possibile evidenziare la netta coincidenza fra i soggetti di alcuni quadri e i titoli di altrettante commedie per musica, imperniate sulla polemica sociale, messe in scena a Napoli nel XVIII secolo. L’ipotesi, ripresa da Alessandro Ratti nel volume Luci, arte e “lumi” nel Settecento tra Parma, Napoli e Roma, edito da Mazzotta, troverebbe conferma nella Lezione di musica, realizzata tra il 1750 e il 1752: si tratterebbe della trasposizione pittorica di un episodio d’un libretto scritto da Pietro Trinchera per un’opera rappresentata al nuovo Teatro di Napoli, il futuro San Carlo, a partire dal 1738. Protagonista è una vedova che, travestita da cantante, tenta inutilmente di catturare l’attenzione di alcuni gentiluomini rapiti dal fascino della giovane figlia. “Fotografo di scena” ante litteram, Traversi avrebbe riportato sulla tela un momento dello spettacolo. Tra il 1753 e il 1755, l’artista lavora ad un’altra Lezione di musica, celebre parodia della nuova borghesia boriosa ed incolta.
Il dipinto è stato realizzato mediante un sapiente gioco di fonti di luce: la cantante pare rivolgersi ad una superficie riverberante, come se stesse guardando il proprio viso riflesso allo specchio. Il quadro allora sarebbe un’abile “mise en scène” di ritratti, ed è plausibile che la firma del pittore venga resa in modo ironico nella sottile citazione, in forma di rebus, del “flauto traverso”, allusione al proprio cognome. Osservando l’opera, scorgiamo a sinistra quattro figure: la cantante, seduta al clavicembalo, e tre suonatori, disposti a semicerchio intorno a lei. Sul lato opposto altri cinque personaggi, di cui due intenti a conversare in secondo piano, due effigiati dietro lo strumento – il maestro che volta le pagine ed un astante visibilmente attratto dalla donna – ed uno in primo piano, dall’espressione assorta. Quest’ultimo è stato riconosciuto come l’autore della musica eseguita, la Ballata a voce sola. Per capirlo basta guardare le persone intorno al clavicembalo, in particolare quelle che rivolgono gli occhi allo spartito. Due sono state individuate: il maestro, identificato come Paolo Boi, e l’uomo pingue vestito di rosso porpora. Non si tratta di una semplice coincidenza: il colore dell’abito allude al nome del compositore della Ballata, il napoletano Nicola Antonio Porpora. Probabilmente un omaggio di Gaspare Traversi al proprio illustre concittadino.

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