Gentile da Fabriano, quando dipingi la vita come una cosa meravigliosa

Fu delicato cantore del gotico internazionale, interpretandone al meglio i caratteri di eleganza, fantasia di colori e costumi, attenzione alla poesia delle piccole cose e capacità di ricreare atmosfere di sogno. Con una sensibilità e una genialità tali da anticipare molti dei traguardi raggiunti dalla pittura fiamminga, Gentile studiò e riprodusse con esiti straordinari per l’epoca i colori e gli effetti luminosi dell’atmosfera, firmando, non a caso, uno dei primi notturni conosciuti nella storia dell’arte occidentale (l’Adorazione dei magi)



Gentile da Fabriano, “Adorazione dei Magi” (particolare)
Gentile da Fabriano, “Adorazione dei Magi” (particolare)


L’ intensa vicenda pittorica di Gentile da Fabriano si inserisce di diritto in quella assai più ampia del gotico internazionale europeo, costituendo una delle pagine più belle e fondamentali del filone italiano. Dalle Fiandre alla Boemia all’Italia, attraverso le vie fluviali del Reno, del Danubio, dell’Isarco e dell’Adige, questa corrente artistica prevalentemente pittorica, si diffuse un po’ovunque con gli stessi caratteri di elegante raffinatezza, fantasia di colori e di costumi e con una più acuta osservazione della realtà, rivolta soprattutto alle piccole cose: ai fiori, alle erbe, ai gioielli. Gentile ne fu delicatissimo interprete, capace di far confluire nella sua arte atmosfere fiabesche quasi irreali e la minuziosa descrizione naturalistica dei dettagli. Giorgio Vasari, l’artista e biografo d’artisti aretino, ebbe a scrivere: “Michelangelo… parlando di Gentile usava dire che nel dipingere aveva avuto la mano simile al nome”. Essere oggetto di una simile ammirazione da parte del Buonarroti, rappresentò un’autentica consacrazione per un artista che in vita era comunque stato tra i più stimati e contesi dai grandi committenti. Gentile fu in effetti protagonista della scena artistica delle più importanti città italiane come Venezia, Firenze, Roma, e fu anche un membro di primo piano della società del suo tempo, entro cui era onorato come una stella di prima grandezza. Nato a Fabriano intorno al 1380, poco si conosce della formazione e della primissima attività di Gentile di Niccolò. Certo è che fin dagli anni giovanili egli godette della protezione del signore della città, Chiavello Chiavelli, condottiero del duca di Milano Giangaleazzo Visconti. Tale circostanza offrì al pittore l’opportunità di trovare ospitalità in una delle feconde botteghe artistiche più fiorenti della Lombardia della fine del Trecento. Giangaleazzo Visconti, infatti fu sì un uomo politico spregiudicato, ma anche un governatore accorto e un umanista attento, ed ebbe il merito di creare tra Milano e Pavia una corte intorno a cui gravitavano artisti e letterati di respiro internazionale, ai quali peraltro egli aveva messo a disposizione una delle biblioteche più importanti del tempo.
“Madonna col Bambino”
“Madonna col Bambino”

Gentile ebbe qui modo non soltanto di apprendere i segreti della tecnica pittorica, della lavorazione dell’oro, dell’impiego dei colori e delle vernici, ma anche di studiare i tessuti più preziosi che ammirava indosso alle dame più eleganti o nelle botteghe più ricche, sperimentando come replicarne in pittura i sorprendenti effetti di consistenza materica. Osservando le tecniche di lavorazione degli ori che giungevano in Lombardia dalle botteghe di Parigi, imparò ad imitarle, con effetti eccezionali, sulle tavole dipinte creando autentici gioielli a rilievo o disegnando rare e dolcissime figure incise direttamente sull’oro. Estrema attenzione e partecipazione emotiva furono impiegate dal maestro nella trattazione delle figure umane e della loro fisionomia, e numerose fonti dell’epoca lo descrivono come autore di ritratti realistici, sempre molto conformi alle esigenze dei committenti. In particolare, nel dipingere i personaggi sacri, Gentile sapeva evocare sguardi che rivelano una serenità e una letizia che trascendono il tempo e le umane inquietudini. Anche gli alberi, gli arbusti e i fiori furono per lui fonte inesauribile d’ispirazione ed è facile immaginarlo impegnato a disegnare sul suo taccuino, con la stessa meticolosità di uno studioso di botanica, gli elementi vegetali destinati poi ad arricchire i suoi dipinti. Con una sensibilità e una genialità tali da anticipare molti dei traguardi raggiunti dalla pittura fiamminga, Gentile studiò e riprodusse con esiti straordinari per l’epoca i colori e gli effetti luminosi dell’atmosfera, firmando, non a caso, uno dei primi notturni conosciuti nella storia dell’arte occidentale (l’Adorazione dei magi). A questa prima fase fondamentale della sua vicenda artistica trascorsa alla corte di Giangaleazzo, è dedicata la prima sezione della grande mostra “Gentile da Fabriano e l’Altro rinascimento”, in programma a Fabriano fino al 23 luglio, un appuntamento che si preannuncia di grande richiamo, vista la presenza di 32 capolavori del maestro esposti accanto alle opere dei più importanti pittori del primo Quattrocento, quali Masaccio, Masolino, Beato Angelico, Jacobello del Fiore, Pisanello.


Paradossalmente, la cittadina marchigiana che gli diede i natali non conserva nessuna delle opere dal naturalismo sensuale e indugiante, delle tavole dalla caratteristica tenerezza pittorica di Gentile, che, tutte disperse tra ’600 e ’800, si trovano in varie città italiane e non, e che per l’occasione sono state qui radunate. Il percorso espositivo, scandito cronologicamente dalle tappe fondamentali della sua vita, si sofferma su alcune capitali opere che catalizzano le diverse sezioni, come ad esempio la Madonna con Bambino e angeli della Galleria Nazionale di Perugia, fulcro del comparto dedicato ad alcuni capolavori dell’arte orafa del XV secolo. La terza sezione è intitolata “A Venezia: il polittico di Valleromita”. Quest’ultimo, oggi conservato a Brera, fu realizzato da Gentile per committenti fabrianesi negli anni in cui fu chiamato in Laguna per la decorazione ad affresco (oggi perduta) della Sala del Maggior Consiglio in Palazzo Ducale e viene qui esposto accanto ad altri capolavori come la Natività del Paul Getty Museum di Los Angeles e la Madonna con Bambino ed angeli musicanti del Metropolitan Museum di New York. L’ambiente artistico sviluppatosi in Umbria e nelle Marche nella prima metà del Quattrocento è indagato nella sezione “Il ritorno a Fabriano: lo stendardo francescano e il Maestro di Staffolo”, mentre ne “L’eredità di Gentile a Fabriano” ci si sofferma sulla personalità di Antonio di Agostino da Fabriano, artista che chiude la parabola dell’arte quattrocentesca nel territorio fabrianese. Capolavoro assoluto di Gentile da Fabriano è la grandiosa Adorazione dei Magi, dove confluiscono in armoniosamente tutte le componenti del suo stile, realizzata nel 1423 al culmine della felice stagione fiorentina di Gentile – esaminata nella sezione “A Firenze: la Pala Strozzi e i polittici Quaratesi” -. Fu durante il soggiorno nella città gigliata che l’artista entrò in contatto con i protagonisti del Rinascimento toscano: Masaccio e Lorenzo Ghiberti, la cui opera è qui documentata dalla presenza di straordinari dipinti come la Madonna col Bambino Casini del primo e il Reliquario di Sant’Andrea del secondo. Il percorso della mostra si chiude con “A Siena e a Roma al servizio di Papa Martino V”, che racconta del periodo in cui Gentile fu chiamato nella Capitale per lavorare alla decorazione della Basilica di San Giovanni in Laterano, con un ciclo di affreschi che andarono purtroppo distrutti durante il rifacimento seicentesco della chiesa. Fu proprio a Roma che Gentile morì, nel 1427, lasciando una schiera numerosa quanto importante di allievi che, tra l’Italia settentrionale e l’Italia centrale, continueranno a raccontare le meraviglie del gusto e della vita cortese nell’arte.

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