Nella stazione di Santa Maria Novella a Firenze, con la presentazione di Vittorio Sgarbi, fu inaugurata la monumentale opera Partenze di Giampaolo Talani, primo affresco realizzato in una stazione con la tecnica rinascimentale.
Il lavoro – quasi settanta metri quadrati – nacque dalla coniugazione di un sapiente mestiere antico con innovativi aspetti tecnici, a partire dalla rivoluzionaria struttura progettata per accogliere e sostenere il “muro sospeso”. La realizzazione dell’affresco si inserì nel piano di ristrutturazione e riqualificazione delle principali stazioni ferroviarie italiane e rappresentò un’operazione artistica di notevole portata, con il valore aggiunto di arricchire la storica struttura realizzata negli anni trenta dall’architetto Michelucci, considerata uno degli esempi più significativi del movimento architettonico razionalista italiano.
Partenze – icona contemporanea del viaggiatore – è il tema del grande affresco di Talani: un treno di umanità in eterno movimento, “perché solo il viaggio – osserva il pittore -, in fondo, ha un senso”. Viaggio di ombre e del pensiero più che viaggio del corpo, viaggio dell’anima, della mente con i rossi fardelli dei ricordi – le valigie sono rosse, colore assoluto -, sentimenti e speranze che accompagnano da subito e da sempre le nostre esistenze. Solo figure per Santa Maria Novella, la medesima umanità quasi incorporea che attraversa ogni giorno lo spazio di una stazione.
La pittura a fresco è considerata da sempre la più impegnativa tra le tecniche artistiche. Michelangelo stesso la definisce “pittura degli uomini”, poiché impegna al massimo le capacità e le risorse dell’esecutore; d’altra parte Cennino Cennini afferma che “l’affresco è il più dolce e il più vago lavorare che ci sia”, perché dà una straordinaria emozione. L’affresco è il sistema pittorico che ha resistito più a lungo nei tempi: dall’antichità romana al Medioevo, al Rinascimento sino alle fastose decorazioni nei saloni delle ville del Cinque, Sei e Settecento, coloro che hanno dipinto “a fresco” ci hanno lasciato un’eredità straordinaria.
Talani ha eseguito il suo lavoro secondo i canoni classici della tecnica del “buon fresco” antico: l’intonaco fresco riceve il pigmento stemperato in acqua assorbendolo e integrandolo nel muro stesso, per cui l’affresco non è pittura “su” muro ma “dentro” il muro. I processi di carbonatazione del grassello di calce con il tempo provvedono a cristallizzare e definire la pittura.
La realizzazione dell’opera ha comportato dunque grandi sfide tecniche. L’installazione è stata resa possibile grazie ad un sistema di alloggiamento sospeso con telaio in alluminio e lastre in vetro cellulare, unico nel suo genere; progettato dall’architetto Alessandro Panichi, ha permesso per la prima volta di sorreggere un muro affrescato di circa settanta metri quadrati – come si diceva – di superficie, del peso di una tonnellata e mezzo, mantenendolo tuttavia distaccato dalle strutture preesistenti. Il lavoro così non va a toccare le pareti in marmo della storica Stazione.
Partenze fu coordinato da Laura Farina per la società Oltremare Arte, che ha promosso l’intero progetto in collaborazione con Grandi Stazioni e con i patrocini di Regione Toscana, Comune di Firenze, Ordine degli Architetti della Provincia di Livorno, Dipartimento di Ingegneria civile dell’Università di Pisa, Collegio Ingegneri della Toscana e Federazione regionale degli Ordini degli Architetti della Toscana.
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[PDF] Talani, la partenza infinita
STILE ARTE 2006