Spesso l’attività di restauratore di dipinti si associa e si arricchisce con quella di collezionista o di amante dell’arte. Così anch’io, in cinquant’anni di lavoro, intenso e appassionato, ho avuto modo di approfondire non solo le mie competenze tecniche, per offrire una professionalità sempre più aggiornata ed efficace, ma anche lo studio delle opere e degli autori del passato. Non raramente mi è stata perciò offerta l’occasione di interessanti, quando non sorprendenti, scoperte: nel mio laboratorio, vedendo per esempio riemergere, grazie alla pulitura, la firma originale di un artista, oppure come consulente e perito d’arte, riconoscendo fra tante l’opera di pregio, fino a quel momento trascurata.
Così è successo recentemente, quando ho riconosciuto e poi restaurato una coppia di piccole tele (35×49 cm, facenti parte di una collezione privata), che permettono di definire meglio il profilo di un autore bresciano che sta via via acquistando sempre più riconoscimenti e prestigio, da parte dei critici e degli storici dell’arte. Si tratta di due splendide vedute sul Brenta, da attribuire con certezza a Gian Battista Cimaroli (1687- 1771), che giovanissimo si trasferì dalla natia Salò a Venezia, dove lavorò presso i più importanti pittori del tempo e rimase nello studio dello stesso Canaletto per ben dodici anni, durante i quali sicuramente affiancò il maestro non solo come aiuto ma come vero e proprio co-autore, pervenendo a competenze tecnico-espressive di altissimo livello. Infatti, anche se poi egli verrà quasi dimenticato e le sue opere confuse con quelle di altri artisti, nel ’700 Cimaroli godeva di ampia notorietà, tanto che i maggiori collezionisti del tempo possedevano suoi lavori. Cimaroli fu principalmente un paesaggista ed un vedutista, che si distinse per un’evidente sensibilità cromatica ed una mano sicura e lieve e, proprio per queste caratteristiche, alcune delle sue tele sono state attribuite a Canaletto, e solo recentemente restituite a lui dalla critica. Ciò che rende particolarmente interessanti i due dipinti è la rarità del soggetto. Infatti l’autore, che si era specializzato in paesaggi arcadici e perciò d’invenzione, qui decide di aderire ad un vedutismo di tipo naturalistico. Si tratta in effetti di due vedute eseguite sul posto, in cui il pittore non presenta paesaggi idealizzati ma riprende la realtà in modo preciso e puntuale, documentando anche scene di vita del tempo. In particolare sono rappresentati due centri abitati lungo il corso del Brenta. Proprio questo dà maggiore pregio e valore ai paesaggi, poiché è esemplare di un filone più raro e di gran lunga più significativo, sia per lo spessore di testimonianza storica, sia come dimostrazione della vicinanza, a volte quasi letterale, di Cimaroli alle vedute veneziane di Canaletto. Nella prima tela si può vedere al centro un grande albero che divide l’impaginazione della scena: a sinistra un torrente si separa dal fiume, una donna lava i panni sulla riva, un cavaliere si muove al passo e un ragazzo gioca a palla; a destra un mandriano guida una lenta processione di mucche. Sulle due rive del fiume le case, avvolte da
una luce calda e morbida, fanno da scenografia a questo sereno momento.
Nella seconda tela, più vivace e affollata, campeggia al centro un bellissimo palazzo signorile, bilanciato a destra dal fiume e dalle barche attraccate per lo scarico merci e a sinistra da una maestosa pianta, sotto la quale sono radunate molte figure, tra cui, in primo piano, alcuni venditori che hanno improvvisato un piccolo mercato. Ciò che colpisce in questi dipinti è la sensibilità per il paesaggio, orientata verso una resa obiettiva e intensa dei particolari e una presenza viva delle figure. Cimaroli guarda e riprende ogni aspetto delle località ritratte, ne riproduce la vita
e la fusione armonica fra natura e cose: gli edifici e le persone risultano infatti inseriti in modo sereno nell’ambiente, così come in certe vedute realistiche di Venezia che egli aveva realizzato nello
studio di Canaletto.
A tale proposito risulta assai prezioso l’intervento di Dario Succi, il più esperto studioso del Cimaroli, che si è reso disponibile a visionare la coppia di tele, esprimendo un parere che qui riporto: “Uno dei due dipinti raffigura il punto in cui il taglio di Mirano confluisce, passando sotto un ponticello nel Brenta a poca distanza dall’abitato di Mira. Il suggestivo paesaggio appare oggi profondamente mutato per le demolizioni avvenute nel corso degli ultimi due secoli e per l’affollarsi della nuova anonima edilizia residenziale… Nel pendant l’artista ha evocato invece il paese di Oriago raffigurando l’antica chiesa e il campanile romanico posti specularmene rispetto al corso del fiume e collocando al centro un bel palazzotto rinascimentale a tre piani, arieggiante la famosa Osteria del Botteghin. Quest’ultima costituiva il primo posto di ristoro che i viaggiatori sul Burchiello, la lussuosa imbarcazione visibile sulla sponda sinistra del fiume, incontravano durante il viaggio da Venezia a Padova risalendo il corso del Brenta da Lizza Fusina, dove il fiume sbocca nella laguna veneta”. L’illustre studioso ci offre così ulteriori e precisissime notizie sulla verità geografica dei luoghi rappresentati e conclude affermando che “questi due luminosi e cromaticamente scintillanti dipinti sono databili intorno al 1740 ed esprimono al meglio la sensibilità di un artista gradevolissimo e particolarmente attento a soddisfare il gusto del collezionismo internazionale dell’epoca”.
Va anche detto che la recentissima attribuzione a Cimaroli di due opere prima riferite a Canaletto, una veduta di Venezia e una di Dolo sul Brenta, dimostra non solo il crescente riconoscimento dell’alto spessore artistico del bresciano, ma ci suggerisce anche riferimenti precisi con le due tele. Come dice la studiosa Marzia Moschetta, parlando del Cimaroli: “Canaletto fu il suo punto di riferimento, tuttavia la sua maniera presenta delle caratteristiche assolutamente peculiari. Vi si scorge un naturalismo di fondo che tradisce la sua giovanile formazione lombarda”. Moschetta riporta poi le parole di Anna Bozena Kowalczyk, la prima studiosa ad aver riportato l’attribuzione di molte opere da Canaletto a Cimaroli, che ha definito l’autore “painter of river side scenes on the Brenta par excellence”, riconoscendo così proprio nelle vedute sul Brenta la più importante e autentica espressione dell’arte del Nostro.
Per quanto riguarda il restauro da me eseguito, va specificato che le opere si presentavano in uno stato conservativo più che buono e che risentivano solo dell’ingiallimento della vernice ormai cristallizzata. Si è trattato quindi di un intervento minimo, di pulitura e fissaggio del colore, unitamente alla nuova foderatura delle tele, decisa per garantire maggiore stabilità futura alla materia cromatica ed al supporto originali. In particolare, il risultato della pulitura ha permesso di apprezzare appieno i colori delicati ed insieme brillanti, la trasparenza del cielo e tutti quei particolari figurativi che, con la loro freschezza e verità storica, conferiscono ai due bellissimi dipinti un incisivo interesse documentaristico, sociale e geografico nonché un significativo valore di mercato. Mi auguro quindi che, da questa scoperta, abbia già preso l’avvio un nuovo e decisivo approfondimento dello studio del pittore bresciano, per ricostruirne con maggiore precisione l’attività e per assegnargli il lustro che la sua figura merita.
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[PDF] Gian Battista Cimaroli
STILE ARTE 2006