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Nelle immagini, opere di Giandante X (courtesy Il Ponte Casa d’aste, Milano)
Artisti, scrittori, politici, sportivi, gente di spettacolo. Tutti a Sarezzo, tutti a Villa Usignolo. La costruzione, oggi di proprietà del Comune (che vi ha ospitato mostre di rilievo), sorse all’inizio degli anni Cinquanta per volontà di un noto giornalista, Gino Ghidoni (era stato, tra l’altro, direttore della Fiaccola, rivista letteraria cui avevano collaborato pure D’Annunzio, Grazia Deledda e Pirandello), e della moglie, Elisa Gazzo Semiramide, psicologa e grafologa di fama nazionale, nonché apprezzata chiromante.
Come scrive Osvaldo Guerini, “la villa diventò immediatamente meta di importanti personaggi, giunti da Milano, da Roma, da Firenze, da Berlino, Parigi, Vienna”. Amici di Ghidoni, oppure estimatori delle qualità divinatorie della moglie di lui, desiderosi di farsi leggere la mano e di saperne qualcosa di più sul proprio avvenire.
Tra i vip di casa a Sarezzo, si possono citare Vittorio Gassmann, Gina Lollobrigida, Silvio Piola, Piero Bargellini, Maria Hardouin… Né, lo si accennava all’inizio, mancavano gli artisti. Un autorevole critico bresciano, oggi scomparso, testimoniava ad esempio la presenza, a Villa Usignolo, di Giandante X, pittore tanto grande quanto dimenticato.
Giandante X è lo pseudonimo adottato da Dante Pescò, o Persico. Nato nel 1899 (o 1900), rampollo di una ricca famiglia milanese, a diciassette anni egli lascia tutto per dedicarsi agli studi. Nel 1919 si laurea in architettura (è il più giovane architetto italiano), nel 1921 in filosofia. Rinuncia a prestigiosi incarichi accademici e professionali, così come ha rinunciato al denaro paterno.
Di fede anarchica, conduce un’esistenza monacale, mangiando pochissimo, vestendo sempre poveri abiti neri. Leonida Rèpaci ne ricorderà il viso “scavato, magrissimo, freddo, sbarbato, demoniaco”. Trascorre notti insonni a disegnare, inseguendo – lo scrive il pittore stesso – “con la matita pura e rapidissima come il fulmine gli animali, le pietre, le piante e finalmente il misterioso e perfetto essere vivente in continua evoluzione: l’uomo, il diamante intellettuale della materia”.
Nel 1920 viene organizzata una mostra di sue opere, curata in catalogo nientemeno che da Wildt. Ma si tratta di un’eccezione. Egli rifiuta i riconoscimenti, preferisce lavorare nel chiuso del suo studio. Tra i pochi estimatori, Aligi Sassu, che molti anni dopo ne parlerà come di uno dei due protagonisti della stagione artistica milanese di quel tempo, contrapponendolo a Sironi.
Fondatore di un gruppo antifascista, Giandante X viene più volte arrestato e torturato. Processato nel 1923, è schedato come ”nichilista incendiario” e tenuto sotto il controllo costante della polizia segreta. Continua a disegnare e a dipingere, a dedicarsi a progetti di architettura, in alcuni dei quali si sono volute rintracciare le origini di quello che sarà il grande movimento razionalista del nostro Paese.
Presto, tuttavia, nel suo itinerario creativo si verifica una svolta in direzione di un sofferto, tormentato espressionismo, riflesso indubbiamente del contesto storico e del travagliato vissuto personale di quegli anni. Nel 1933, Giandante X fugge in Francia, dove per mantenersi si adatta alle mansioni più umili.
Allo scoppio della guerra civile spagnola, si arruola tra i volontari antifranchisti. Nel 1937, la radio italiana dà la notizia della sua morte, affermando che sarebbe avvenuta nel corso della battaglia di Guadalajara. Si tratta, però, di una notizia infondata. Al termine del conflitto, il pittore ripara in Francia, dove realizza opere che, per la commossa adesione al dolore dell’uomo, espresso con una cromia diretta, immediata, rimandano all’esperienza di Corrente, che si va sviluppando proprio allora grazie ad un gruppo di giovani artisti del nostro Paese.
Consegnato dalle autorità francesi a quelle italiane, nel 1942 Giandante X è condannato a cinque anni di confino. Liberato dopo l’8 settembre, rientra a Milano, e collabora con la Resistenza. Nel dopoguerra, riprende la sua esistenza di irriducibile isolato. Dipinge sempre, volti soprattutto, ma anche fiori. Quadri e carte che vende per cifre irrisorie, o più spesso regala, declinando le offerte di mercanti e galleristi.
Scrive liriche, che un piccolo editore raccoglie in volumetti. I suoi versi vengono pubblicati pure in Francia, dove egli viene accostato a Dino Campana. Quando muore, nel 1984, è, naturalmente, senza un soldo in tasca. Il funerale è pagato da Giovanni Pesce, il comandante dei Gap milanesi, amico fedele e compagno d’armi durante la guerra di Spagna.
Perchè tutto quel movimento intorno a villa Usignolo? Secondo alcune ipotesi, Semiramide era punto di riferimento di un movimento esoterico internazionale, attorno al quale avrebbe potuto svilupparsi anche un progetto di salvaguardia politica dell’Occidente, minacciato dall’espansionismo comunista. Giandante X, che si rivela come un arista molto attento, com’è rivelato dai ritratti, dal piano esoterico potrebbe aver frequentato la casa di Ghidoni e Semiramide, sia per questo che per motivi legati al suo essere anarchico. Fino ad oggi non sarebbero, a quanto risultata, stati compiuti studi approfonditi, attorno alla figura della coppia. Il marito della cartomante era un noto giornalista e intellettuale, che aveva diretto, come si diceva, un mensile molto rappresentativo nei primi decenni del Novecento. Ghidoni, nato a Pegognagna, in provincia di Mantova nel 1897, si era trovato come i futuristi a comprendere se il Fascismo potesse costituire una strada politica praticabile. Come Pitigrilli, di cui era caro amico, Ghidoni sarebbe rimasto in una posizione vicina ma fortemente critica, rispetto al regime. Sempre più attratto dalla dimensione dell’esoterico, Ghidoni sarebbe divenuto un punto di riferimento di quelle forze movimentiste, anarcoidi , ma sostanzialmente anticomuniste che avrebbero potuto trovare una collaborazione con i servizi segreti americani, alla conclusione della guerra. La posizione di Elisa Semiramide, i suoi contatti con personaggi internazionali di altissimo livello – da Re Umberto a personaggi del jet set internazionale – avrebbero potuto favorire questa funzione.
La villa di Semiramide fu considerata un luogo carico di magia e di mistero. Nel paese di Sarezzo circolavano numerose leggende sulla coppia e sulla figlia di costoro, che secondo la piccola comunità, avrebbe avuto piedi di capra come un demonio. I Ghidoni avevano sì una figlia che veniva tenuta amorevolmente chiusa in casa e accudita continuamente da personale specializzato – che veniva fatto alloggiare a una nuova abitazione costruita dalla coppia, Villa Sorriso, perchè colpita da una grave forma di handicap.
Elisa Gazzo Semiramide si spense a Sarezzo il 29/8/1962, all’età di 55 anni, stroncata da un infarto.
Villa Usignolo divenne proprietà comunale nel 1989, quando l’Amministrazione Comunale lo acquistò da Maria Pellegrini, seconda moglie di Gino Ghidoni, rimasta unica erede dell’immobile. Alla leggenda della psicologa-maga Semiramide il cantautore Charlie Cinelli ha dedicato una canzone dialettale.
L’OPERA ANTIFASCISTA DI GIANDANTE X
LA CANZONE DI CHARLIE CINELLI DEDICATA AL MITO DELLA CHIROMANTE SEMIRAMIDE
Giandante X, il misterioso pittore anarchico nella villa della chiromante
Negli anni Cinquanta, Elisa Semiramide, riceveva a Villa Usignolo, a Sarezzo, in provincia di Brescia, celebri personaggi, a cui leggeva la mano. Tra i suoi ospiti, il pittore milanese che Sassu considerava uno dei più significativi intellettuali del tempo.Leonida Rèpaci ne ricorderà il viso “scavato, magrissimo, freddo, sbarbato, demoniaco”. Trascorre notti insonni a disegnare, inseguendo - lo scrive il pittore stesso - “con la matita pura e rapidissima come il fulmine gli animali, le pietre, le piante e finalmente il misterioso e perfetto essere vivente in continua evoluzione: l’uomo, il diamante intellettuale della materia”