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Giulio Alvigini è stato finalista al premio Nocivelli 2014. L’autore analizza la sua opera
Dichiaratamente omaggio al salto kleiniano, ma estrapolato dalla sua linea spaziale originale per essere ricontestualizzato all’interno degli ambiti dell’accademicità, Salto nel vuoto dal terzo piano dell’Accademia vuole essere metafora di liberazione dagli schemi classici della formazione alto-artistica e dalle metodologie del corporativismo accademico.
L’incidente e gesto trasfigurano nella biografia d’artista in quella che è spiritualmente legittimata come via di Damasco,similitudine biunivoca tra vocazione e destino sinergicamente vicine alle mie considerazioni sulle possibilità requisitorie necessarie alla determinazione di un’individualità artistica nel mondo dello star system ovvero sulla creazione di un personaggio-artistar. Artistar, volutamente errore di battitura, a voler sottolineare la fisicità di un artista che è stato reinventato e costruito da Duchamp, Dalì, Warhol, Koons, Hirst, Cattelan e Vezzoli con quella che viene identificata come “invenzione dell’artista come superstar”.
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Giulio Alvigini – Salto nel vuoto dal terzo piano dell'Accademia
Dichiaratamente omaggio al salto kleiniano, ma estrapolato dalla sua linea spaziale originale per essere ricontestualizzato all'interno degli ambiti dell'accademicità, Salto nel vuoto dal terzo piano dell'Accademia vuole essere metafora di liberazione dagli schemi classici della formazione alto-artistica e dalle metodologie del corporativismo accademico.