Se volessimo sintetizzare in poche parole il filo conduttore di tutta la ricerca artistica di Giuseppina Fontana, e se potessimo farlo senza sminuire le ricche sfumature che la rendono una ricerca molto composita e di indiscutibile spessore, basterebbe parlare di un’autentica vocazione per la materia, che se dapprima è stata in qualche modo minimizzata e “contenuta”, nel corso del tempo è maturata, in maniera sottile ed insinuante, fino a farsi perentoria. Una vocazione così spiccata da rendersi peraltro evidente non soltanto, come ci si potrebbe aspettare, nella intensa e vitalissima produzione scultorea, ma pure nei lavori bidimensionali, come gli assemblaggi polimaterici, e addirittura nei lavori su carta, dove il colore si addensa a suggerire una qualità plastica alle forme, in verità appena accennate, ma tanto evocative. In eloquente adesione ai valori antiretorici e antimonumentali della scultura tradizionale, che nel Novecento ha imboccato diversi filoni espressivi volti alla ricerca di una libera interpretazione della figura, finalmente calata in una dimensione intimistica e quotidiana, l’artista bresciana ha individuato la propria direzione creativa in uno stile che, pur palesando una certa contiguità con fonti classiche, soprattutto negli equilibri formali e volumetrici, riflette le soluzioni più felici proposte dai massimi innovatori del linguaggio plastico del secolo scorso. (…) Giuseppina Fontana ha scoperto presto il piacere della manipolazione della terra, oltre che quello della condensazione e costruzione delle immagini del suo mondo interiore in forme concrete e tangibili, e così modella la creta come fosse materia viva; la plasma con gesto sicuro, insieme spontaneo e meditato, e ne fa opere che palpitano di un’energia quasi visibile, perché grandemente umano è il nucleo sentimentale di questa sua esperienza estetica.
Le sue sono sculture che, prive in verità di ogni banalità decorativa, non si limitano a rappresentare frammenti di umanità, ma se ne fanno narrazione, trasposizione poetica, interpretazione emotiva, rendendole episodi o momenti che non si possono più dimenticare. La maturità espressiva di questi lavori è tutta compresa nel loro essere al tempo stesso abbozzati e compiuti: pur attraverso un modellato non perfetto, scabro, volutamente non finito, risalta infatti l’impeccabilità della resa anatomica delle figure, ottenuta con una non comune capacità di sintesi plastica. I volumi sono in aperto dialogo con l’ambiente e il dinamismo delle forme appare sapientemente acuito dall’interazione con la luce. Ne risultano talora effetti di sospensione gravitazionale che fanno perdere peso alla materia, senza però compromettere il sentimento di pienezza vitale che i corpi esaltano nello spazio. I valori puri dell’opera plastica – il contorno, la massa, il modellato, e in alcuni casi anche il colore – appaiono di volta in volta calibrati con il contenuto delle composizioni, tutte immerse in un’atmosfera dove il tempo è contratto, ma variamente declinate secondo un repertorio di soggetti che vibrano della verità dei diversi moti dell’anima, e se ne fanno metafora di struggente intensità. Come si accennava, la ricerca creativa di quest’artista è affidata a differenti registri linguistici. Alle opere modellate con la creta si affianca infatti la produzione di lavori bidimensionali realizzati attraverso assemblaggi polimaterici, in cui al realismo figurativo si sostituiscono la piena espressività e l’altissimo potenziale comunicativo di un lessico informale, veicolo di estrema sintesi poetica ed emotiva. Qui, dove prevale una visione mentale, un raffinato equilibrio compositivo è ottenuto mediante una efficace orchestrazione degli opposti: alternanze e scansioni di pieni e vuoti, di geometrie rigorose ed elementi vivi, di materiali freddi come il ferro e caldi come il legno e la terracotta, di bianco e nero e colore. Queste opere possono essere in qualche modo indicate come l’anello di congiunzione con l’altro versante della produzione di Giuseppina Fontana, quello pittorico. L’artista vi sperimenta una tecnica mista in cui alle velature dell’acquerello si accompagna un uso materico dei pigmenti ad olio. Attraverso un linguaggio dove si osserva la propensione a un disfacimento dell’immagine, Giuseppina intona il suo delicato canto alla natura, una natura che è in primo luogo ricordo, emozione di un tempo visto e vissuto.
Clicca sul link per aprire il PDF e leggere il testo, con immagini comparative:
[PDF] Giuseppina Fontana
STILE ARTE 2009