di Redazione
Stile arte è un quotidiano di arte e archeologia, fondato nel 1995 da Maurizio Bernardelli Curuz
Altri importanti reperti sono stati portati alla luce e presentati in queste ore durante la VI Campagna di scavo presso il sito archeologico di Casas del Turuñuelo, a Guareña (Badajoz). Tra questi, una placca di ardesia di circa 20 centimetri incisa su entrambi i lati, che ha attirato l’attenzione degli studiosi.
Questa placca presenta una combinazione di esercizi di disegno, la ripetizione continua di volti o figure geometriche, e una scena di combattimento in cui interagiscono tre personaggi. Le prime analisi suggeriscono che questo pezzo, unico nell’archeologia della penisola iberica, potrebbe essere stato utilizzato come supporto per un artigiano che incideva motivi su pezzi d’oro, avorio o legno.
El Turuñuelo, noto anche come Turuñuelo de Guareña o Casas del Turuñuelo, è un sito archeologico tartessiano risalente al V secolo a.C. situato nel comune di Guareña, in provincia di Badajoz, Spagna. Vicino a Yelbes, a circa 3 km di distanza, si trova la necropoli tartessiana di Medellín.
L’edificio di culto presentava probabilmente una sorta di sancta sanctorum in cui sono stati trovati scheletri di cavalli, di tori e di un maiale sacrificati alla divinità, secondo un rito che troveremo anche presso le popolazioni galliche. Secondo alcuni studiosi, il tempio sarebbe stato sigillato dagli stessi devoti, con grosse quantità di terra argillosa e devastato volutamente da un incendio, in vista dell’avanzamento dei Celti. L’integrità del luogo sarebbe collegata a questo isolamento ritualmente estremo.
Queste stragi erano, nelle culture europee coeve, legate alla morte di un re o di un personaggio eminente. O a situazioni sconvolgenti per l’equilibrio della comunità. Tempio dei Tartessi, quindi, inserito all’interno di un tessuto produttivo.
Tartessi era la denominazione data dagli Orientali prima e poi dai Greci ai luoghi dell’estremo Occidente da cui provenivano i metalli (specialmente lo stagno, fondamentale, unito al rame, per la produzione del bronzo). Non è chiaro se il nome Tartessi significasse solo «terra del metallo» e se, prima di localizzarsi nell’Andalusia (Spagna), fosse dato ad altre regioni. L’espansione dei tartessi, legata ai metalli, alle armi, alle guerre e al commercio, era stata bloccata dai Fenici, dopo l’8° sec. a.C., che stabilirono l’egemonia sui mari d’Occidente, impedendo ai tartessi stessi la libera navigazione colonizzatrice.
Il dominio fenicio durò sino all’imporsi nel Mediterraneo occidentale della talassocrazia focea (prima metà del 6° sec.), collegata ai coloni greci che si erano installati nel territorio Marsiglia. Annientato il predominio dei Focei da Cartaginesi ed Etruschi, anche Tartesso fu sottomessa da Cartagine verso il 500 a.C.
Ma veniamo alle ultime scoperte. L’Istituto di Archeologia di Mérida (IAM) ha condotto questi scavi sotto la guida di Sebastián Celestino Pérez ed Esther Rodríguez González. Il sito è uno dei dodici siti tartessiani identificati nella Valle del Guadiana, dei quali tre sono stati scavati: Cancho Roano, La Mata ed El Turuñuelo.
La nuova campagna ha permesso di scoprire anche la posizione della porta est di un edificio di culto, che dà accesso alla Sala delle Scale, scoperta nel 2023 e conosciuta per il ritrovamento dei primi rilievi figurati di Tartesso. Il lavoro è stato condotto dall’équipe dell’Istituto di Archeologia di Mérida (IAM), un centro congiunto del Consiglio Superiore della Ricerca Scientifica (CSIC) e del Governo dell’Estremadura, diretto da Esther Rodríguez González e Sebastián Celestino Pérez.
Durante una conferenza stampa, il team del CSIC ha sottolineato l’importanza della placca di ardesia, che raffigura quattro individui identificati come guerrieri, vista l’abbigliamento e le armi che portano. Sebbene il pezzo richieda ulteriori studi, le prime indicazioni suggeriscono che si tratti di un’ardesia da orafo, usata come supporto per incidere motivi su materiali preziosi.
Esther Rodríguez ha dichiarato: “Questa scoperta rappresenta un esempio unico nell’archeologia peninsulare e ci avvicina alla conoscenza dei processi artigianali di Tartesso, finora invisibili. Inoltre, ci permette di completare la nostra comprensione sugli abiti, sulle armi e sui copricapi dei personaggi rappresentati, poiché i dettagli abbondano”. La documentazione integra la scoperta effettuata nella campagna precedente, dove la registrazione di numerosi volti ha permesso di ammirare come la società del VI-V secolo a.C. indossava i propri gioielli.
La Porta Est
Il ritrovamento della porta est dell’edificio, posta al centro di una facciata monumentale alta più di tre metri, conferma, secondo l’équipe di ricerca, l’accesso principale all’edificio nella sua estremità orientale, che conserva ancora in piedi i suoi due piani di costruzione. La porta collega la Sala delle Scale con un ampio patio pavimentato in ardesia, davanti al quale si trova un corridoio acciottolato. Questo corridoio separa il corpo principale dell’edificio da un insieme di ambienti dove sono stati recuperati interessanti lotti di materiali.
I materiali archeologici recuperati negli ambienti attigui a detto accesso indicano che si tratta della zona produttiva o artigianale dell’edificio. Forse esisteva un’attività di connessione tra il sacro e la produzione? Forse tutto ciò che usciva da queste stanze era dotato di poteri magici? Questo contesto unico permetterà di comprendere in modo approfondito i processi produttivi della Prima Età del Ferro nel sud-ovest della penisola.
Quattro spazi scavati
In totale, sono stati identificati e scavati quattro ambienti nei quali sono state recuperate numerose ceramiche, tra cui contenitori ceramici in miniatura, ceramiche con decorazione incisa, vari utensili in ferro, numerosi avori e una serie di pesi da telaio in fase di realizzazione. Questo dimostra l’esistenza di un mestiere di tessitura in questa enclave, già evidenziato dalla documentazione di resti tessili, come frammenti di lino e lana, nelle campagne precedenti.
Il ritrovamento della porta consente di chiudere una delle tappe fondamentali per comprendere meglio l’organizzazione spaziale del monumento e la sua funzione. Rilevante è anche la scoperta delle sale esterne dedicate ai diversi mestieri, che permettono di approfondire la figura dell’artigiano tartessiano e di entrare in tematiche sociali poco conosciute.
Sebastián Celestino ha concluso: “I nostri sforzi si concentreranno ora sullo studio dei resti recuperati, sia i rilievi dei volti che gli avori. Per quanto riguarda il lavoro archeologico, il nostro obiettivo per la prossima campagna è delimitare le aree produttive lungo tutto il lato orientale del sito. Parallelamente, inizieremo ad aprire le stanze che fiancheggiano lo spazio principale, che presentano un ottimo grado di conservazione e possono aiutarci a definire la funzionalità dell’edificio”.
Storia degli scavi
La presenza del tumulo di El Turuñuelo era conosciuta sin dagli anni ’90, ma solo nel 2014 è stata avviata un’indagine stratigrafica. Tre campagne di scavo sono state condotte:
Prima Campagna (2015): finanziata dalla Junta de Extremadura con fondi Feder dell’Unione Europea, ha portato alla scoperta di una stanza di 70 m² in ottimo stato di conservazione con un altare in mattoni a forma di pelle di toro, panche continue e una vasca da bagno inusuale.
Seconda Campagna (2017): finanziata dal Ministero dell’Economia e della Competitività, ha rivelato una scala di dieci gradini e resti di animali sacrificati, inclusi cavalli, tori e un maiale.
Terza Campagna (2018): sono stati scoperti resti umani, frammenti di statue greche e un corridoio unico nel suo genere.
Le scoperte a El Turuñuelo hanno rivelato dettagli importanti sulla civiltà tartessiana:
Altare e vasca da bagno: La vasca, fatta di un materiale a base di calce, era probabilmente usata per rituali legati all’acqua.
Scala e sacrifici: La scala di protocemento e i numerosi sacrifici animali suggeriscono rituali complessi e un’eventuale distruzione rituale del sito.
Reperti ceramici e metallici: Numerosi oggetti, tra cui brocche, utensili e ornamenti, sono stati trovati in ottime condizioni, grazie alla solidificazione dei muri durante l’incendio che ha distrutto il sito.
Continuazione degli scavi
Nel 2022, dopo una pausa dovuta a disaccordi economici, gli scavi sono ripresi, portando alla luce ulteriori reperti come un sarcofago decorato e una scala di mattoni. Nel maggio dello stesso anno, El Turuñuelo è stato dichiarato Bene di Interesse Culturale.
Scoperte recenti
Nel 2023, la quinta campagna di scavi ha portato alla scoperta di busti antropomorfi, prime rappresentazioni umane della cultura tartessiana, considerate un cambio di paradigma nell’interpretazione di questa civiltà. Questi busti, tra cui rilievi femminili con orecchini tipici, suggeriscono rappresentazioni di divinità o figure di spicco della società tartessiana.
El Turuñuelo è considerato un esempio eccezionale per lo studio dell’architettura tartessiana e della sua organizzazione sociale ed economica. Il sito ha rivelato tecniche costruttive e soluzioni architettoniche innovative per il periodo, come la grande scalinata nel patio e i frammenti di sculture in marmo, vetri macedoni e avori etruschi.
Gli scavi hanno contribuito significativamente alla comprensione della civiltà tartessiana, una delle prime civiltà occidentali, e delle cause della sua scomparsa, tra cui l’invasione celtica o fenomeni climatici estremi.
Construyendo Tarteso
“Construyendo Tarteso” è un progetto dell’Agenzia statale per la ricerca nell’ambito del Piano statale di ricerca, sviluppo e innovazione del MICIU. Il suo obiettivo principale è caratterizzare la cultura materiale tartessiana attraverso l’analisi architettonica dei grandi edifici in mattoni portati alla luce negli ultimi decenni e introdurre il concetto di architettura come elemento integrato nel territorio.
Attualmente il team di ricerca è impegnato nella sesta campagna di scavo, che ha portato alla scoperta della porta est dell’edificio. La sua unicità risiede soprattutto nell’ottimo stato di conservazione, che permette di documentare tecniche costruttive e soluzioni architettoniche non documentate in altri siti tartessiani.
Il progetto “Construyendo Tarteso” è gestito dall’Istituto di Archeologia di Mérida (IAM), un centro di ricerca che ha iniziato il suo percorso nel 2000. L’obiettivo principale dell’IAM è promuovere la ricerca scientifica sul patrimonio archeologico, a livello regionale, nazionale e internazionale.