di Gualtiero Marchesi
[O]ra è la volta della rinfrescante placidezza dei fossi ombrosi ad offrirmi spunto creativo. Fosso uguale verzure, rifugio della ranocchia; fosso uguale steli onusti di grani, e liquidi immoti.
Io ho acciambellato un savarin di risotto non mantecato, realizzato con riso integrale. Dalla cavità centrale ho fatto emergere alcune coscette di rana. Intorno ho diffuso una salsa chiara, a base di burro e crescione.
Una composizione plastica, insomma, una scultura che si potrebbe forse definire un piccolo “monumento” ai mille angoli nascosti della natura, all’incanto di scorci quieti che il progresso frenetico rischia di farci dimenticare. Un “monumento” fluttuante sul fiore di quell’“acqua” luminosa, ed al tempo stesso abbarbicato alle radici del mondo, metaforicamente espresso sotto le forme impavide di un piatto cinese.