“Guardate cos’ho trovato!” Pensionato scopre oro in un campo. Cos’è? Da dove viene? Un reperto archeologico o una fusione naturale? Come si stabilisce, quanto guadagnerà

Oro è oro. Bellissimo. E’ apparso, nel campo, in un inaspettato fulgore. Il fuoco antico ha conferito al metallo prezioso una forma geografica o quella di una piccola figura seduta. Ora partono le indagini scientifiche e archeologiche. Il cercatore ha presentato segnalazione del pezzo ritrovato. Comunque vada, metà del guadagno sarà suo, metà del proprietario del terreno.

Un metal detectorist inglese ha così scoperto in questi giorni una pepita o grumo d’oro straordinario, che sta attirando l’attenzione di storici e archeologi per il suo potenziale significato. Jonathan Needham, ex “chirurgo delle piante” e ora cacciatore di tesori. è un giovane pensionato di 54 anni che ha trovato l’oggetto d’oro al confine tra Derbyshire e Staffordshire. Quello che rende il ritrovamento eccezionale, oltre alla rarità dell’oro in quella zona, è la forma della pepita: essa ricorda incredibilmente la mappa della Gran Bretagna, con i contorni di Inghilterra, Galles e Scozia ben definiti. Sarà certo una coincidenza; ma i britannici amano i simboli. E questa forma potrebbe far “volare” il pezzo durante le diverse fasi dell’asta.

La pepita – per ora la chiamiamo così – che misura quasi 3 cm in lunghezza e oltre 1 cm in larghezza, pesa 10,3 grammi. Jonathan ha descritto il ritrovamento come la sua “scoperta più interessante di sempre”. Tuttavia, resta ancora un interrogativo fondamentale: si tratta di oro naturale oppure di un residuo di fusione di materiale prezioso? La risposta a questa domanda potrebbe influenzare non solo il valore economico dell’oggetto, ma anche la comprensione storica della regione in cui è stato trovato.

Pepita o residuo di fusione? Le possibili origini

Determinare se la pepita d’oro è un pezzo naturale o un fondo di fusione è fondamentale per comprenderne il valore e il contesto storico. Ecco come si differenziano queste due possibilità:

  1. Pepita d’oro naturale: Se la pepita si è formata naturalmente, significa che l’oro si è solidificato sotto terra senza subire interventi umani. Questa formazione si verifica grazie ai processi geologici che separano l’oro dalle rocce circostanti, spesso grazie a movimenti tettonici o all’azione erosiva delle acque che concentrano i minerali preziosi in forma di pepite. Trovare una pepita naturale di queste dimensioni in Inghilterra è estremamente raro, poiché il Paese non è noto per avere giacimenti auriferi particolarmente ricchi. Se confermata come naturale, la scoperta di Jonathan potrebbe suggerire la presenza di un antico giacimento d’oro nella zona, aprendo una nuova possibilità di studio e esplorazione mineraria.
  2. Residuo di fusione: Il termine “fondo di fusione” indica pezzi di metallo fuso che, per vari motivi, si solidificano in forme irregolari. Questi residui si trovano spesso vicino a insediamenti o a siti in cui si praticava la fusione dei metalli. La presenza di un fondo di fusione dorato in Derbyshire-Staffordshire suggerirebbe l’esistenza di attività di lavorazione del metallo, probabilmente antica, nella zona. L’oro veniva fuso e utilizzato per produrre monili e oggetti di valore; talvolta, durante il processo, piccole quantità di metallo si separavano e si solidificavano, formando residui simili a pepite. Se questa pepita fosse identificata come residuo di fusione, ciò potrebbe rappresentare una testimonianza di un’antica industria metallurgica nella regione, forse risalente all’epoca romana o medievale.

Valore della scoperta: questione di provenienza

Se considerata come semplice oro di recupero, la pepita avrebbe un valore di mercato di circa 800 sterline. Tuttavia, se confermata come pepita naturale, il suo valore potrebbe aumentare notevolmente, poiché diventerebbe una rarità unica per il Paese. Per Needham, la scoperta rappresenta già la “realizzazione di un sogno”, indipendentemente dal valore economico, ma la possibilità di trovarsi di fronte a una pepita naturale ha scatenato l’interesse di esperti.

Jonathan ha spiegato: “Quando ho scavato, ho subito visto il colore dorato e ho capito che si trattava d’oro, ma inizialmente pensavo fosse un pezzo di gioielleria. Solo pulendolo ho notato la sua forma unica”. La somiglianza della pepita con la Gran Bretagna ha stupito sia lui sia altri appassionati di tesori e storia: trovare una pepita con una forma così riconoscibile è considerato un evento rarissimo.

Contesto storico e possibili implicazioni

Se la pepita d’oro è effettivamente naturale, la sua scoperta potrebbe indicare l’esistenza di depositi d’oro locali che potrebbero essere stati sfruttati in epoca remota e ora sconosciuti. Sebbene la Gran Bretagna non sia conosciuta come un importante produttore d’oro, alcune aree, come il Galles e la Scozia, hanno storicamente mostrato tracce d’oro. La scoperta di una pepita al confine tra Derbyshire e Staffordshire potrebbe portare a ulteriori esplorazioni e persino a nuove campagne di scavo per comprendere meglio l’antica economia mineraria britannica.

Nel caso si trattasse invece di un fondo di fusione, il ritrovamento potrebbe suggerire che l’oro era più diffuso e disponibile nella regione in epoche passate di quanto si pensasse. Questa eventualità potrebbe arricchire la conoscenza della produzione di manufatti in oro nell’antica Inghilterra, aprendo anche una finestra sulla diffusione dell’industria della fusione e lavorazione dei metalli in aree apparentemente distanti dai principali centri produttivi.

Distinguere una pepita d’oro naturale da un fondo di fusione è un processo complesso che richiede una combinazione di osservazione visiva e analisi scientifiche. Ecco i principali metodi utilizzati per fare questa distinzione:

1. Forma e superficie

  • Pepita naturale: Le pepite naturali hanno forme irregolari, con superfici che presentano spesso segni di abrasione o erosione dovuti ai processi geologici naturali. Possono avere una struttura rugosa o ondulata, con pori irregolari o creste formate dalla cristallizzazione naturale.
  • Fondo di fusione: Il fondo di fusione, derivando da metallo fuso solidificato, tende ad avere una superficie più liscia o omogenea, senza le caratteristiche irregolarità delle pepite naturali. Possono apparire schiacciati o con contorni arrotondati, e la superficie potrebbe mostrare segni di raffreddamento rapido.

2. Colore e brillantezza

  • Pepita Naturale: L’oro naturale ha generalmente una tonalità più opaca e meno uniforme. La presenza di tracce di minerali come quarzo, argento o rame mescolati può conferire una leggera variazione nel colore.
  • Fondo di Fusione: Il fondo di fusione tende ad avere un colore più omogeneo e brillante, risultato di un processo di fusione che elimina impurità e residui minerali. L’oro fuso spesso appare più lucido.

3. Struttura cristallina

  • Pepita Naturale: L’oro naturale può presentare una struttura cristallina, visibile nelle sezioni più grandi o ai margini, che si forma attraverso un processo geologico lento. A volte, le pepite mostrano schemi geometrici tipici, come piccoli cristalli cubici.
  • Fondo di fusione: Nel metallo fuso e solidificato, la struttura cristallina naturale viene persa. Il processo di fusione interrompe la crescita cristallina originale, producendo una struttura amorfa o granulare.

4. Tracce di altri minerali

  • Pepita naturale: Spesso contiene inclusioni naturali di minerali non metallici (come quarzo o calcite) o elementi come argento e rame. Questi elementi appaiono come piccole macchie o venature visibili.
  • Fondo di fusione: Un fondo di fusione generalmente non contiene altre inclusioni o minerali naturali, poiché durante la fusione molte impurità vengono rimosse.

5. Analisi chimica

  • La composizione chimica può fornire informazioni utili per determinare l’origine. Una pepita naturale può contenere quantità variabili di elementi come argento e rame, indicativi delle caratteristiche geologiche della zona d’origine.
  • Il fondo di fusione, invece, tende ad avere una composizione uniforme poiché derivato da un processo di purificazione.

6. Esame con microscopio o radiografia

  • Sotto un microscopio, una pepita naturale rivela la sua struttura porosa e la presenza di minuscole creste o segni di usura naturale. Le radiografie possono anche mostrare differenze nella struttura interna tra la pepita e il metallo fuso.

7. Provenienza storica

  • La conoscenza dell’area di ritrovamento può fornire indicazioni. Se in passato l’area è stata associata a miniere d’oro, è più probabile che l’oggetto sia una pepita naturale. Se invece l’area presenta segni di antiche attività di lavorazione del metallo, potrebbe essere un fondo di fusione.

Combinando queste analisi, si può stabilire con maggiore certezza se un campione d’oro è una pepita naturale o un residuo di fusione.

La passione per la storia e la ricerca di tesori

Jonathan Needham ha una lunga passione per la storia e la scoperta, nata dalla sua ammirazione per i programmi televisivi sui cercatori di tesori e per la serie britannica “The Detectorists”. Questa passione lo ha portato a dedicarsi alla ricerca di metalli solo dopo essersi ritirato parzialmente dal lavoro a causa dell’artrite. Il suo impegno lo ha già portato a scoperte importanti, tra cui un artefatto dell’età del bronzo, ritrovato l’anno scorso: un fermaglio per vestiti risalente a 3000 anni fa, considerato una “scoperta unica”.

Dopo il ritrovamento della pepita, Jonathan ha espresso il desiderio di tornare sul luogo per verificare la presenza di altre tracce d’oro: “Controllerò l’area con grande attenzione per vedere se riesco a trovare qualcos’altro di simile; è un ritrovamento straordinario”. La sua storia è un esempio di come la passione e la dedizione possano portare a scoperte eccezionali anche in territori meno noti per i loro tesori nascosti.

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Redazione
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Stile Arte è una pubblicazione che si occupa di arte e di archeologia, con cronache approfondite o studi autonomi. E' stata fondata nel 1995 da Maurizio Bernardelli Curuz, prima come pubblicazione cartacea, poi, dal 2012, come portale on line. E' registrata al Tribunale di Brescia, secondo la legge italiana sulla stampa