Stile intervista il vincitore del secondo premio pittura al Nocivelli.
Iniziamo con una breve scheda anagrafica, come se leggessimo una carta d’identità. Sotto il profilo della produzione artistica può immediatamente specificare il suo orientamento stilistico ed espressivo?
La mia produzione artistica è costituita essenzialmente da composizioni grafiche eseguite con tecnica mista. Lo stile a cui si può fare riferimento per le mie opere è quello realistico, stile comunque evoluto e reso più attuale dall’inserimento del collage fotografico. Ciò al fine di ottenere un’unica composizione, le cui parti sono perfettamente in sintonia per forme e colori utilizzati.
- Nell’ambito dell’arte, della filosofia, della politica, del cinema o della letteratura chi e quali opere hanno successivamente inciso, in modo più intenso, sulla sua produzione? Perché?
Sono due gli aspetti che hanno influenzato il mio lavoro e a cui ho cercato nel tempo di prestare la maggiore attenzione. Il primo è rivolto verso coloro che nella loro opera hanno saputo/voluto valorizzare il mondo che ci circonda nei minimi particolari, come ad esempio Giovanna Garzoni, pittrice del ‘600, abilissima nell’eseguire il più piccolo dettaglio di insetti, frutta ecc… L’altro, invece, riguarda l’idea innovativa dell’opera aldilà della bravura tecnica di esecuzione. Un autore per tutti: René Magritte, un maestro del surrealismo, con lui nasce un nuovo modo di fare arte.
Venendo a tempi più recenti, non possiamo non riconoscere nel campo della comunicazione, l’importanza che riveste la fotografia. Questa forma espressiva, fonte di ispirazione di tante mie opere, trova in Steve McCurrey la più alta espressione artistica contemporanea nella rappresentazione dell’uomo di oggi: un uomo che spesso vive ai margini del mondo, in paesi sconfinati, come ad esempio l’India o il Pakistan. Questo artista americano mi ha colpito molto, tant’è che l’ultima opera che ho eseguito nel 2016, porta proprio il titolo “Omaggio a Steve McCurry”.
- Può analizzare nei temi e nei contenuti l’opera da lei realizzata e presentata al Premio Nocivelli, illustrando le modalità operative che hanno portato alla realizzazione?
Si tratta di un’opera grafica che utilizza come spunto di partenza una fotografia di Silvia Casavecchia, relativa ad un ambito rurale. La foto è stata scattata nel giugno 2014 verso sera, da qui il titolo della composizione “25/06/2014 ore 19,30”.
Il metodo ricorrente di questi ultimi anni è proprio l’uso della fotografia come pretesto da cui partire per realizzare l’opera. Quindi il paesaggio reale, in questo caso, si trasforma in paesaggio inventato, dove trova collocazione il mausoleo di Teodorico di Ravenna, edificio dell’antichità bizantina, che fu costruito in prossimità della spiaggia poiché all’epoca la città era bagnata dal mare.
La tecnica di esecuzione è quella mista: l’uso del disegno tratteggiato a china con sovrapposto il colore steso con pennarelli pantone e pastelli, oltre al collage fotografico a completamento dell’opera.
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