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Nell’ambito della cultura russa esiste un filone iconografico ricorrente che raccorda figure evanescenti femminili, che si librano come lievi spettri, con l’assoluto naturale di grandi pianure e foreste. Si ritiene che la matrice delle suggestioni sia legato alle comunità di origine tedesca presenti a ovest dell’ex impero sovietico, che esplicitavano la propria cultura di derivazione romantica attraverso la leggenda della Sposa prussiana, una giovane, splendida donna, che muore, viene sepolta ma il cui cadavere sparisce misteriosamente. Essa così riappare nelle foreste e nelle vaste piane per riaccedenre con la propria melanconica bellezza l’idea dell’eternità dell’anima, della bellezza e del sogno di un popolo, come quello prussiano, che non sarà schiacciato dai russi. In questi territori narrativi si dirige la fotografa moscovita Katerina Plotnikova (1987).