Il vero cognome di Tintoretto (tintoretto era un soprannome) non sarebbe Robusti, ma Comin, che è la forma dialettale veneziana del termine cumino, pianta dai semi aromatici utilizzati per insaporire il pane e aumentarne la conservazione. Oppure, meglio ancora, Comin, sarebbe l’aferesi di Giacomin o Giacomì.
Al di la dell’etimologia del cognome, la tesi dell’origine bresciana di Tintoretto è di Miguel Falomir, capo del dipartimento di Pittura Italiana e Francese al Museo del Prado. Robusti sarebbe stato solo un soprannome, dato alla famiglia poichè il padre di Jacopo, Giovan Battista e il fratello Antonio si erano distinti nella “robusta” difesa delle porte di Padova contro le truppe imperiali nel 1509. Del resto, anche “Tintoretto” era un soprannome, derivato dal mestiere di Giovan Battista, il quale faceva appunto il tintore e sarebbe stato originario di Brescia o della provincia e non di Lucca, come si è sostenuto per lungo tempo.
I risultati della ricerca sembrano confermare gli indizi fin qui raccolti da Fenando Checa, ex direttore del Museo del Prado, che negli anni scorsi aveva trovato un documento inerente all’acquisto effettuato nel 1682 dal Marchese del Caprio, noto collezionista, di ciò che restava della bottega dell’artista. Tra le carte nell’atelier spiccava una genealogia, oggi perduta, in cui erano contenute informazioni “allineate” con le ricerche spagnole. Sempre sulla base di tale genealogia, emergerebbe che la figlia del pittore, Marieta, era nata da una relazione prematrimoniale con una donna tedesca.