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Il mistero degli adoratori di Mitra, nelle cripte romane, in segreto, come i futuri membri della Massoneria


In copertina, il Mitreo Barberini. Foto Fabio Caricchia, Soprintendenza speciale Roma
Questo sabato 13 novembre, ogni secondo e quarto sabato del mese, sarà possibile immergersi nell’atmosfera sacra e ricca di fascino del Mitreo Barberini, un gioiello archeologico, incastonato nel centro storico di Roma. Con questo luogo di culto mitraico, continuano le aperture della Soprintendenza Speciale di Roma, che gradualmente sta restituendo alla città tutti i suoi luoghi della cultura, con interventi importanti di restauro e valorizzazione.

Scoperto nel 1936 durante i lavori per la costruzione della palazzina Savorgnan di Brazzà nel giardino sul retro del Palazzo Barberini, tra le vie Quattro Fontane e San Nicola da Tolentino, il Mitreo Barberini è uno dei meglio conservati a Roma e, grazie alla sua decorazione, rappresenta una preziosa testimonianza di questo culto misterico di origine orientale.

Il mitreo è un tempio dedicato a Mitra, una divinità orientale – presente nell’induismo e nella religione persiana – il cui culto si estese, in forme rivisitate, anche al mondo ellenistico e romano. Questa divinità, a Roma, fu adorata dal I secolo a.C. al V secolo d.C. La devozione a questo dio presentava elementi misterici e poco si conosce di lui. Nel mondo ellenistico/romano il culto non ha lasciato alcun testo, anche perché – molto probabilmente – era una religione che chiedeva l’assoluta riservatezza da parte degli adepti. Riportandola al quadro della modernità possiamo pensare che la segretezza fosse pari a quella richiesta, in tempi recenti, agli iscritti alla Massoneria.

Nella mitologia romana Mitra era il dio delle legioni e dei guerrieri. E pare che la maggior parte degli adepti appartenesse all’esercito o alla burocrazia imperiale.
Probabilmente Mitra era garante dell’ordine del cosmo e colui che garantiva il ritorno del sole di primavera e l’ordinato susseguirsi delle stagioni. E interpretava il ruolo esercitato dal Bene contro il male, cioè contro il toro violento, che egli riesce a sopraffare e ad uccidere. Questa è la rappresentazione ricorrente del dio.
Egli è raffigurato come un giovane vigoroso che indossa un berretto frigio, una corta tunica che s’allarga sull’orlo, brache e mantello che gli sventola alle spalle, per la rappresentazione del movimento e dell’azione che egli compie. Egli afferra il toro con forza, gli piega il muso all’indietro mentre lo colpisce al collo con la sua corta spada.
I mitrei erano generalmente piccoli templi, in buona parte sotterranei – senza finestre, molto spesso nei pressi di una fonte d’acqua – ricavati da una cavità o da una caverna naturale oppure realizzati in una costruzione che imitava un grotta. Qualcosa di simile alle cripte delle chiese. Probabilmente dopo un sacrificio sull’altare, e un lavacro rituale, gli adepti consumavano il pranzo in quella stanza, che conteneva un numero limitato di persone, spesso non più di una dozzina.

Nonostante il mistero che avvolge questa divinità è possibile comporne la mitica personalità come quella di un dio-eroe, che affronta numerose imprese, con coraggio e astuzia, ponendosi così al cospetto del sole, dominando l’universo, e offrendo una garanzia di dominazione del Caos.

«Dopo le aperture straordinarie di settembre, anche la promessa di riaprire in modo continuativo il Mitreo Barberini è stata mantenuta – dichiara Daniela Porro, Soprintendente Speciale di Roma – ed è la testimonianza di come la Soprintendenza si stia impegnando per riaprire tutti i siti che per lungo tempo sono stati chiusi, offrendo ai visitatori la possibilità di conoscere e riscoprire i tesori nascosti di Roma».

Il piccolo edificio sotterraneo, collocato all’interno di precedenti strutture del II secolo dopo Cristo, consiste in una sala di circa 12 x 6 metri coperta con volta a botte e banchine laterali (præsepia) e presenta una complessa decorazione ad affresco: in alto la volta celeste con i segni zodiacali, intorno dieci pinakes, i riquadri che raccontano la storia e le sacre imprese di Mitra con le personificazioni di Sole e Luna. Al centro della scena la tauroctonia, in cui Mitra, affiancato come di consueto dai suoi due “assistenti” Cautes e Cautopates, sacrifica ritualmente il toro. La presenza dell’affresco rende di particolare interesse questo mitreo, essendone conosciuti pochi altri esempi come quelli di Marino e Capua. «In occasione delle visite organizzate a settembre abbiamo avuto un sold out nel giro di poche ore, un successo incredibile che dimostra l’interesse più vivo che mai, verso un luogo magico come il Mitreo Barberini – secondo Simona Morretta responsabile del monumento – Un mitreo reso eccezionale dalla presenza dell’affresco, nel quale si può ammirare una rara scena di iniziazione, essendone conosciuti altri pochissimi esempi». Tutte le informazioni sul sito della Soprintendenza e per le prenotazioni sul sito di Coopculture: https://www.coopculture.it/it/poi/mitreo-di-palazzo-barberini/