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Il San Bernardo nella pittura. Dall'eroico cane-Barry all'amico dei bambini. Come e perché cambiò così


Un cane San Bernardo con i cuccioli in una deliziosa scenetta domestica dipinta dal pittore inglese Arthur John Elsley
(1860 1952), tra i principali cantori di questo cane

Barry, l’iconico cane
eroe nazionale della Svizzera
Dalle gesta sulla neve
a protagonista nella pittura
E’ uno dei cani divenuti un’icona, a livello mondiale. Simbolo della bontà e della generosità canina. In pittura, questa razza venne celebrata come protettrice dei bambini e appare soprattutto in numerosi dipinti di area britannica, temporalmente collocabili tra la metà dell’Ottocento e primi decenni del Novecento. Il cane angelo-custode trae origine da un esemplare eroico impiegato, con altri consimili, nel salvataggio delle persone travolte dalla neve o disperse nelle gole aspre della montagna. Raggiunte le persone finite e stremate, il cane si accoccolava sopra di loro per scaldarle.
 
L’amore nei confronti di questo cane si collega alle gesta un animale eroico, vissuto realmente in Svizzera, duecento anni fa. Si chiamava Barry. Era nato nel 1800 nel monastero agostiniano del Passo San Bernardo. Barry visse 14 anni e, a fianco di una muta di simpatici consimili, guidò – secondo le ricostruzioni – il salvataggio di almeno 40 person. Barry era un cane talmente sensibile, affettuoso, comunicativo, veloce, intelligente che lasciò un segno profondo, negli affetti e nell’immaginario. Dopo la morte, venne imbalsamato e ora è al museo di Storia naturale di Berna, che dedica all’animale uno speciale allestimento che fa luce sulla sua figura.

L’origine di questa razza
e il collegamento
con i molossi
degli antichi Romani
Facciamo qualche passo indietro per capire esattamente l’origine di questa razza canina e inquadrarne l’evoluzione. L’ospizio per viandanti in cui venne alla luce Barry era stato fondato dal monaco agostiniano San Bernardo da Mentone, intorno all’anno 1050, anche per aiutare le persone in difficoltà, che si trovavano alle prese con il rischiosissimo transito sulla strada per il passo del Gran San Bernardo (2500 metri). Non è dato sapere se già a quei tempi antichi, i monaci utilizzassero mastini per svariate mansioni di lavoro e per difendersi dai banditi. Gli studiosi non escludono che Barry possa discendere dai mastini che gli antichi Romani utilizzavano per lavoro – traino di mezzi, tracciamento di piste nella neve vergine, sicurezza personale il controllo dei passi, pastorizia – ma pare che il ceppo del san Bernardo sia documentabile a partire dal 1660 1670. L’antenato di Barry fa la sua apparizione in pittura, attorno alla fine del Seicento, in alcuni disegni e quadri alcuni dei quali attribuiti a Salvator Rosa. Si dice anche che i monaci e i loro cani siano stati d’aiuto all’esercito napoleonico, durante la Campagna d’Italia, nel momento in cui il transito tra le cime di migliaia di uomini avrebbe potuto trasformarsi in un disastro, su quel terreno così infido.

Ai tempi di Napoleone questa razza dell’ospizio veniva definita mastino delle Alpi. Dopo il transito glorioso del cane eroe la si chiamò Barry. La denominazione Cane di San Bernardo venne adottata per la prima volta nel 1862, in occasione di un’esposizione canina a Birmingham, e si iniziò ad usare universalmente verso il 1880. La stesura del primo standard di razza risale al 1887.
Perchè Barry non è identico
ai San Bernardo
che siamo abituati a vedere?

Nell’immagine della teca del Museo di Storia naturale di Berna vediamo Barry imbalsamato. Perche le sue caratteristiche sono più sobrie e morfologicamente dinamiche, rispetto al San Bernardo che conosciamo attualmente? Perchè il pelo di Barry e dei cani consanguinei di quell’epoca era più corto?  A causa di una forte consanguineità, gli splendidi animali dell’ospizio nelle generazioni successive a quella di Barry iniziarono a manifestare diversi problemi. Si pensò pertanto di incrociare il Barry (com’era popolarmente chiamata, a quei tempi, questa razza) con il Terranova. Grazie a questo incrocio i pronipoti dell’eroe svizzero ebbero un manto dal pelo più lungo e anche il muso iniziò a mutare morfologicamente.
Un quadro di genere di John Emms (1844 -1912), dedicato al poderoso mastino delle Alpi

Un altro dipinto di Emms

Nei primi anni del XX secolo, considerato il grande successo di questa razza, che si era diffusa nelle case aristocratiche e borghesi, gli allevatori – soprattutto britannici – giunsero ad altri incroci con Mastiff inglesi ed altre razze. Il fine era quello di accentuare il tratto mite del cane, la sua monumentalità e la sua pittoricità, la sua potenza di staticità. Il San Bernardo rappresentò, per certi aspetti, il presidio alla gioia e alla tranquillità della casa.
Tra gli artisti cantori del San Bernardo, in tanti dipinti, troviamo il pittore inglese John Emms (1844 -1912), specialista nella realizzazione di dipinti che raffiguravano cani, cavalli o scene di caccia, e il suo conterraneo Arthur John Elsley (1860 1952), famoso per le sue scene di genere in cui appaiono i bambini e i loro animali domestici. Perchè gli inglesi furono così sensibili al fascino del San Bernardo? Probabilmente questo cane prodigioso si legò alle prima epiche stagioni dell’alpinismo, che tanta eco ebbero – grazie alle strade aperte dagli alpinisti britannici – nel pubblico inglese. La pittura ne sottolineò la bellezza e contribuì – grazie ad edizione a stampa – a diffonderne l’immagine. In breve il San Bernardo fu visto dalle mamme come un protettore placido dei loro bambini.