Il significato e il dono dei ciclamini nell'arte e nella magia. Tra Plinio il Vecchio e Brueghel

Brueghel il Vecchio (nell'immagine sopra, alla nostra sinistra) utilizzò una radice di ciclamino e un minuscolo cespo di fiori e foglie per rappresentare in chiave allegorica - e in contrasto con i fiori possenti e appariscenti, ma effimeri che appaiono nel vaso - la resurrezione di Cristo - il ciclamino, infatti, rifiorisce ., la sua semplicità, il suo celestiale profumo e la forma meravigliosa pur in una piccola "livrea" che sembra non poter competere con altri fiori. Ciò rappresenta anche il simbolo di una fede silenziosa dell'uomo probo, profonda, radicata, che rifiorisce in eterno. Nell'Ottocento il ciclamino fu amatissimo, come tutti i fiori spontanei, come dono della natura e dell'amore

Non è diffusamente noto il significato che magia, arte e consuetudine di dono augurale diedero ai timidi e profumati ciclamini che, in Jan Brughel il vecchio,nel Boquet in un vaso d’argilla, (1599-1607, Vienna, Kunsthistorisches Museum) ebbero persino la funzione di rappresentare Cristo e la Fede radicata nell’eterno. Il nome del genere (Cyclamen) deriva dalla parola greca kyklos (cerchio); forse in riferimento alle radici tuberose rotonde, ma probabilmente anche per lo splendido, perfetto cerchietto filiforme al centro del fiore stesso, tanto simile al cerchio di un’aureola.
Questo genere di piante erano conosciute fin dall’antichità. Plinio nei suoi scritti lo indica con diversi nomi volgari: “Rapo”, “Tubero” e “Umbilico della terra”. I greci prima ancora lo chiamarono Icthoyethoron (veniva usato come ingrediente per ammazzare i pesci). In tempi moderni è stato il botanico francese Joseph Pitton de Tournefort (1656-1708) a introdurre per primo il termine Cyclamen, introduzione avallata successivamente dal botanico e naturalista svedese Carl von Linné nel 1735. Ma torniamo a Plinio che sottolinea l’importanza del ciclamino come amuleto, dotato pertanto di una funzione medico-magica, attestando la tradizione diffusa di piantare ciclamini nei pressi delle case per annientare malefici e fatture. Secondo il filosofo greco Teofrasto avrebbe anche aiutato le donne a vincere problemi di infertilità.
a ciclamini brueghel il Vecchio
Brueghel il Vecchio (nell’immagine sopra, alla nostra sinistra) utilizzò una radice di ciclamino e un minuscolo cespo di fiori e foglie per rappresentare in chiave allegorica – e in contrasto con i fiori possenti e appariscenti, ma effimeri che appaiono nel vaso – la resurrezione di Cristo – il ciclamino, infatti, rifiorisce ., la sua semplicità, il suo celestiale profumo e la forma meravigliosa pur in una piccola “livrea” che sembra non poter competere con altri fiori. Ciò rappresenta anche il simbolo di una fede silenziosa dell’uomo probo, profonda, radicata, che rifiorisce in eterno. Nell’Ottocento il ciclamino fu amatissimo, come tutti i fiori spontanei, come dono della natura e dell’amore.

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