di Enrico Giustacchini
[J]acques-Louis David dipinge questo quadro nel 1788. Un anno più tardi, Antoine-Laurent de Lavoisier pubblicherà il Traité élémentaire de chimie, ossia il primo moderno libro di chimica, e la Bastiglia cadrà nelle mani del popolo in sommossa.
Altri cinque anni, e il pittore-rivoluzionario per eccellenza perderà per sempre il suo dottissimo amico, ghigliottinato come traditore proprio dalla Rivoluzione. Al processo, il principale accusatore di Lavoisier era stato Marat, che aveva l’hobby della chimica, e che – si dice – volle vendicarsi così del fatto che lo studioso avesse respinto un tempo la sua domanda di ammissione all’Accademia delle Scienze.
In ogni caso, si trattò di un’orrenda infamia. “La Rivoluzione non ha bisogno di scienziati”, aveva sentenziato Jean-Baptiste Coffinhal, giudice del Tribunale. Dopo l’esecuzione, il matematico Lagrange commentò, sconsolato: “E’ bastato un solo istante per tagliare quella testa, ma la Francia potrebbe non produrne un’altra simile in un secolo”.
La tela di David ci mostra Lavoisier affiancato dalla moglie Marie-Anne.
La donna era una raffinata intellettuale: pittrice di talento – fu allieva dello stesso David – e assidua collaboratrice del marito nei suoi studi scientifici, combinò al meglio tale doppia attitudine realizzando tredici tavole per il citato Traité élémentaire.
Il dipinto è la preziosa testimonianza di un momento irripetibile di questa sintesi tra arte e scienza, di questa simbiosi nata sulla base di un intenso legame d’amore tra i due coniugi. Antoine – che sta apportando gli ultimi ritocchi al proprio scritto – fissa con dolcezza negli occhi la compagna. Marie-Anne gli tiene affettuosamente una mano sulla spalla, volgendo per un attimo la schiena al leggio su cui ha posato i disegni destinati a completare l’opera.