Bellezza e scienza. Divertissement, più che reale, per sdrammatizzare in tempo di pandemia.

N.B. "la bellezza salverà il mondo" fidatevi delle parole del principe Myškin nell'idiota di Fëdor DostoevskiJ che idiota non fu e lasciate perdere quelli di confindustria… loro se non fabbricano bulloni fanno pezzi di ricambio e o anche macchine complete ed evolute, ma, per la materia grigia, ho l’impressione debba trascorrere ancora qualche luna che quella mi sa che cresca in modo diverso dal Prodotto Interno Lordo (Pil)


di Roberto Manescalchi
Non mi scorderò mai di ripetere fino a procurarvi inverosimile fastidio che due più due fa quattro e che la matematica è una scienza esatta. Non lasciatevi ammaliare da imbonitori esoterici da strapazzo che dissertano sulla natura del quattro… Quello si può fare! Quattro mele sono certamente diverse da quattro pere. Andando avanti certamente due pere e due mele sono un quattro di natura ancora diversa, ma se qualcuno si facesse avanti sostenendo che trattasi di una donna e quindi di uno e non di quattro…
Dategli prontamente un sonoro ceffone da parte mia. Due pere e due mele che se di misure congrue e non penzolanti possono anche ben rendere l’idea di un essere prezioso e squisito… sono sempre e solo quattro in valore assoluto e niente hanno a che vedere con l’altra metà del cielo. Già in geometria le cose potrebbero cambiare mutando modello di riferimento che quel che è vero in geometria piana (nel modello euclideo) potrebbe non essere vero in modelli non euclidei, ma per chi ha dato gli esami di storia dell’arte presso la facoltà di lettere e filosofia non mi sembra proprio il caso di stare qui ad introdurre gli studi di Nikolaj Ivanovic Lobacevskij e Jànos Bolyai e poi di altri ancora. Vi farò perciò l’esempio più facile della medicina che scienza esatta non è. Lo si coglie bene e appieno in questi tempi di Corona Virus dove i sanitari (i politici peggio ancora) dicono di tutto e di più e sostanzialmente non sanno ancora dove sbattere la testa. Due pazienti, dati gli stessi sintomi possono essere curati con farmaci di produzione e sintesi industriale e alternativamente morire e o guarire. Possono essere curati con l’agopuntura e o altre pratiche alternative e, quién sabe?… Ugualmente morire e o guarire. Che dire poi della somministrazione possibile di gocce di acqua distillata e dell’effetto placebo? Con questo tipo di cura (non conosco le statistiche e non mandatemi numeri che non mi interessano) suppongo semplicemente che quelli che muoiono siano in quantità maggiore, ma molti medici (anche tanti “santoni” e tout court guaritori di ogni specie ed etnia) giurano e spergiurano che funzioni. Ci sono infine le guarigioni per intercessione divina… Quelle che producono e nel corso dei secoli hanno prodotto, un qualche numero di miracolati.
Prima in tempi di ignoranza e miseria erano tanti. Oggi un po’ meno, ma attenzione che stiamo ripiombando nel medioevo (nel senso più deleterio del termine)! Qui gli scienziati (medici) c’entrano poco che le guarigioni, semplicemente, non se le spiegano. Ho appena sentito al telegiornale che i francesi hanno chiuso il Santuario di Lourdes… Che gli assembramenti invece di moltiplicare i miracoli favoriscano il diffondersi del virus? Questo povero miscredente anarcoide che cammina, sguardo a terra, per non pestare neanche una formica, vecchio di idee e di pensiero, chiede umilmente scusa a tutti i fedeli che leggono, ma la notizia è reale. Non l’ho diramata io e non ho preso io la decisione della chiusura del famoso santuario. Ritorniamo alla medicina scienza non esatta e date pure un ceffone più che sonoro a tutti quei primari che in corsia passano con supponenza e petto in fuori che non sono la verità… Quasi mai! Davanti al giudice potrete sostenere poi di aver somministrato ceffone taumaturgico e medicamentoso. Un giudice di spirito e ricco di fantasia (fortunatamente ne esistono) potrebbe anche mandarvi assolti. Dipende, mi pare, sempre più spesso, in questa che una volta era la patria dei romani e del diritto dall’umore di chi giudica
(Fot.2 Magistrato part. Bassorilievo, marmo, II sec. a.C., dall’Ara di Domizio Enobarbo, Campo Marzio, Roma, ora a Parigi, Museo del Louvre.) . Auguratevi che abbia fatto un buon sesso la sera prima del giudizio, che la moglie non gli abbia detto di avere un mal di testa tremendo e che abbia trascorso una buona nottata. Che sia di buon umore e ben disposto si dice sia condizione fondamentale e necessaria. Secondo un mito da poco scomparso c’è da sperare anche che non sia nano che quelli: “hanno il cuore troppo… troppo vicino al buco del culo”! Ma se è facile capire come la bellezza possa essere connessa alla storia dell’arte, materia di cui tratta il giornale, che c’entra, invece, la scienza? Una volta le opere d’arte, i capolavori, venivano commissionate dai potenti e più raffinate erano le corti e colti, in virtù dei precettori, i principi più si concepiva e diveniva concreta in esse la bellezza. La torre di Arnolfo in Palazzo Vecchio con il suo fuori piombo è inno imperituro di sfida contro tutte le leggi della statica. La cupola di Brunelleschi un miracolo di ingegneria e la palla del Verrocchio che sta in cima alla lanterna della medesima cupola Dio solo (forse anche Leonardo) sa come fa a starci e ci possono entrare anche quattro persone e ci si può, volendo, anche affacciare. A Rimini Leon Battista Alberti e Sigismondo Pandolfo Malatesta (noi crediamo anche Piero della Francesca) hanno concepito quel connubio inarrivabile di tributo assieme all’amor sacro e amor profano che si chiama Tempio Malatestiano ed è pure non finito! Oggi in Castel Sismondo (Fot.7, particolare dall’affresco di Piero della Francesca) che fu la sua dimora si celebra un cineasta. Grande per carità, ma dargli la casa di chi porto a Rimini le spoglie mortali di Giorgio Gemisto Pletone è stata una bestemmia.
Già credo che siano veramente pochi i riminesi che sanno che l’iniziatore ed ispiratore delle Accademie Fiorentina, Romana e Napoletana ispirò anche quella Riminese (fu addirittura la prima ad esser precisi)… A nostro avviso per ricordare ai posteri il cineasta bastava il chiosco a forma di macchina fotografica, pubblicità della Ferrania (Fot.8), nella rotonda che una volta ci pare di ricordare fosse di Piazza Tripoli. Ci sono le proporzioni a questo mondo e non le abbiamo inventate noi! Che Dio non voglia che Sigismondo risorga che… poveri riminesi! Secondo noi li manda in massa a piedi scalzi e a calci in culo a Parigi (che li ancora ben lo celebrano e lo ricordano, altro che Fellini), in pellegrinaggio al Louvre davanti al suo magnifica ritratto (Fot.9, sempre Piero della Francesca). Ad Urbino il ‘mago’ Ottaviano Ubaldini della Carda (fratello di Federico II e a lui contrapposto nel bassorilievo di Fot.10) coadiuvato da Piero della Francesca, Giovanni Laurana a ed altri ha concepito e realizzato il Palazzo Ducale che è la più luminosa delle dimore del rinascimento (Fot.11). Non fatevi fregare dagli storici poco attenti. Controllate quanto a lungo il Duca Federico sia stato in battaglia e vi sarà chiarissimo di quanto c’entri poco con la fabbrica del suo gioiello. Si sintetizza tutto con un’espressione: “Architettura del potere” e quanta differenza con le celebrate architetture di oggi. Una mi sovviene su tutte: il bosco verticale (Fot.12). Io vivo da sempre in campagna e sono abituato (barbara abitudine direte voi) ad uscire la sera, specialmente d’estate, e, prima di andare a letto, pisciare ad un albero che l’uomo, malgrado tutto, si porta dentro una parte di animalesco… Da chi credete abbiano appreso i cani? Mi viene sempre in mente un milanese chic di quelli anche idioti dell’aperivirus ai navigli (il bosco verticale è a Milano e l’ho visto nascere e crescere per anni uscendo dal sottosuolo della stazione di Porta Garibaldi) che sopra pensiero esce sul terrazzo di sera e piscia all’albero e, naturalmente in testa a quello di sotto che, forse, sta compiendo analoga operazione. Provate ad immaginarvi la pioggia dorata in testa all’incauto che ha acquistato il piano terra. Ma non prendetemi sul serio che io sono matto e, invece, tutti hanno inneggiato al genio. Sono matto, ma venti giorni fa ho comperato un ciliegio e mi sono seduto tutte le mattine su una sedia in giardino, accanto a lui, che era ancora nel vaso del vivaio. Il tempo del caffè finché mi ha detto dove avrebbe voluto essere piantato. Ieri l’ho messo a dimora dove voleva ed oggi le sue gemme stanno già per sbocciare. Chissà gli alberi del terzo piano del bosco verticale cosa penseranno del fatto di avere un congruo numero di confratelli sulla testa e di non poter affondare le proprie radici sulla madre terra costretti in un cassone di cemento vita natural durante? Quanti ne sono morti per portare l’impresa a compimento? Quanti, anche in assenza dell’ausilio di corona virus, periranno prima del loro tempo naturale a causa di vita a mia impressione assolutamente innaturale? Poi dopo i Principi, i Papi e gli Imperatori (dicono che Carlo V a Tiziano raccogliesse i pennelli, ma non è vero… Secondo me se lo sono inventato gli americani che notoriamente sono un popolo fresco e giovane… soprattutto fresco!), dopo Caravaggio, Rembrandt e Tiziano – la storia dell’arte si fa con pochi grandi – arrivano gli amatori, i connoisseurs, gli studiosi eleganti e raffinati con sofisticate chiavi di lettura in grado di cogliere la bellezza e, vado di corsa, siamo ad oggi! Oggi la bellezza non conta più che per pochi – forse quattro o cinque – che le opere d’arte si acquistano quasi esclusivamente per investimento. Oggi conta il mercato e si compra un Modigliani (Fot.13) come si compra qualche titolo in borsa o qualche lingotto d’oro o piuttosto pietre preziose… Tanto per differenziare e cadere da ritti in caso della malaugurata perdita di qualche asset (barbaro, nel linguaggio degli abitanti di Albione, anche il termine). La bellezza non finisce più nel salotto buono di casa, ma in cassetta di sicurezza, meglio all’estero che qui da noi in periodo di caccia alle streghe il sequestro (vero falso? In questo mondo di realtà virtuale è sempre difficile stabilirlo!)… È sempre possibile e all’ordine del giorno eppure dovrebbe essere sufficientemente assodato del come le streghe siano finite non appena Tomas de Torquemada ha smesso di bruciarle. Torquemada almeno, a suo modo, era un gigante… oggi siamo in mano a miseri (di pensiero) periti di tribunale e questa, ovviamente, è libera manifestazione del mio personalissimo pensiero. Si lascia andare in malora spesso e volentieri il patrimonio di opere d’arte più importante al mondo e o si restaura (sinonimo, quasi sempre, di distruzione) che è ben diverso dal conservare e però si sequestra con assoluta solerzia anche quando non sarebbe il caso. Non ci sono più Principi che quelli seduti sul petrolio in mezzo al deserto, eredi di beduini e cammellieri tali sono solo nominalmente, non ci sono più colti in grado di comprensione… Fabbricanti di bulloni? Arricchiti lecitamente e onestamente per carità, più che degne persone che cercano il certificato e la scienza. Io? Io che ho passato la vita per capire Boltraffio che impazziva cercando di copiare l’andamento delle pennellate di Leonardo che dipingeva con la mancina e poi alzava la testa convinto di aver capito e intanto il genio aveva cambiato di mano al pennello e… Poveraccio! Io che ho passato la vita tentando di capire dove finiva Giorgione e iniziava Tiziano… Confesso che non ci sono riuscito. Io sto inebetito ad ascoltare un giovane chimico che mi spiega e certifica che i colori sono gli stessi, la preparazione di base corrisponde, l’andamento delle pennellate pure (copiavano… gli allievi copiavano il maestro!)… Si! Si tratta proprio del Divino! È un Raffaello e pensare che avrei giurato fosse un Raffaellino (dal Colle e non da Urbino!). Spesso non è neanche giovane e neanche chimico e neanche si firma… è un semplice tecnico di laboratorio di analisi che ha fatto un corso di due o tre settimane per imparare ad usare una macchina che non ha progettato e di cui ignora la quasi totalità delle possibilità e delle risorse. E Aby Warburg? E la storia delle idee comparate? Andate tutti affanculo tenetevi il mondo irreale che avete creato e non cercatemi più. Tra qualche anno, nell’ultima delle mie estati e Corona virus permettendo, ci sta che possa pisciare al mio ciliegio e fornirgli nutrimento sospirando libertà e soddisfazione.
Io un Leonardo da un Boltraffio, prima o poi l’ho sempre riconosciuto e senza bisogno di analisi alcuna. Purtroppo non fabbrico bulloni e non posso permettermi un Leonardo. Mi accontento, in camera, dei dieci vasi erotici incisi da Cherubino Alberti (Fot. 14 -part. del vaso n°7-) da invenzione di Polidoro Caldara da Caravaggio. Due, invero, li ho in controparte incisi da Marco Sadeler, ma tutto nella vita non si può avere e tutti e dieci in originale e anche in controparte credo che li abbia solo il British Museum. Serve per investimento? No mi ci masturbo e non solo mentalmente che serve in attesa di sorella morte. Uso la destra e la sinistra proprio come Leonardo (quando uso la mancina, invero in modo un po’ innaturale, mi sembra che sia la graziosa mano di una lei che la fantasia non mi difetta) ed è pratica piacevole. Io sono limpido e lo confesso. Tutti lo fanno che è naturalissima cosa, ma quasi tutti lo nascondono. Meglio you porn direte voi? C’è chi non appartiene ai quaranta milioni di fruitori di carne (particolari anatomici) un tanto al chilogrammo. C’è anche chi trova di uno squallore senza pari e di una povertà di spirito inaudita la serata al tavolino di un night, con il bicchierino d’alcol ogni quarto d’ora, in compagnia della ragazza occasionale… per la carne ci sono i macellai anche se Franco Alessandrini, l’ultimo futurista, può aver dipinto la scena (fot. 15)

in modo talmente mirabile da poter evocare (bisogna essere ricchi di vissuto) il concetto di una bellezza che però è in qualche modo perduta per sempre.
N.B. “la bellezza salverà il mondo” fidatevi delle parole del principe Myškin nell’idiota di Fëdor DostoevskiJ che idiota non fu e lasciate perdere quelli di confindustria… loro se non fabbricano bulloni fanno pezzi di ricambio e o anche macchine complete ed evolute, ma, per la materia grigia, ho l’impressione debba trascorrere ancora qualche luna che quella mi sa che cresca in modo diverso dal Prodotto Interno Lordo (PIL).
 

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Stile Arte è una pubblicazione che si occupa di arte e di archeologia, con cronache approfondite o studi autonomi. E' stata fondata nel 1995 da Maurizio Bernardelli Curuz, prima come pubblicazione cartacea, poi, dal 2012, come portale on line. E' registrata al Tribunale di Brescia, secondo la legge italiana sulla stampa