[C]on la scoperta dell’America, la pittura occidentale entra in contatto con nuovi popoli. Ed è subito, e ancora una volta, stereotipo: l’indio è bonaccione, ingenuo, remissivo, assai disposto a sottomettersi ai suoi illuminati conquistatori.
Ama moltissimo dipingersi il corpo, indossare gonnellini di foglie ed infilarsi tra i capelli piume colorate. Per lui, gli artisti barocchi vanno in visibilio. A Genova, tra il 1627 e il 1629, Lazzaro Tavarone affresca il Salone di Palazzo Belimbau con il cosiddetto Ciclo colombiano, dove gli indigeni ignudi e i grandi esploratori liguri (vestiti) fanno bella mostra di sé seduti sui cornicioni come in una versione aggiornata della Cappella Sistina.
Per saperne di più:
Francesca Pellegrino, Geografia
e viaggi immaginari, Electa,
Dizionari dell’Arte,
384 pagine, ill. a colori, 20 euro
La Cappella Sistina genovese ha un capo indio sul cornicione
on la scoperta dell’America, la pittura occidentale entra in contatto con nuovi popoli. Ed è subito, e ancora una volta, stereotipo: l’indio è bonaccione, ingenuo, remissivo, assai disposto a sottomettersi ai suoi illuminati conquistatori...