Nella pagina: alcune delle opere di Stefania Zorzi, in mostra
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Stefania Zorzi, giovane artista fotografa, ha già al suo attivo diversi cicli di opere che mettono in evidenza la sua sensibilità creativa, la sua maturazione stilistica, il concretizzarsi di una poetica che ruota attorno al corpo umano e alle sue caratterizzazioni sia in senso sociale che in senso psicologico.
“Fragilità intesa nella sua più ampia accezione, con la quale il corpo si confronta per accorgersi di essere della stessa sostanza e della stessa fattezza”.
Franco Migliaccio
La mostra sarà visitabile su appuntamento fino al
26 settembre 2015
InStudio Via Calatafimi 20/c Brescia
Tel. 3355280646
Email: info@marcellogobbi.com
La fragilità secondo Stefania Zorzi
Stefania Zorzi, giovane artista fotografa, ha già al suo attivo diversi cicli di opere che mettono in evidenza la sua sensibilità creativa, la sua maturazione stilistica, il concretizzarsi di una poetica che ruota attorno al corpo umano e alle sue caratterizzazioni sia in senso sociale che in senso psicologico. L’artista evidenzia tematiche lungamente e variamente trattate dai vari indirizzi espressivi che hanno caratterizzato la ricerca artistica di questi ultimi decenni. Stefania Zorzi, è quasi inutile dirlo, ha anche lavorato sul mezzo fotografico accumulando grande esperienza ed enormi capacità tecniche e linguistiche, mai considerate un fine, ma un mezzo (importante) per conferire peso e sostanza alle sue idee e alle proprie convinzioni, al proprio messaggio artistico.
E’ riuscita, in tal modo, ad avviare un convincente processo comunicazionale col suo pubblico, processo d’altro respiro che, mentre punta all’innovazione, non vuole dimenticare la lezione dei grandi maestri e delle correnti d’avanguardia del passato, sia quelle “storiche” sia quelle più attuali. L’artista sa bene che non esiste futuro senza salde radici nella storia e che solo la conoscenza approfondita di ciò che ci ha preceduto ha il potere di limitare i nostri errori, di non farci incorrere in accademiche ripetizioni, di impedirci di banalizzare un lavoro cui altri, prima di noi, si erano dedicati con impegno e grande coscienza dei mezzi, tecnici e intellettuali.
Giungiamo cosi a questa mostra, realizzata con foto inedite e pensate organicamente per creare un corpus in grado di rappresentarsi come un saldo complesso di significati, di spinte emozionali e di motivi di riflessione e di giudizio attorno a taluni aspetti che ineriscono alla nostra esistenza e messi a fuoco per tramite di quell’abituale strumento di comunicazione che è il corpo. I corpi mostrati dall’artista non sembrano avere salde radici nell’ambiente circostante; essi appaiono precari, transitori ed estemporanei. Se visivamente sembrano volutamente ricondurre verso i pionieri della fotografia (a volte mi affiora il ricordo delle cronofotografie di Marey), da un punto di vista espressivo sono corpi che si sottraggono alle nostre convenzioni e a ciò che noi scontatamente sappiamo di essi, e ci chiedono perentoriamente della loro natura, del loro specifico modo di esistere, di abitare la realtà.
Non è un esempio di nudo eroico, saldo nel silenzio e nella immobilità del passato, quello presentatoci da Stefania Zorzi; nessuna mitologia lo supporta, la compattezza monolitica del tempo si scioglie nel fremito del divenire, nel cozzo violento di contraddizioni che non sembrano minimamente volersi votare alla sintesi. E’ un corpo frammentato che vive nella frammentarietà del sociale, nella molteplicità dei punti di vista come in un vecchio quadro cubista; è il luogo di ogni fuggevolezza, è il punto di riferimento (si fa per dire) di una fragilità assoluta elevata a paradigma. “Fragilità” è appunto il titolo della mostra. Fragilità intesa nella sua più ampia accezione, con la quale il corpo si confronta per accorgersi di essere della stessa sostanza e della stessa fattezza. E’ un corpo etereo, a volte vitreo, senza contorni definiti che sostiene idee deboli, pensieri labili, sentimenti incerti ed emozioni sconcertanti. E’ l’involucro di un io semidistrutto che sembra volersi lasciare divorare dalle incertezze e dalle approssimazioni della nostra era.
Ma è dunque così pessimistica la visione di Stefania Zorzi? No! L’artista rileva uno stato di fatto di cui lei stessa si sente partecipe ma di fronte al quale non può fare a meno di pensare a delle positività incontestabili, a delle occasioni da sfruttare e da cogliere al volo. Stefania Zorzi è un’artista intelligente e sa che esistono tutte le possibilità, una volta demoliti i vecchi miti e le convenzioni più stantìe, di ricostruire il tempo, di progettare un futuro nel segno della Bellezza, valore intramontabile pur nella specificità dei significati che le varie epoche, nel tempo, le hanno di volta in volta assegnato.
Franco Migliaccio
Settembre 2015
Stefania Zorzi , nata a Gavardo il 04/04/1985 si laurea, nel 2010, in Arti Visive presso l’Accademia di Belle Arti L.A.B.A di Brescia. Tra il 2008 e il 2009 frequenta, tramite il progetto Erasmus, la Facultad de Bellas Artes di Cuenca (Spagna). La sua attività espositiva, a livello nazionale ed internazionale, inizia nel 2008 e comprende mostre collettive, personali e workshop. Nel 2014 espone all’ Art Market Budapest tramite il Centro Arte LuPier. Nel 2012 pubblica il libro “Un sassolino con un cuore di pomodoro” edito Maledizioni; nel 2010 è finalista nel concorso di poesia Mario Dell’Arco, Roma.
La sua ricerca artistica viene espressa attraverso vari mezzi che vanno dall’installazione alla fotografia, dal video alla poesia. Il filo conduttore è il materiale vivo, il corpo, la continua costruzione e, allo stesso tempo, l’inarrestabile consumarsi, che s’intreccia con l’attenzione alla memoria, ai legami e al tentativo d’imprire qualcosa come segno di un passaggio. Le opere sono finestre, scatole da aprire sul mondo interiore dell’artista che rispecchiano il vissuto contemporaneo spingendo il proprio essere verso una trasformazione e riedificazione.
Via Roma 39, Vobarno (BS)
Tel: +39 388 9734947
e-mail: stefania.zorzi1@virgilio.it
http://www.premioceleste.it/stefaniazorzi
https://www.facebook.com/stefania.zorzi.5
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La fragilità secondo Stefania Zorzi
Franco Migliaccio: "Non è un esempio di nudo eroico, saldo nel silenzio e nella immobilità del passato, quello presentatoci da Stefania Zorzi; nessuna mitologia lo supporta, la compattezza monolitica del tempo si scioglie nel fremito del divenire, nel cozzo violento di contraddizioni che non sembrano minimamente volersi votare alla sintesi. E’ un corpo frammentato che vive nella frammentarietà del sociale, nella molteplicità dei punti di vista come in un vecchio quadro cubista; è il luogo di ogni fuggevolezza, è il punto di riferimento (si fa per dire) di una fragilità assoluta elevata a paradigma. “Fragilità” è appunto il titolo della mostra"