“A Sgonico, sul Carso triestino, la Grotta della tartaruga si apre sull’orlo di una pittoresca dolina e si raggiunge percorrendo una carrareccia che corre parallela alla linea ferroviaria a ovest di Borgo Grotta Gigante. – scrive la Regione Friuli Venezia Giulia
L’ingresso fu messo in luce durante gli scavi iniziati nel 1962 e proseguiti fino al 1967, e il suo nome deriva da un guscio di tartaruga rinvenuto in uno degli strati più superficiali. Gli studiosi hanno rinvenuto nella cavità diversi livelli di frequentazione dal Mesolitico all’Età del Bronzo: vasi, strumenti e manufatti in selce, due lame d’ascia e scalpelli in pietra levigata sono solo alcuni dei reperti rinvenuti all’interno molti dei quali oggi esposti al Museo scientifico speleologico della Grotta Gigante”.
“Questa e altre grotte di interesse archeologico presenti sul territorio le trovi su “Grotte preistoriche del Friuli Venezia Giulia”, nuova pubblicazione edita da Regione FVG in collaborazione con l’Università degli studi di Trieste, i Musei scientifici regionali e la Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio a conclusione del progetto Criga. – dice la Regione – Nel volume sono proposti itinerari in cavità semplici e di facile accesso nonché la visita ai musei dove sono custoditi i reperti. In fondo a questa pagina puoi trovare il link per scaricare gratuitamente il volume della regione Friuli Venezia Giulia dedicato a grotte e storie del territorio”.
La Grotta della Tartaruga, situata nei pressi di Borgo Grotta Gigante nel comune di Sgonico, è stata scoperta nel 1962, completamente ostruita da materiali di riempimento. Dopo essere stata resa agibile, è emerso che la grotta presentava diverse stratigrafie distintive.
La prima stratigrafia consiste in un terreno bruno nerastro con abbondante pietrisco e grandi blocchi, presumibilmente provenienti dalla frana della volta. Questo strato ha uno spessore di circa 230 cm e contiene resti dell’età dei metalli e del neolitico, suddiviso in 7 tagli.
La seconda stratigrafia è costituita da un terreno bruno scuro con scarso pietrisco, più abbondante nella parte inferiore e con uno spessore di circa 100 cm. Questo strato contiene resti di fauna e industria mesolitica, suddiviso in 13 tagli.
La terza stratigrafia è caratterizzata da un terreno argilloso rossastro, intercalato da grosse pietre, con uno spessore di circa 160 cm. Materiali ceramici e litici provengono principalmente dalla formazione di terreno bruno-nerastro. La ceramica è particolarmente abbondante nel taglio 7, con la forma più comune rappresentata dalla coppa su piede cavo. L’industria litica, con strumenti ed manufatti non ritoccati provenienti da schegge e lame, è presente in ogni livello, con punte di freccia e asce-scalpello rinvenute nel taglio 7.
Nei livelli neolitici, si trovano recipienti profondi con pareti convesse, bocca ristretta e orlo semplice, oltre a scodelle a profilo emisferico con decorazioni incise complesse. Nel livello C, corrispondente all’età del bronzo, compaiono recipienti apparentemente profondi a pareti rientranti, lamette in ossidiana e manufatti in osso.
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