La ricerca del tesoro di Alarico nel fiume, tra indizi, burocrazia e tanta speranza

Ricerche sistematiche, con strumentazoni di rilievo, erano in corso a Cosenza, nei pressi del letto del fiume Busento, dove secondo narrazioni leggendarie, sarebbe stata scavata la tomba del re dei Visigoti Alarico, dotata, si dice, di un ricco corredo funebre, in parte composto da quelle 25 tonnellate d'oro e 150 d'argento che era il tesoro accumulato dalla popolazione barbarica, durante l'invasione e il sacco di Roma. Alarico, nel 410, dopo aver devastato la capitale dell'impero, scendeva a Sud, alla ricerca di grano per sfamare il proprio popolo e si accingeva ad attraversare il mare, diretto in Africa, quando, a Reggio Calabia, fu bloccato da tempeste che avevano distrutto le prime imbarcazioni che avevano tentato la partenza



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La Soprintendenza ha bloccato ogni lavoro di ricerca del favoloso tesoro di Alarico, ricerca promossa dagli enti locali. L’opposizione della Soprintendenza era prevedibile in un Paese estremamente conflittuale come l’Italia, nella quale anzichè individuare possibilità di collaborazione, ogni potere pone un veto agli altri poteri, vanificando e rendendo pericolosa qualsiasi iniziativa.
Ricerche sistematiche, con strumentazoni di rilievo, erano in corso a Cosenza, nei pressi del letto del fiume Busento, dove secondo narrazioni leggendarie, sarebbe stata scavata la tomba del re dei Visigoti Alarico, dotata, si dice, di un ricco corredo funebre, in parte composto da quelle 25 tonnellate d’oro e 150 d’argento che era il tesoro accumulato dalla popolazione barbarica, durante l’invasione e il sacco di Roma. Alarico, nel 410, dopo aver devastato la capitale dell’impero, scendeva a Sud, alla ricerca di grano per sfamare il proprio popolo e si accingeva ad attraversare il mare, diretto in Africa, quando, a Reggio Calabia, fu bloccato da tempeste che avevano distrutto le prime imbarcazioni che avevano tentato la partenza. Si fermò così in Calabria, in attesa che le condizioni migliorassero o comunque decise di temporeggiare e forse a riconsiderare l’idea della traversata, comunque pericolosissima per un popolo che non conosceva il mare. Evidentemente stava affrontando una manovra di ripiegamento perchè aveva lasciato la costa e si era portato più a Nord. A Cosenza fu colpito da una malattia e morì. A questo punto, secondo le narrazioni, sarebbe stata costruita una tomba inviolabile. Gli schiavi avrebbero deviato a monte il corso del fiume Busento, avrebbero scavato una camera sepolcrale, dove sarebbe stato calato il re con il corredo funebre. Sigillata la camera dell’ipogeo, i visigoti avrebbero ripristinato il corso del fiume, creando la perpetua inviolabilità della tomba. Com’è noto, letteratura e leggende tendono a rielaborare, magari amplificando, notizie reali. Così, per quanto lontane, si tende a valutare un nucleo di verità in quelle leggende. Con una parte dei fondi finalizzati alla sistemazione delle sponde del corso d’acqua, il Comune calabrese ha pertanto deciso di incaricare esperti di ricerche sotterranee, coadiuvati da volontari. Le strumentazioni hanno già evidenziato in alcuni punti la presenza di antichi muri e cavità, come è testimoniato nel filmato di Telecosenza.

Un'incisione ottocentesca illustra la sepoltura di Alarico nel letto del Busento
Un’incisione ottocentesca illustra la sepoltura di Alarico nel letto del Busento

La presenza di murature e di elementi architettonici regolari, rilevati dalle strumentazioni in un punto del fiume
La presenza di murature e di elementi architettonici regolari, rilevati dalle strumentazioni in un punto del fiume

La vicenda di Alarico ebbe una vasta risonanza nell’Ottocento, quando il poeta August von Platen-Hallermünde scrisse Das Grab im Busento, (La tomba nel Busento) con una rappresentazione romantica della morte e della sepoltura di Alarico. Il brano fu tradotto da Giosuè Carducci. La storia del re del Nord che aveva schiacciato Roma e l’Impero contribuì, con altro materiale mitico, ad alimentare il mito delle virtù guerriere della Prussia prima e della Germania, poi. Nella seconda metà degli anni trenta Heinrich Himmler visitò la zona, con gli uomini della Ahnenerbe, i cacciatori nazisti delle radici ariane. Il mito di Alarico nell’ideologia nazista era di grande importanza. Goebbels elencava il tesoro del re barbaro come simbolo irrinunciabile del Reich. Il capo dell’SS era sceso in Calabria per controllare una archeologa francese, Amélie Crevolin che voleva dragare fino a otto metri sotto il ponte di Laurignano. Da allora, pur con le limitazioni imposte da una legge che punisce scavi e ricerche abusive, il tesoro è stato cercato soprattutto sulle sponde del fiume, ma non è stato oggetto di un lavoro scientifico.
Molto interessato agli sviluppi della vicenda si è dichiarato anche il politologo americano Edward Luttwak, che rimprovera all’Italia di non incentivare la ricerca di tesori con la concessione di una percentuale e che suggerisce il coinvolgimento del governo israeliano per l’utilizzo di elicotteri dotati di una strumentazione segreta, in grado di individuare armi e metalli, anche a considerevole profondità, nel sottosuolo.


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Stile Arte è una pubblicazione che si occupa di arte e di archeologia, con cronache approfondite o studi autonomi. E' stata fondata nel 1995 da Maurizio Bernardelli Curuz, prima come pubblicazione cartacea, poi, dal 2012, come portale on line. E' registrata al Tribunale di Brescia, secondo la legge italiana sulla stampa