A Roma, Piazza Orazio Giustiniani, nel 2014,si è tenuta la più grande mostra antologica di Kazuyoshi Nomachi e la sua prima assoluta in Occidente
Con circa 200 scatti il percorso espositivo articolato in 7 sezioni ricostruisce il viaggio di una vita attraverso la sacralità dell’esistenza quotidiana, un’esperienza vissuta dall’artista in terre tra loro lontanissime, ma accumunate da quella spiritualità che dà un ritmo e un senso alle condizioni di vita più dure.
Kazuyoshi Nomachi è sempre stato un fotografo documentarista, sin dal suo primo viaggio nel Sahara quando aveva venticinque anni. In Africa è rimasto affascinato dai grandi spazi e dalla forza della gente che vive in ambienti così difficili. Per oltre 40 anni, intorno al tema “della preghiera della ricerca del sacro”, ha rivolto la sua attenzione alle più diverse culture tradizionali che sono l’espressione di popoli che abitano nelle terre più aspre, ai quattro angoli del mondo. Nomachi ha saputo cogliere la spiritualità che percorre quei paesaggi di unica e straordinaria bellezza, dove i ritratti e le figure umane assumono una dignità assoluta e si fondono con il contesto in composizioni quasi pittoriche, dominate da una luce abbagliante, reale e trascendentale al tempo stesso.
Nomachi nasce in Giappone nel 1946 a Mihara, un villaggio nel Distretto di Hata, Prefettura di Kochi. Studia alla Kochi Technical High School e inizia a scattare fotografie fin dall’adolescenza. Nel 1969 studia fotografia con Takashi Kijima. Nel 1971 inizia la sua carriera come fotografo pubblicitario free-lance e l’anno successivo compie il suo primo viaggio nel Sahara, dove rimane colpito dalle dure condizioni di vita degli abitanti di un ambiente così ostile. Decide a quel punto di dedicarsi al foto-giornalismo. Quasi a fare da contrappunto alla sua lunga esperienza nel riarso deserto matura in lui l’ispirazione del Nilo come tema, “Il Nilo, perenne flusso d’acqua che mai si prosciuga scorrendo nell’arido Sahara”. È questo concetto che dal 1980 guida la sua ricerca lungo il Nilo Bianco, dal delta fino alla fonte in un ghiacciaio dell’Uganda, poi lungo il Nilo Blu fino alla sorgente negli altopiani dell’Etiopia. Strada facendo, egli cattura nei suoi scatti la forza dell’ambiente e della gente di questa vasta regione dell’Africa. Dal 1988 rivolge la sua attenzione all’Asia. Mentre esplora le aree occidentali della Cina, viene attratto dalle popolazioni che vivono nelle estreme altitudini del Tibet e dal Buddismo. Questo incontro lo porta, fra il 2004 e il 2008, a visitare quasi l’intera area di cultura tibetana, spingendosi poi alla scoperta delle origini nelle terre del sacro Gange, dove nacque l’Induismo. Dal 1995 al 2000 Nomachi accede alle più sacre città dell’Islam e viaggia per cinque anni in Arabia Saudita, avendo l’opportunità di fotografare il grande pellegrinaggio annuale alla Mecca e a Medina.
È stato così il primo a documentare in modo così ampio e approfondito il prodigioso pellegrinaggio di oltre 2 milioni di musulmani verso la loro città santa, la Mecca. Dal 2002 visita anche gli altopiani delle Ande, il Perù e la Bolivia, per indagare l’intreccio fra cattolicesimo e civiltà Inca, ricerca che prosegue a tutt’oggi.
Raccolte in 12 grandi edizioni antologiche, le sue fotografie sono pubblicate in tutto il mondo e appaiono nelle principali riviste di fotografia, come The National Geographic, Stern e GEO. I lavori realizzati nel Sahara, lungo il Nilo, in Etiopia, in Tibet e in Arabia, hanno suscitato negli anni una grande ammirazione, anche nei paesi occidentali e hanno vinto numerosi premi, tra cui l’Annual Award of the Photographic Society del Giappone nel 1990 e nel 1997 e, nel 2009, la Medal of Honor with Purple Ribbon (riconoscimento del governo giapponese per meriti accademici o artistici).
Nel 2005 i suoi 30 anni di attività vengono presentati in una grande mostra dal titolo Il pellegrinaggio del fotografo, un viaggio attraverso le “preghiere” che l’obiettivo di Nomachi ha raccolto in ogni parte del mondo.
La mostra è stata resa possibile dall’accordo sottoscritto da Civita con l’artista per l’organizzazione di eventi espositivi in Italia e in Europa. Nella prima sede a Roma, un sorprendente allestimento, progettato da Peter Bottazzi per gli spazi espositivi della Pelanda, ha proposto ai visitatori un percorso affascinante e coinvolgente. Titta Buongiorno con Volume ha progettato le luci. Canon ha curato tutte le stampe, garantendo una straordinaria qualità delle riproduzioni. Il catalogo è pubblicato da National Geographic Italia.
La mostra è stata promossa dall’Assessorato alla Cultura, Creatività e Promozione Artistica di Roma Capitale, dal MACRO – Museo d’Arte Contemporanea Roma e da Civita, con il sostegno di Canon e con la collaborazione di Crevis e della Fondazione Italia Giappone.