di Elena Charlotte Rainelli
Dal 29 agosto 2020 Palazzo Albergati a Bologna ospita 57 capolavori di Monet e dei maggiori esponenti dell’Impressionismo francese provenienti dal Musée Marmottan Monet di Parigi. Una mostra dal carattere eccezionale, in anteprima assoluta, con opere che lasciano il museo parigino per la prima volta dalla sua fondazione, avvenuta nel 1934.
Iole Siena, presidente di Arthemisia sottolinea l’importanza che Bologna riparta con questa grande mostra, “Era tutto pronto per l’inaugurazione prevista lo scorso 12 marzo, quando il dilagare della crisi sanitaria per il Coronavirus ha costretto i capolavori di Monet e dei più grandi Impressionisti a una brusca ritirata. Dopo cinque mesi il mondo non è più quello di prima e quello della cultura, particolarmente colpito dalla pandemia, sta vivendo una forte battuta d’arresto. In questo contesto l’apertura di una mostra eccezionale come “Monet e gli Impressionisti. Capolavori dal Musée Marmottan Monet di Parigi” va in controtendenza rispetto al panorama internazionale ed emoziona più del solito, perché aprirla significa gettare il cuore oltre l’ostacolo, superare paure e incertezze e prediligere l’interesse del pubblico rispetto al proprio.”
È grazie a Michel Monet che il fondo impressionista si rivelerà una delle principali ricchezze del Musée Marmottan. Figlio minore di Claude Monet, nel 1914, diventa l’unico discendente diretto. Nel 1926 con la morte del padre eredita la casa di Giverny e tutte le opere contenute nella tenuta, oltre ai dipinti e disegni che Monet conservava di amici e maestri: Delacroix, Boudin J.Barthold Jongkind, Caillebotte, Renoir e Morisot.
Eredita le ultime opere con gruppi di tele monumentali con il tema delle ninfee. Centoventicinque tavole che mostrate al pubblico nel 1927 fecero scandalo. I musei nazionali francesi rifiutano d’acquistare le opere. Michel Monet nomina il musée Marmottan, suo erede universale. La dimora di Paul Marmottan diventa così anche la casa del “Padre dell’Impressionismo”. Marianne Mathieu, direttrice scientifica del Musée Marmottan Monet di Parigi e curatrice della mostra sottolinea la mano impressionista dell’artista nella “Passeggiata ad Argenteuil”, lo studio sui personaggi che si fondono con il paesaggio bucolico. Camille, il bambino e l’uomo non identificato che li accompagna sono figure dipinte con spontaneità nella scena grazie ad un saggio utilizzo di colori. Si può percepire la presenza del vento nel periodo estivo che dona movimento all’abito bianco di Camille e dai parasole aperti sotto un cielo nuvoloso.
Monet crea un’opera impressionista con elementi caratteristici, dalle pennellate di colori di fiori rosa, gialli e azzurri che animano la passeggiata nel campo disseminato, alle forme dai colori indistinti che danno una visione idealizzata e naturalistica del paesaggio. Il pennello di Monet fu sempre attirato dall’acqua. Il mare, la Senna e lo stagno, la superficie limpida e sonnolenta dove la corolla rosa e bianca delle ninfee porta sciami di fuochi colorati. A Giverny, aveva creato il suo giardino e tramite una derivazione di un ramo d’Epte, affluente della Senna aveva fornito una distesa d’acqua dove l’ardore della fantasia dell’artista superò le aspettative di una viva orticoltura, che esprime il fascino di un adattamento della natura alle opere del pittore tramite riflessi di luce. Monet fa piantare quattro salici piangenti della varietà cosiddetta “Di Babilonia” sul perimetro dello stagno delle ninfee. La sistemazione dei laghetti e l’evoluzione del pensiero dell’artista è probabilmente influenzata sia dalla fotografia che dal giapponismo. Nelle “Ninfee” l’uso del colore vuole esprimere la possibilità di accordare diversi pigmenti facendo prevalere un tono dominante. L’opera esprime la visione di un mondo fluttuante, uno spazio piano in cui si fatica a distinguere l’immagine del riflesso dell’acqua; due cascate di salici fanno da cornice ad ampie foglie piatte e ninfee illuminate dai riflessi delle nuvole.
Monet non è soltanto uno dei principali artisti francesi e fondatore dell’Impressionismo, ma la sua immagine si afferma come un pittore giardiniere.
Animato dalla passione per i fiori, si circonda nella sua tenuta a Giverny, un posto esclusivo che ne testimonia la presenza di varietà durante tutto l’anno; ogni stagione regala nuovi colori e fioriture. Prima di spegnersi nel dicembre del 1926 riprende il pennello in mano per dipingere quel ramo di rose che ornavano la sua casa e compagne di vita.
“Le rose” incompiute sono un omaggio ai fiori che ornano il suo giardino. La disposizione sulla tela testimonia la sua passione per le composizioni giapponesizzanti. Le rose sono isolate tra loro che emergono in un cielo blu e lilla donano poesia alla composizione. “Il colore è la mia ossessione quotidiana, la mia gioia, il mio tormento” (Claude Monet).
L’arte riparte a Bologna nei giardini di luce di Monet. Luce e vento nella pittura dell'Impressionismo
57 capolavori di Monet e dei maggiori esponenti dell’Impressionismo francese provenienti dal Musée Marmottan Monet di Parigi. Una mostra dal carattere eccezionale, in anteprima assoluta, con opere che lasciano il museo parigino per la prima volta dalla sua fondazione, avvenuta nel 1934. L'ultimo dipinto di Monet, realizzato prima della morte, in uno sforzo titanico verso la bellezza