Le anime del ricordo entrano nei contesti deserti di Concetta Biondo

La mia pittura presenta il quotidiano (l’apparenza). Spogliato del suo “abito esterno”, del suo velo “reale”, ogni segno contribuisce alla negazione del segno precedente, creando un gioco che, pur rimandando alla superficie, ri-vela il referente (l’invisibile, l’essenza delle cose). Attraverso la pittura mi sforzo di andare oltre quel velo invisibile, impalpabile, che è lo scarto che intercorre tra il cominciare delle cose e il loro mistero che è sempre più in là.

 
Concetta Biondo è stata tra i finalisti del Premio Nocivelli
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Può analizzare nei temi e nei contenuti l’opera da lei realizzata e presentata al premio Nocivelli, illustrando le modalità operative che hanno portato alla realizzazione?
 
Il tema del mio lavoro è la sacralità del tempo. Il tempo non distrugge la bellezza delle cose, ma la custodisce in un abbraccio d’eterno. In questo scorcio il tempo è abbandono al sentimento, disegna il deteriorarsi delle cose che, commosse, rispondono alla sua necessaria affettuosa carezza, arricchendosi di una del tutto nuova architettura di segni. Il tempo giorno per giorno scrive sulle cose la poesia della vita.
Come in tutti i miei lavori anche in questo caso il colore è “colorazione”, automatismo dell’inconscio che opera una scelta determinata dall’ ”umore” del dipinto; non è puro, piatto, ma, pur essendo plastico e chiaroscurato, non ha paura di esprimere le sue sensazioni. Il colore per me non è espressione di uno sguardo puramente ottico, ma anche di uno sguardo che “sente”, che “tocca”.
La figura cromaticamente è risolta in modo diverso dal paesaggio affinché venga percepita, insieme, dentro e davanti al quadro; volevo che si stagliasse sulla tela e allo stesso tempo fosse inglobata nello spazio; è come se la donna fosse attrice protagonista, ma anche spettatrice di un momento, di un luogo della sua vita, come se lo stesse ri-vivendo. I suoi pensieri accendono i riflettori sul palcoscenico delle sue memorie, che arrossiscono per l’emozione di rivivere. L’intenzione è di far percepire un senso di prolungamento dell’esistenza, di introdurre in una dimensione permanente in cui fluiscono passato, presente e futuro, in cui l’antitesi tra mortale e immortale si annulla in un tempo sublimato.
L’idea di spazio che voglio comunicare non è quella del rigore matematico, geometrico, ma è aperta al sentire dell’uomo, è un’ estensione dell’io nel paesaggio abitato. Lo spazio è un tempio in cui l’uomo e le cose dimorano rigenerate, uno squarcio di mondo che in silenzio si prepara ad accogliere la bellezza.  Per catturare la visione che mi perviene in modo istantaneo, ricorro, anche se molto sottilmente, ai mezzi astraenti delle forme geometriche (nel caso di questo dipinto mi riferisco alle forme dell’edificio), ma restituisco la “visione” allo spazio, raccontandola con i mezzi della rappresentazione.
Per quanto riguarda la superficie trattata, quando dipingo stendo e rimuovo il colore, creando una pittura “dall’epidermide sottile”. Questo modo di procedere non vuole essere una tecnica fine a se stessa: aggiungendo e sottraendo un segno, è come se volessi dare corpo alla pittura e allo stesso tempo toglierlo, rappresentare la realtà tangibile e allo stesso tempo dissolverla … In questo mio dipinto, come in tutti gli altri, si può camminare a filo della superficie eterea di uno specchio di visioni evanescenti, vestite di quotidianità.  La mia pittura presenta il quotidiano (l’apparenza). Spogliato del suo “abito esterno”, del suo velo “reale”, ogni segno contribuisce alla negazione del segno precedente, creando un gioco che, pur rimandando alla superficie, ri-vela il referente (l’invisibile, l’essenza delle cose).
Attraverso la pittura mi sforzo di andare oltre quel velo invisibile, impalpabile, che è lo scarto che intercorre tra il cominciare delle cose e il loro mistero che è sempre più in là.
 
LA BIOGRAFIA DI CONCETTA BIONDO
Concetta Biondo nasce nel 1989 a Messina. Dopo aver conseguito la maturità classica, decide di assecondare la sua passione per l’arte, iscrivendosi all’Accademia di Belle Arti di Reggio Calabria, dove nel 2015 consegue il diploma di II livello in Pittura.
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Nel 2010 partecipa al Premio Arte Contemporanea (promosso dalla provincia regionale di Messina), classificandosi pari merito tra il 3° e il 10° posto.  Nel 2010 e nel 2012 realizza esposizioni personali a Barcellona Pozzo di Gotto. Terminati gli studi torna a dedicarsi a tempo pieno al mondo dell’arte, partecipando, nelle sezioni di pittura e di poesia, al Primo Concorso Nazionale Graziella Campagna “Vittima di Mafia” (organizzato dalla città di Furnari), e nel 2016 al Premio Nocivelli (supportato della Regione Lombardia, dalla Provincia di Brescia e dai Comuni di Brescia e di Verolanuova), arrivando tra i finalisti della sezione pittura. Attualmente vive e lavora a Barcellona Pozzo di Gotto.
Alla base della sua ricerca risiede il tentativo di restituire il mistero insito nel quotidiano, di perpetuare, con un filo di malinconia, le cose così come appaiono nella freschezza del ricordo, della “visione”. Nei “paesaggi abitati”, così come nei ritratti di volti e oggetti, l’attenzione dell’artista è tutta rivolta alla volontà di «fermare il Tempo.  Portare gli affetti, le cose, i luoghi, in uno scorcio idilliaco ed eterno di realtà, dove non c’è età, non c’è deterioramento, non c’è morte. C’è solo la bellezza».
 

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Stile Arte è una pubblicazione che si occupa di arte e di archeologia, con cronache approfondite o studi autonomi. E' stata fondata nel 1995 da Maurizio Bernardelli Curuz, prima come pubblicazione cartacea, poi, dal 2012, come portale on line. E' registrata al Tribunale di Brescia, secondo la legge italiana sulla stampa