[I]l lavoro di Monica Bonvicini unisce una forte precisione formale a un altrettanto stringente discorso sulla dimensione sociale dell’architettura e degli spazi pubblici, nonché sulla costruzione dell’identità sessuale attraverso di essa.
Le sue sculture, installazioni, fotografie e video mettono in discussione la neutralità dell’architettura, della creazione artistica, e delle strutture di potere. Il lavoro di Monica Bonvicini cerca un confronto quasi ineludibile col pubblico, carico di ironia, dissacrazione e ambivalenza. La purezza della forma, contrapposta o unita a significati spesso irriverenti, dà vita ad un’estetica di fredda eleganza e grande impatto.
Per la sua prima personale alla Galleria Massimo Minini, Monica Bonvicini ha ideato un ricco percorso espositivo, confrontando diverse opere scultoree, installazioni e opere su carta di notevole intensità.
Nella sala principale sono esposte sculture dalla serie 7:30 hrs. Simili a strutture in muratura o modelli di architettura, sono in realtà oggetti costruiti seguendo compiti prestabiliti per gli esami obbligatori in Germania al fine di esercitare il mestiere di muratore.
L’estetica minimalista che ne risulta è accompagnata e destabilizzata da 200 ricami rossi su carta. L’opera dal titolo NeedleKnows
del 2010 si allunga su una parete per più di 10 metri, rinforzando la riflessione su una politica del lavoro materiale.Le installazioni Black You e Straps & Mirror appartengono a un altro tema centrale nel lavoro di Bonvicini degli ultimi anni: il ruolo dell’arte come prodotto feticista, seguendo il concetto marxista di alienazione, e di narcisistico spettacolo.La scultura in neon Blind Protection (2013), in forte contrasto con il nero della pelle delle due opere appena
descritte, acceca l’ambiente circostante, proponendo una luminosità abbagliante che quasi cancella i limiti dello spazio nel quale è appesa.
Di più intimista matrice i lavori su carta, i disegni originali di 7:30 hrs., i disegni di preparazione all’installazione della Biennale di Venezia del 2011 15 Steps To The Vergin o i nuovi collage LegscutsOut.
Una citazione da uno dei disegni Untitled dà titolo alla mostra. Realizzati in inchiostro bianco su carta trasparente sono i testi quasi illeggibili che l’artista ha realizzato trascrivendo canzoni in tempo reale durante l’ascolto. Come in un esercizio di poesia automatica, la scrittura rimane incompleta, priva di fonte, in un accavallarsi di parole che rende i disegni monocromatici. Fino al 30 novembre 2013. Galleria Minini, Via Apollonio 68 – Brescia tel. 030383034