Allestita nella prestigiosa sede di Spazio arte Villa Fenaroli, a Rezzato, in provincia di Brescia, la mostra Visione, curata da Rosa Lardelli e organizzata dall’Associazione Arte Cultura Ars Vivendi, espone dipinti e vetrate dell’artista Lorella Facchetti. Dall’8 ottobre 2017 – inaugurazione alle 17,30, a palazzo, in via Mazzini 14, a Rezzat0 – tutti i giorni dalle 10 alle 22, fino a giovedì 2 novembre. Nota critica di Maurizio Bernardelli Curuz
Poste al limite del bosco del sogno, senza segni di consunzione, candide dal peccato della quotidianità, le eroine di Lorella Facchetti svettano dalle piane ordinarie e si manifestano in un attimo come frutti di una visione che orienta. Invitano a lasciare ciò che di ordinario impedisce alla vita di pulsare in direzione di cio che appare improbabile, ma esiste; di ciò che appare impossibile, ma che è soltanto tale – impossibile – per l’incapacità di ogni singolo di scommettere su un livello di esistenza più alto, in cui materia e spirito si fondono. Una ci osserva da sopra le mura, d’un rosso pompeiano; l’altra s’innalza con corpo statuario da quadri che non sono più larghi di una feritoia. Sono intense, ideali, figlie di cavallerizze mitiche, di Amazzoni; donne che combattono per amore il disamore. E’ quello il loro obiettivo. Colmare il nulla a cui si guarda. Lorella Facchetti pone, con sapienza, una linea nuova e antica – al contempo – su cui meditare. Il cinismo ha abbassato i nostri sguardi; osserviamo il movimento delle nostre scarpe che sforbiciano sull’asfalto del marciapiedi con movimento meccanico, le zuffe tv, i display, i funzionari dell’Europa che ci domina; i segni dell’isteria collettiva che il mercato ritiene indispensabile per consumatori compulsivi. E che gli Stati adorano poichè il cinismo uccide ogni sogno. E il progetto è un sogno. Siamo senza progetti, senza sogni, senza visioni che hanno orientato l’umanità, in ogni tempo. Senza capire che lo spirito di unità porta a ideali più alti, colti in una Visione, che è vicina alla gnosi, al sapere per illuminazione, che ci potrebbe riunire. La mostra di Lorella Facchetti, accanto ai valori estetici per i quali l’artista fonde un’intensa matrice disegnativa ai piani monocromatici dell’astratto, è un invito a guardare a quel limitare della foresta, in cui le eroine abitano per l’eternità. Hanno raggiunto una condizione di immortalità. Sono donne-idee. E in forma di miti ci avvertono. E come non ascoltarne il linguaggio vero, di donne, di madri, di sorelle e di mogli che hanno saputo, nella storia, costituire un punto di riferimento di giustizia? Ora la donna punta al mascolino; ed è peggio dell’uomo, quando dirige o fustiga; quando imita una natura che non le appartiene. Facchetti ci fa apparire modelli. Recupera dal passato la regina Ansa, madre amorevole, paziente tessitrice di politiche della Pietà; la figlia Ermengarda, manzonianamente forte del dolore dell’abbandono. E il gruppo delle donne senza nome, belle come le ninfe di Diana che ci chiamano a riprendere i sogni espropriati. (maurizio bernardelli curuz)
Lorella Facchetti, Visione. Quando le eroine ci chiamano a un piano più alto
Poste al limite del bosco del sogno, senza segni di consunzione, candide dal peccato della quotidianità, le eroine di Lorella Facchetti svettano dalle piane ordinarie e si manifestano in un attimo come frutti di una visione che orienta. Invitano a lasciare ciò che di ordinario impedisce alla vita di pulsare in direzione di ciò che appare improbabile, ma esiste; di ciò che appare impossibile, ma che è soltanto tale - impossibile - per l'incapacità di ogni singolo di scommettere su un livello di esistenza più alto, in cui materia e spirito si fondono.