Nella Palazzina delle Arti/Museo Lia della Spezia è stata inaugurata la mostra “L’urlo dell’immagine. La grafica dell’espressionismo italiano”, a cura di Marzia Ratti e Alessandra Belluomini Pucci e del comitato scientifico composto da Renato Barilli, Alessandra Borgogelli, Nico Stringa e Giuseppe Virelli. La mostra resta visitabile alla Spezia fino al 13 luglio 2014, per poi spostarsi alla Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea Lorenzo Viani di Viareggio (dal 26 luglio al 28 dicembre).
Se i movimenti artistici in Europa sono sempre stati condivisi da tutti i Paesi, il gruppo scientifico-curatoriale della mostra – composto da Renato Barilli, Alessandra Belluomini Pucci, Alessandra Borgogelli, Marzia Ratti, Nico Stringa, Giuseppe Virelli – è convinto da tempo che in Italia sia esistito un Espressionismo. Con anticipi a partire dalla metà del primo decennio del Novecento e piena maturazione nel secondo, non inferiore per valore a quello di altri Paesi occidentali, anche se meno evidente in quanto privo di un unico luogo di aggregazione, articolato anzi in molti centri, come è nel destino e nel merito della nostra storia culturale, l’Espressionismo italiano è – così come lo ha definito Alessandra Borgogelli, “un continente sommerso”. Hanno dissodato il terreno in tal senso la mostra L’Espressionismo italiano, curata da Renato Barilli e Alessandra Borgogelli, tenutasi a Torino nel 1990 e le varie attività che proprio il Museo della Spezia ha svolto in occasione del centenario della rivista L’Eroica.
In questo appuntamento espositivo si punterà solo su opere di evidente appartenenza al clima espressionista realizzate a stampa – quali incisioni, xilografie e matrici xilografiche, con esclusione dei disegni – raccogliendo un centinaio di pezzi, con numeri tali da segnalare già in sé una valutazione: massima nei casi di Arturo Martini e Lorenzo Viani, quest’ultimo presente con un importante corpus proveniente in gran parte dalla raccolta civica della GAMC di Viareggio, ma anche generosa nei confronti di figure che così emergono da un parziale stato d’ombra (Emilio Mantelli, Adolfo Balduini, Giuseppe Caselli, Francesco Gamba, Giovanni Governato).
L’attenzione andrà anche a personalità ben più note per sviluppi in pittura e scultura, come nei casi di Adolfo Wildt e Felice Casorati. Non sarà certo trascurato il fatto che quasi tutti i protagonisti del Futurismo sono transitati per una fase tipicamente espressionista benché, anche nel loro caso, si procederà a selezionare solo opere a stampa riferite a quel preciso momento (Umberto Boccioni, Luigi Russolo, Anselmo Bucci). Questa attenta ricognizione degli apporti provenienti da varie aree regionali è stata occasione per rappresentare anche il faentino cenacolo Baccarini, soprattutto attraverso la figura poliedrica di Francesco Nonni.
Da un canto, saranno messe a sistema le voci variegate dell’Espressionismo italiano e in specie quelle della generazione anni Ottanta dell’Ottocento, concentrate su alcuni elementi chiave: la semplificazione, la deformazione, l’attenzione ai ‘Primitivi’ italiani; dall’altro, le tecniche incisorie e soprattutto la xilografia che divengono il veicolo più congeniale per questo linguaggio sintetico e intriso di pathos.
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L'urlo dell'immagine. La grafica dell'espressionismo italiano
Se i movimenti artistici in Europa sono sempre stati condivisi da tutti i Paesi, il gruppo scientifico-curatoriale della mostra – composto da Renato Barilli, Alessandra Belluomini Pucci, Alessandra Borgogelli, Marzia Ratti, Nico Stringa, Giuseppe Virelli – è convinto da tempo che in Italia sia esistito un Espressionismo. Con anticipi a partire dalla metà del primo decennio del Novecento e piena maturazione nel secondo, non inferiore per valore a quello di altri Paesi occidentali