Quando l’1 marzo 1944 le bombe colpirono la Chiesa degli Eremitani di Padova, distruggendo anche la Cappella Ovetari, ci fu subito la consapevolezza di aver perduto un capolavoro assoluto dell’arte, oltre che una delle testimonianze più importanti per comprendere la grandezza e la modernità dell’opera di Andrea Mantegna.
Dai bombardamenti si salvarono solo alcuni affreschi del maestro, precedentemente staccati. Dalle macerie furono recuperati, grazie ai molti volontari che accorsero in quelle tragiche ore, circa 80mila frammenti, per lo più di piccole dimensioni. Da allora si sono succeduti diversi interventi, nel tentativo di “decifrare” i lacerti e di renderli leggibili, recuperando e restituendo quanto possibile il capolavoro perduto. Si era provveduto, fin da subito, alla ricomposizione – curata dall’Istituto Centrale per il Restauro e dall’allora direttore Cesare Brandi – di grandi porzioni di scena degli affreschi e, dal ’94 al ’97, al restauro e alla catalogazione computerizzata svolti dalla Soprintendenza del Veneto. A partire dal 1998, grazie ad un’innovativa originale metodologia di anastilosi informatica elaborata da Domenico Toniolo e da Massimo Fornasier dell’ Università di Padova – che permette, tra l’altro, di evitare la manipolazione dei frammenti e riduce enormemente le possibili posizioni di ciascun frammento su una scena – e grazie al lungo e complesso lavoro di ricerca condotto dal laboratorio “Progetto Mantegna”, si è arrivati alla ricollocazione in via informatica di migliaia di frammenti, aprendo la strada a importanti novità interpretative sulla cifra stilistica e sulla formazione dell’artista. Risultati sorprendenti nei quali la Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo ha confidato fin dalla prima sperimentazione, sostenendo un significativo impegno morale e finanziario per dare ai traguardi eccellenti raggiunti dal dipartimento di Fisica dell’Università patavina e per restituire al godimento del pubblico un capolavoro perduto.
Mantegna – Quelle 80mila farfalle colorate sopravvissute alla bomba del 1944
Quando l’1 marzo 1944 le bombe colpirono la Chiesa degli Eremitani di Padova, distruggendo anche la Cappella Ovetari, ci fu subito la consapevolezza di aver perduto un capolavoro assoluto dell’arte, oltre che una delle testimonianze più importanti per comprendere la grandezza e la modernità dell’opera di Andrea Mantegna