Mauro Gandolfi (Bologna, 1764 – 1834), pittore, incisore e colto intellettuale, ebbe una vita intensa, il cui periodo più creativo si svolse nel turbolento periodo giacobino, in una città travolta dagli eventi storici, abbandonando per quasi un ventennio il governo pontificio, ed assaporando i concetti di Liberà, Uguaglianza e Fratellanza giunti con le truppe napoleoniche nel 1796.
“15. Viver libero negli Stati Uniti Prima però di inoltrarmi nel farvi l’abbozzo di questo bel paese, giova il rimarcare che nessuno vi domanda il passaporto; nessuno cerca chi voi siate, cosa far vogliate; niuno è soggetto alla carta di sicurezza; e messo una volta piede a terra, vi si è liberi di trascorrere tutta la estensione degli Stati e di commerciare franchi da qual si voglia visita, contribuzione o tassa doganale. Ogni classe di persone vi è ammessa, e malgrado ciò voi direste che la giustizia, la sicurezza personale e della proprietà insomma che le virtù tutte sono qui innate e spariti sono i vizi da questo suolo fortunato. Oh Dio! Diceva fra me stesso, facendo il confronto fra questo e altri paesi, sarebbe mai che l’uomo inviperisse contro la propria specie vedendosi contrariato da tante leggi umilianti? Sono le leggi che formano i costumi, o piuttosto i costumi semplici che formano le leggi? Decidetelo voi; in quanto a me, mi sembrano veri fenomeni inesplicabili.” “80. Tradimento Ma non vi sarebbe merito nel coglier rose se a queste unite non fossero le spine. Perciò l’ultima sera dei dieci giorni di soggiorno fatto in Gibilterra, in causa della mia temerarietà, corsi pericolo di restar vittima insieme alla mia governante, di due avanzi di galera italiani. Al tramontar del sole chiudonsi le porte della città, e per favor speciale del comandante la Piazza, vi è la tolleranza di mezz’ora per entrare e uscire dalla piccola particella, che mette alla lingua di terra suddescritta. Noi che in ritardo ci trovammo, a stento potemmo da quella uscire non volendo pernottare fuor di bastimento. La distanza per andare al porto era di conseguenza, ed avendo scorto un battello alla spiaggia mi vi accostai, e feci il contratto per esser portato al “Tridente” dai due marinai padroni del detto battello. Non tardai ad accorgermi che costoro prendevano una direzione diametralmente opposta alla determinata, né giovarono le mie più vive rimostranze. Alcuni motti in gergo napoletano d’altronde sfuggiti a coloro mi confermarono nell’idea, che costoro ci volessero assassinare col favor delle tenebre, nel fondo della baja in terra disabitata. Rimuovo la mia governante, balzo furioso in piedi, impugno le mie due pistole, una la pongo in seno e colla sinistra afferro il piccolo timone della barchetta, e grido ai traditori di punirli di morte, se all’istante non girano di bordo, o cessano un momento di remare a tutta possa: Ah! bene mio! per S. Gennaro!…. e simili vilissime espressioni ed ubbidiscono.”