Osserviamo i capolavori di Palazzo Zevallos Stigliano, tra i quali Il Martirio di Sant'Orsola del Caravaggio. Video

La scelta di Intesa Sanpaolo (che dal 1972 ha acquistato il palazzo) di adibire a funzioni museali un’area del piano nobile ha comportato infine un’impegnativa stagione di lavori che hanno permesso alle sale di tornare ad essere una vivace sintesi di sapore neoclassico, asportando mortificanti pitture a tempera e liberando l’esplosiva cromia originaria. Nel loro ritrovato splendore, oggi esse ospitano, accanto all’eccelso e ultimo capolavoro di Caravaggio, il Martirio di Sant’Orsola, un notevole corpus di vedute sette-ottocentesche con opere dei maestri Van Wittel e Pitloo: la protagonista implicita del percorso espositivo risulta così la città di Napoli, con le sue mille, affascinanti sfaccettature


La Galleria di Palazzo Zevallos Stigliano dono di Intesa San Paolo alla città di Napoli, casa per l’ultimo Caravaggio, lo struggente Martirio di Sant’Orsola.
Nel cuore di Napoli, in via Toledo, quella che Stendhal descriveva come “la strada più popolosa e allegra del mondo”, sorge Palazzo Zevallos Stigliano, sede partenopea di Intesa Sanpaolo, che il gruppo bancario ha scelto di destinare parzialmente a ospitare una sezione di carattere museale. L’iniziativa, che nasce dalla vocazione verso la valorizzazione del proprio patrimonio artistico e soprattutto dalla volontà di consentirne la fruizione da parte del grande pubblico, ne segue altre analoghe, come l’apertura delle Gallerie di Palazzo Leoni Montanari a Vicenza e l’esposizione permanente di un significativo nucleo della Collezione Sanpaolo Banco di Napoli al Museo di Villa Pignatelli. La galleria è ospitata al piano nobile di Palazzo Zevallos Stigliano, edificio eretto tra il 1637 e il 1639 per opera di Cosimo Fanzago, uno degli interpreti più originali del barocco partenopeo. Il primo proprietario fu Giovanni Zevallos; in seguito il palazzo passò al mercante fiammingo Giovanni de Vandeneynden e, nel 1688, alla famiglia dei principi Colonna di Stigliano. Nel corso dei secoli fu oggetto di smembramenti e di divisioni, finché la Banca Commerciale Italiana, tra il 1898 e il 1920, ne riunì la proprietà e ne affidò poi la totale ristrutturazione a Luigi Platania. Il cortile fu trasformato e adibito a salone per il pubblico; le pareti vennero rivestite di marmo; il piano ammezzato fu aperto e munito di balconate liberty, coprendo l’ampio spazio vuoto con un lucernaio decorato; due vetrate policrome furono aggiunte a schermare le arcate tra salone e vestibolo e, in quest’ultimo, furono inseriti due grandi oli di Ezechiele Guadascione. La scelta di Intesa Sanpaolo (che dal 1972 ha acquistato il palazzo) di adibire a funzioni museali un’area del piano nobile ha comportato infine un’impegnativa stagione di lavori che hanno permesso alle sale di tornare ad essere una vivace sintesi di sapore neoclassico, asportando mortificanti pitture a tempera e liberando l’esplosiva cromia originaria. Nel loro ritrovato splendore, oggi esse ospitano, accanto all’eccelso e ultimo capolavoro di Caravaggio, il Martirio di Sant’Orsola, un notevole corpus di vedute sette-ottocentesche con opere dei maestri Van Wittel e Pitloo: la protagonista implicita del percorso espositivo risulta così la città di Napoli, con le sue mille, affascinanti sfaccettature.

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Redazione
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